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UNA SINGOLARE PROVA DI IGNORANZA

Giorgio Bocca untore di ignoranza?

Nicola Zotti

Figuriamoci se in una rubrica che si chiama "Colonnina infame" potevo farmi sfuggire un riferimento agli untori di manzoniana memoria.

Il lettore Ignazio Posadinu, però, mi ha preceduto, inviandomi la segnalazione di un articolo che io avevo già individuato: l'unico modo per ringraziarlo della sua preziosa collaborazione è pubblicare la sua e-mail:

From: Ignazio Posadinu <i.posadinu@xxx.xx>
To: n.zotti@mclink.it
Subject: "E li pagano pure" ultima uscita

Buongiorno signor Zotti,

Eccomi quì ancora una volta a segnalarvi l’ennesimo svarione letto “en passant” sulla nostra stampa nazionale.

Sul numero de “L’Espresso” in edicola (così come sul sito) Giorgio Bocca, uomo che generalmente apprezzo per le sue qualità morali e personali, cade un’altra volta in fallo con citazioni storiche fra l’altro non necessarie (in un articolo comparso su Repubblica dopo l’11 Settembre 2001 confuse Saladino con Solimano...). Quest’ultima compare quando, parlando della peste del Manzoni e del “dalli all’untore”, Bocca se ne esce con un “Come si è poi saputo, la peste la portavano i lanzichenecchi di Carlo V sporchi e pidocchiosi”. Sull’igiene personale dei lanzichenecchi imperiali non comento, non avendone avuto esperienza diretta. Ma sul fatto che nel 1630 per l’Italia scorrazzassero truppe inviate dal buon Carlo V, morto sin dal 1558, invece, qualche pensierino ce lo farei.

Ma perché voler a tutti costi fare delle citazioni di cui non si è sicuri?

Saluti

Ignazio Posadinu


Per conto mio aggiungo che, contrariamente a quanto si crede, i lanzichenecchi all'inizio del Seicento, e in particolare al tempo della Peste di MIlano ovvero circa nel 1630, non esistevano più: quindi anche questo è un errore, anche se qui potremmo dare la colpa a Manzoni.

Devo premettere che i lanzichenecchi sono un fenomeno molto singolare nella storia militare. L'imperatore Massimiliano I d'Asburgo (1459-1519) ne fu il primo ispiratore coadiuvato dal capitano arruolatore Georg von Frundsberg: intenzionato a disporre di un nucleo di fanteria nazionale, per affrancarsi dall'impiego di truppe mercenarie estere (in particolare quelle fiamminghe), l'imperatore sostenne il reclutamento -- per la maggior parte nella Germania meridionale -- e l'addestramento di unità di tipo "svizzero", ovvero incentrate su un corpo capace di combattere in ordine chiuso con le picche.

Attorno al 1480 compaiono le prime indicazioni ufficiali del termine "Landtsknechten", scritto nelle forme più diverse, che faceva assumere a queste unità una fisionomia propria, per distinguerle nettamente dall'uso passato di mischiare assieme svizzeri e tedeschi nelle formazioni di svizzeri: accadeva invece il contrario, ovvero che giovani svizzeri, in violazione delle regole della Confederazione, cercassero il soldo nelle fila tedesche.

In breve lasso di tempo i lanzichenecchi diventarono una specie di confraternita cavalleresca sindacalizzata e con regole di democrazia interna che, pur non garantendo loro particolare efficienza militare, ne cementarono lo spirito di corpo.

Ogni compagnia, ad esempio, prendeva decisione proprie riunendosi in circolo nell'accampamento, aveva propri portavoce che discutevano collettivamente del rispetto dei contratti con il Colonnello ed era subordinata al codice lanzichenecco amministrato da un apposito funzionario, lo sculdascio.

Purtroppo per i lanzichenecchi, la loro natura autonoma contrastava con le intenzioni e le necessità dell'Impero e la sua natura multietnica: sempre maggiore per gli eserciti dell'epoca si fece l'esigenza di armate più numerose e soprattutto standardizzate in compagnie e reggimenti intercambiabili, che mal si conciliavano con la natura semi-indipendente dei lanzichenecchi.

D'altro lato, si era anche conclusa la vicenda dei condottieri, che si stavano trasformando in imprenditori della guerra: mercenari sì, ma al servizio di un unico padrone e degli interessi di un'unica nazione. Questi e il corpo ufficiali che li rappresentava riuscirono alla lunga ad erodere il potere del sindacato alla ricerca di maggiori profitti a danno dei subordinati.

La crisi economica, che li lasciò sempre più spesso senza paga, impoverendoli fino alla completa proletarizzazione, fece il resto e già verso la metà del XVI secolo il prestigio dei lanzichenecchi si era molto ridotto.

Alla fine del secolo lo stesso termine "lanzichenecco" scompare del tutto dall'uso e dai documenti ufficiali dell'amministrazione imperiale, sostituito da "soldato": i mercenari tedeschi persero la propria coscienza di sé e il loro sentimento corporativo organizzato in forme protodemocratiche.

Nell'Ottocento il romanticismo tedesco ne recuperò il ricordo e di questa suggestione probabilmente rimase vittima Manzoni, definendo nei "Promessi sposi" Lanzinechecchi degli ormai comuni mercenari tedeschi.