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IL CASO DELLA GUERRA TRA HAMAS E ISRAELE

Proporzioni e "grammatica" della guerra

Nicola Zotti


Del concetto di "grammatica della guerra" prendo impegno di riparlarvene diffusamente.

È un altro contributo di Carl von Clausewitz alla definizione della filosofia della guerra e dei suoi principi, che forse immutabili non sono, ma certo, almeno in questo caso mantengono inalterata fino ad oggi la loro validità.

Suggerisce von Clausewitz che i politici non costringano i militari a contravvenire alle regole grammaticali della guerra, accontentandosi -- per modo di dire -- di definirne la semantica.

Nella contingenza, l'osservazione è rivolta al concetto di "sproporzione" relativamente all'offensiva di Israele contro Hamas nella striscia di Gaza del gennaio 2009, denominata "Piombo fuso".

Il riferimento alla "proporzionalità" da parte di alcune personalità politiche aveva valore di denuncia per un eccesso di uso della forza nella risposta militare israeliana alla minaccia rappresentata dai razzi lanciati da Hamas contro il territorio israeliano.

L'argomento non ha però consistenza strategica.

Il punto è questo: quando un'azione militare segue un qualche principio di proporzionalità rispetto all'offesa ricevuta -- ovvero, senza giri di parole al bilancio di vite umane -- si chiama "rappresaglia", la cui misura è dettata da chi reagisce.

Lascio ad altri discettare di proporzioni in questo caso, e a stabilire quante vite umane sia "giusto" pretendere in cambio di altro sangue versato, né mi permetto giudizi su chi lo fa.

Se al contrario l'intenzione strategica è quella di debellare l'origine stessa dell'offesa, allora la misura della forza necessaria per l'impresa non dipende dalla misura dell'attacco (il lancio dei razzi da parte di Hamas e le vittime che hanno provocato), ma dall'entità dell'impresa stessa, ovvero, in questo caso, l'annullamento del potenziale militare di Hamas, della sua libertà d'azione, della sua pericolosità per la popolazione di Israele, di cui i Qassam sono solo un aspetto.

Un Qassam, infatti, è un razzo poco sofisticato -- basta un palo di legno, come per un fuoco di artificio, per indirizzarlo --, è di fabbricazione primitiva, sempre che si disponga dei materiali necessari, e la tattica di lanciarlo e scomparire è assai semplice da attuare quando si controlla il territorio: un compito che richiede un addestramento elementare.

Tuttavia, l'aspetto ancora più significativo è un altro, che al contrario è passato, per quanto ne so, inosservato. Per Hamas a Gaza è sufficiente una leadership risibile, che può essere sostanzialmente priva di significativa competenza militare.

Al di là che i leader di Hamas si siano rintanati in bunker antiaerei dall'inizio delle operazioni di Israele, il loro peso sul campo sarebbe stato comunque ininfluente e di fatto la loro incolumità inutile per i fini di una risposta militare.

La risposta militare di Hamas alle operazioni dell'esercito di Israele non poteva, infatti, che essere statica e passiva: scarsissime possibilità di manovra e quindi in pratica nessuna necessità di una guida militare competente: tutta la leadership professionale necessaria era già stata dispiegata in preedenza -- probabilmente da consulenti provenienti dall'estero -- nella costruzione delle postazioni difensive predisposte e nella loro collocazione in funzione del mutuo supporto, secondo i principi consolidati della difesa in profondità degli abitati.

Posta l'impossibilità strategica, prima che pratica, del controllo totale del territorio da parte delle truppe di Israele, l'obiettivo di disarticolare un simile dispositivo militare, in termini di individuazione dello Schwerpunkt, non può significare intervenire su uno di questi aspetti -- leadership, logistica, forze sul terreno -- privilegiatamente, perché nessuno preso a sé è uno Schwerpunkt.

Secondo la grammatica della guerra occorreva forza sufficiente a perseguire i tre obiettivi separatamente fino al cessare della minaccia stessa o al raggiungimento di una loro condizione di accettabile degrado (questa eventualmente sinergica): obiettivi valutabili solo nel lungo periodo, seguendo l'evolversi della situazione strategica, senza lasciarsi influenzare dagli sporadici colpi di coda (ulteriori lanci di razzi Qassam) che si possono dare per scontati.

E queste le proporzioni, piaccia o meno, di cui si tratta quando si parla di guerra.