torna alla homepagetorna alla homepage
storia militare e cultura strategica
torna alla homepage


a cura di nicola zotti

 

 
home > colonnina infame > Subject: Elisa di Rivombrosa


ricognizioni
in territorio ostile


recce team

storie
strategia
tattica
what if?
vocabolario
documenti
segnalazioni
link
scrivici


quelle piccole sciabole incrociate

quelle piccole spade incrociate

Viaggi nei
campi di battaglia d'Italia
sulle carte del Tci


LA STORIA IN TV

Subject: Elisa di Rivombrosa

una mail dal lettore Luca Pistone

Subject: Elisa di Rivombrosa (probabilmente non sono il primo
nè sarò l'ultimo)
From: <xyz@xyz.xyz>
To: "Nicola Zotti" <n.zotti@mclink.it>

Elisa di Rivombrosa ahimè (ovvero non sono sicuramente né il primo né l’ultimo).

Vidi la prima puntata (credo) e rare scene fugaci dei quelle successive (prima serie).

Poi ovviamente più nulla. Sono fuggito da tutte le repliche o nuove serie o repliche delle repliche che si sono succedute in saecula saeculorum.

L’altro giorno ci casco in pieno: schiaccio a caso il telecomando ed eccomi di fronte a Vittorio Amedeo III che dialoga in buon italiano (o francese o piemonteis!) con l’alfiere Ristori (mi sovviene un confronto con Orsini – Petr Andreic Grinev  e piango – e non solo per i 40 anni trascorsi!).

E allora mi conceda il giusto lamento per anni soffocato!

Premesso che sono in grado di comprendere le necessarie esigenze di sceneggiatura utili per rendere nazional popolare quello che ai tempi di Sandro Bolchi sarebbe diventato un capolavoro (quale audience potrebbe mai avere da noi oggi una fiction storica se non fosse resa similiBeautifoul?)

tuttavia non  riesco ad accettare la società Piemontese del settecento così come ricostruita in Elisa di Rivombrosa. Due esempi per tutti: le casate nobiliari, il vestire e l’atteggiarsi  marziale.

Sul primo: vediamo come si chiamano alcuni protagonisti

Ristori, Ranieri, Radicati di Magliano

devo dire che mi ha sorpreso constatare che in Piemonte esistono i conti Ristori di Casaleggio Boiro dal momento che il cognome è essenzialmente diffuso in Toscana piuttosto che in Piemonte (100 a 1).

Ranieri (dignitario di corte se ricordo) è un cognome ubiquitario in Italia (ma difficile da credere nel Piemonte del settecento). L’unico che si salverebbe nel confronto che sto per introdurre è Radicati di Magliano (plausibile) se non fosse che di nome fa Alvise (!) e che l’attore che interpreta detto personaggio è inequivocabilmente partenopeo nel nome e nei modi (Antonio Iuorio).

Quale è il confronto? In effetti i nomi della nobiltà piemontese ai quali siamo abituati sono ben altri:

Asinari di Bernezzo; Balbo di Breme, Brayda di Ronsecco, Lascaris, Malabayla, Salmour, Thaon etc.  Troppo difficile o forse troppo culturalizzante?

Veniamo all’atteggiamento marziale: il conte Ristori è evidentemente ufficiale del Re ebbene veste insaccato in un’uniforme (forse reggimento Piemonte) che indosserebbe un comune (con tutto rispetto) non certo un’ufficiale nobile. Mi riferisco alla qualità ed alla confezione del tessuto che doveva essere ben diversa ed alla costante presenza di bandoliera e giberna in cuoio (scuro) (che un ufficiale – e solo se subordinato – poteva indossare forse  in campagna di guerra – mi vengono in mente alcuni riferimenti agli ufficiali della legione truppe leggere – se equipaggiato di carabina).

Inoltre non ricordo di aver mai notato la sciarpa in vita che come Lei sa sicuramente meglio di me era l’essenziale simbolo del rango.

Ancora un ricordo: in una scena rivedo il dignitario Ranieri dare ordini ad un capitano (credo del regg. Guardie) il quale vestiva come il suddetto alfiere Ristori ed obbediva agli ordini come un sergente (procede egli stesso ad effettuare un arresto) . Ovviamente viene meno la considerazione che un capitano del rgt Guardie era sicuramente un nobile e che pertanto avrebbe preso ordini essenzialmente dal suo colonnello/maggiore (con più difficoltà da un funzionario civile)  dando seguito a detti ordini secondo una catena di comando precisa (tenente - sergente maggiore – caporali - soldati). 

Concludendo perdoni lo sfogo (consideri che ho resistito strenuamente).

Con i più cordiali saluti.