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COME CINEMA E GIORNALI DISTRUGGONO UN MITO
Povero Alessandro...


Nicola Zotti


Per me Alessandro Magno è quello che vedete in questo famoso mosaico: e credo sia anche quello che la storia ci ha consegnato.

Terribile. Determinato. Spietato. Con gli occhi fissi sul proprio obiettivo.

L'archetipo del conquistatore. Modello irraggiungibile per Giulio Cesare, ma anche per Tamerlano.

Un uomo violento, dal carattere instabile, eccessivo, irrazionale e temerario in battaglia fino all'incoscienza. Perfino astratto, invece, nella razionalità della concezione strategica: il più grande disegno geopolitico mai concepito da mente umana.

Oriente e Occidente fusi in un unico impero e da un'unica cultura, amalgamati, non dominati né ibridizzati ma uniti con spirito inclusivo, di cui egli stesso non era capace di prevedere gli sviluppi, ma solo di sperimentare ferocemente le prime infinite possibilità.

Un progetto al quale Alessandro dedicò la breve vita e ogni energia del suo metro e sessanta di altezza (la sua altezza è stata valutata tra i 157 e i 167 cm) attirandosi l'ostilità persino degli hetairoi, i suoi più stretti compagni, quelli che cavalcavano con lui con lo xyston o la dory in pugno. Certamente esausti di guerre, esacerbati dai suoi eccessi e dai suoi omicidi, ma anche gelosi dei propri privilegi, essi non tolleravano la volontà assoluta di potenza di Alessandro e men che meno quella di includere le élite persiane nella classe dirigente del nuovo impero.

I posteri compresero e ammirarono, invece, il grandioso progetto di Alessandro: la sua megalopsychia, la grande anima capace di concepire e realizzare progetti impensabili per gli altri uomini.

Non un superuomo protonazista, perché la cultura ellenistica da un lato ha a disposizione la categoria del semidivino in cui rifugiarsi, e dall'altro guarda ad essa con un disincanto, realismo ed ironia, che al superuomo fanno difetto.

Un uomo, ma con una grande anima, capace da solo di cambiare la Storia.

Eva Cantarella sul Corriere della Sera del 26 novembre 2004 affoga la megalopsychia di Alessandro in un'intera pagina di pettegolezzi sulle sue inclinazioni sessuali e sulle amanti di suo padre Filippo, arrivando a concludere che "i veri problemi posti dal personaggio [personaggio? sì, scrive proprio personaggio] non sono certo questi".

Ci aspettiamo che riprenda il tema della fusione di Occidente ed Oriente, dell'incontro tra culture, del progetto di un dialogo superiore.

Niente di tutto questo: la Cantarella si riferisce al "giallo" della morte di Alessandro.

E poi ditemi che anche voi non provate un po' di pena per il povero Alessandro...