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NAPOLEONE ALL'ALBA DEL SUO GENIO

Rivoli

nicola zotti



Il monumento di Rivoli

La giornata è veramente molto bella e sorprendentemente calda. Quel 15 gennaio 1797 doveva fare molto più freddo, ma la visibilità doveva essere più o meno la stessa: un po' di foschia confonde le immagini più lontane, ma tutto sommato non mi posso lamentare.

Arrivo facendo la stessa strada che aveva percorso Napoleone e come lui, dopo tanta pianura, non posso fare a meno di notare il Monte Pipalo: una collinetta che apre la sequenza di rilievi che fiancheggiano il lato orientale del Garda.
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Napoleone mise lassù il suo quartier generale la notte prima della battaglia e vorrei raggiungerlo per vedere il "suo punto di vista". Purtroppo non riesco a trovare una via d’accesso e devo rinunciare. La strada costeggia a sinistra il monte, poi sale gradatamente fino al centro di Rivoli.

Una sosta – obbligata – al "Bar Napoleone", per un caffè che di napoleonico ha poco, e poi ancora un po' più su mi fermo nella piazza della chiesa. Da qui inizio a capire la conformazione del terreno: un terreno veramente terribile da interpretare, ma nel quale è racchiusa la vittoria di Napoleone.

Mi rendo conto, ad esempio, che il Monte Pipalo, defilato dietro alla mia spalla destra, ha un’ottima visione d’assieme del campo di battaglia: vede alla perfezione tutta la valle dell’Adige, da dove arriveranno due delle 6 colonne austriache, e ha anche un buon colpo d’occhio sul monte Baldo, dal quale scenderanno altre 3 colonne. Solo il lato sinistro del campo di battaglia credo rimanga cieco.

Ma andiamo con ordine. A sud dunque il Monte Pipalo, al centro l’altopiano di Rivoli, di fronte al quale abbiamo sulla sinistra il Monte Magnone e a destra il monte Baldo. Tra l’altopiano di Rivoli e questi due sistemi montuosi veramente imponenti, si alzano due gruppi di collinette più basse: lungo tutta la fronte del Baldo le alture di monte Trambalore a forma di semicerchio. Subito sotto il Magnone, invece, la collina di S. Marco che chiude come un cancello la gola tra il Magnone e l’Altopiano di Rivoli.

L’intuizione di Napoleone è brillante, ma forse ancora maggiore è l’errore degli Austriaci. Il Monte Magnone si erge come una muraglia tra le due principali direttrici dell’attacco austriaco: sono una a fianco all’altra ma non possono collaborare perchè non hanno linee di comunicazione che le colleghino.

Così Napoleone potrà affrontare le due colonne a proprio piacimento, sconfiggendo prima l’una e poi l’altra.

Il paesaggio è tormentato dall’autostrada per il Brennero che attraversa impietosa il campo di battaglia, ma nonostante questo il posto vale una visita.

C’è a Rivoli - davanti al bar Centrale - un piccolo museo privato custodito da una simpatica signora. Se fosse chiuso chiedete al bar e verranno ad aprirvi. Il proprietario del museo è il professor Luigi Galanti, discendente del Comandante Francesco Galanti che aiutò Napoleone a lasciare l’Isola d’Elba sulla sua Nave "Carolina" il 15 maggio del 1814.

E c’è da andare a visitare il monumento che Napoleone fece erigere là dove si esercitò lo sforzo principale della battaglia: subito dopo il canale Biffi sulla destra si apre una strada sterrata, percorretela tutta, passando sotto l’autostrada, tra i vigneti c’è un collinotto sormontato da cipressi: lì dietro, nascosto, c’è una specie di catafalco di marmo bianco: il monumento.

Il posto è aperto, pulito e c’è una bellissima vista dell’Adige, ma è così isolato e poco frequentato che durante la mia ultima visita ho trovato due lunghe bisce nere che prendevano il sole pigre su quel marmo bianco e che, disturbate dalla mia presenza, si sono rintanate nel loro nido nel marmo del monumento.

Per quanto nascosto agli sguardi di oggi, non lo era a quelli di ieri: il monumento fu distrutto dagli austriaci appena ne ebbero l’occasione, nel 1814, e ricostruito un secolo dopo dai francesi, che tenevano a rinsaldare l’alleanza franco-italiana allo scoppio della Grande Guerra.