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a cura di nicola zotti

 

 
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LA SOLUZIONE PER LA POLITICA ESTERA EUROPEA

Un esercito senza uno stato

nicola zotti

Questa colonnina infame non vuole stigmatizzare la protagonista della dichiarazione ma i giornali che l'hanno riportata senza commentarla.

Leggo infatti sul Corriere della Sera e su Repubblcia di Sabato 24 marzo 2007 che il cancelliere tedesco, signora Angela Merkel, sostiene la necessità della formazione di una forza armata comune europea, a partire da una flotta anti-pirateria e per operazioni di supporto ed umanitarie.

Questo, aggiunge la Merkel, faciliterà la saldatura della comunità a 27, "per dare all'Unione un'identità ancora più forte" (Repubblica), anche se l'Europa non sarà -- secondo quanto aggiunge il Corriere -- uno stato neppure tra cinquant'anni.

Dunque, visto che l'Europa non riesce a darsi una costituzione, visto che non riesce a darsi una politica estera comune, dotiamola di un esercito.

Attenzione, non credo che la signora Merkel voglia ribaltare von Clausewitz sperando che su questo esercito la politica cresca come un fungo.

No, la politica viene sempre prima. E allora che cosa sta facendo la signora Merkel?

Semplicemente sta fornendo alla politica estera degli stati nazionali un esercito spendibile perché deresponsabilizzato rispetto alle contingenze politiche dei singoli governi.

Un esercito che sarà costruito dagli stati europei a seconda delle proprie disponibilità e che è facile immaginare sarà soprattutto finanziato dagli stati ricchi e riempito di militari provenienti da quelli poveri, ovvero gli ultimi entrati nella Comunità: non a caso la Polonia ha avanzato da tempo la proposta della formazione di un esercito comune di 100.000 uomini.

Un'Europa che ricorda l'Impero romano, quando accolse nei suoi confini turbolenti germanici trasformandoli da nemici, a difesa contro altri nemici. Un'analogia che non va oltre, però, perché l'impero romano era una realtà unitaria, almeno fino a quando non fu più possibile integrare quei "barbari" nell'esercito romano e si dovette utilizzarli come "foederati", ovvero come mercenari con capi e lealtà propri.

Siccome la politica viene sempre prima della guerra, la politica di cui l'esercito auspicato dalla signora Merkel rappresenterà la continuazione con altri mezzi sarà un po' lontana dai meccanismi usuali per una democrazia liberale ed è tutta ancora da definire e da scoprire, il cancelliere tedesco non lo dice.

Però è indubbio che sarà la sede istituzionale che prenderà la decisione di impiegare quegli uomini, qualunque essa sia, a detenere il potere politico in Europa, soprattutto per la politica estera, ma non solo.

Vista la difficoltà che si ha in Italia a fare politica estera, mi chiedo come mai il nostro governo non abbia immediatamente raccolto e sostenuto le affermazioni della signora Merkel.

Quando nel contesto del riarmo della Germania, negli anni Cinquanta, venne proposta la Comunità Europea di DIfesa, Alcide De Gasperi fu più pronto a dichiararsi favorevole: oggi valgono ancora, però, i motivi che servirono da pretesto a far fallire quell'idea, ovvero il timore della cessione di sovranità nazionale, da "destra", e la convinzione, "da sinistra," che se quell'esercito si farà, verrà usato.

Posta così la questione, ed essendo entrambe le obiezioni concretamente fondate, credo che l'Esercito europeo non si farà.

O, se si farà, sarà proprio per quei motivi.