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a cura di nicola zotti

 

 
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UN MINISTRO CONFUSO

Troppe spade per il ministro...

nicola zotti

In quanto a spade, un ministro della Giustizia dovrebbe essere un esperto.

La truce statua (fascista) che campeggia nel palazzo di Giustizia (fascista) di Milano è lì a ricordarcelo: è forse una rappresentazione della giustizia un po' e più di un po' terrorizzante, ma poggia la mano destra sull'elsa di uno spadone di giustizia, mentre la sinistra sorregge uno scettro.

Ben due simboli del potere, sia detto per inciso, quasi che uno solo non bastasse...

Comunque sia, il beneventano neo ministro della Giustizia Clemente Mastella probabilmente non ha ottenuto l'incarico dopo aver sostenuto un esame di "spadologia".


Mercoledì 24 maggio 2006 a pag. 13 di Repubblica il ministro viene interrogato su una questione di intercettazioni telefoniche e risponde:

«...non possiamo stare in Italia con il continuo allarme di essere spiati. E' una spada di BRENNO che non si può accettare».

Ohimé. Quando si parla di un pericolo sempre sovrastante, la spada ha un altro proprietario: non è di Brenno, ma di Damocle.

Ci si riferisce, infatti, all'aneddoto secondo cui Dionigi il Vecchio, tiranno di SIracusa, per rispondere a Damocle, che lo definiva un uomo felice per il solo fatto di essere potente, lo fece sedere sul suo trono e poi gli appese sulla testa una spada sorretta da un unico sottile crine di cavallo, per fargli provare un po' del pericolo che ogni momento minaccia chi detiene il potere.

Brenno, lo ricordo al ministro e non ai lettori, fu il capo dei galli senoni che dopo la vittoria sull'Allia (387 a. C.) e dopo il sacco di Roma, chiese ai romani rinchiusi sul Campidoglio il pagamento di un tributo in oro per levare l'assedio. Non contento di aver truccato i pesi della bilancia che dovevano misurare l'entità del riscatto, in risposta ai romani che avevano scoperto il trucco e se ne erano lamentati, aggiunse al piatto coi pesi truccati la propria spada pronunciando la famosa frase "Vae victis", guai ai vinti.

Vinto poi, come sappiamo, fu lui, che voleva fare il furbo e fu invece superato in astuzia dai romani: che stavano solo prendendo tempo per consentire a Furio Camillo di arrivare con un nuovo esercito.

Tornando al ministro, come biasimarlo? ci sono troppe spade nella storia perché un ministro della Repubblica italiana ci si raccapezzi...