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CHI DEVE SCUSARSI E CON CHI

Scuse in-crociate

Nicola Zotti

Appena un paio di settimane prima che papa Giovanni Paolo II morisse, il Morocco Times riportava una notizia che ormai entrerà nell'agenda del nuovo pontefice.

La notizia viene dall'Università teologica Al-Azhar del Cairo, la più alta autorità religiosa egiziana.


Lo sceicco Fawzi Zafzaf, Presidente dell'Interfaith Dialogue Committee di Al-Azhar, ha richiesto alla Santa Sede scuse ufficiali per le crociate.

Sull'esempio delle scuse che qualche anno fa la chiesa cattolica rivolse agli ebrei per le persecuzioni di cui furono oggetto da parte dei cristiani, lo sceicco Zafzaf propone un analogo ravvedimento per le sofferenze causate ai musulmani dalle crociate.


Sul valore e l'opportunità di questo eventuale gesto di riconciliazione ecumenica spetta ovviamente alla chiesa decidere e pronunciarsi.

Sulla sua legittimità storico-politca, invece, qualche perplessità può sorgere anche in un laico.

Le crociate, come è noto, furono il tentativo dei cristiani di appropiarsi dei luoghi in cui si era svolta la vita terrena di Cristo e in particolare della città di Gerusalemme.


E proprio seguendo il corso storico di questa città, emergono dubbi che forse dovrebbero spingere lo sceicco Zafzaf non solo a ritirare la sua richiesta ma addirittura ad esprimersi molto diversamente.

Gerusalemme è una delle città più contese e conquistate della storia: personalmente credo che solo Palermo, tra le grandi città del Mediterraneo, possa contestarle il poco invidiabile primato.

Da quando Davide mille anni prima della nascita di Cristo prese Gerusalemme ai Gebusei, si sono alternati nella città i babilonesi, i persiani, i macedoni, i tolemaici, i seleucidi, gli ebrei di nuovo con i fratelli Maccabei, i romani per interposta casa di Erode e poi direttamente, gli ebrei per un breve periodo durante la rivolta di Bar-Kochba, i romani ancora, come impero unitario e come Impero romano d'Oriente: ed è Costantino a farne una città sacra per la cristianità.

Dai bizantini passò brevemente ai sasanidi e di nuovo ai bizantini per essere nel 638 conquistata dai musulmani guidati dal califfo Omar: durante la sua dinastia Gerusalemme diventerà per la terza volta città santa, dei musulmani appunto.

La successione di dominazioni su Gerusalemme però non terminano, perché anche i musulmani se la sono contesa: dopo poco più di un secolo agli ummayyadi la strapparono gli abbasidi e dopo altri due secoli a questi la presero i fatimidi, che la tennero per un secolo, cedendola ai turchi selgiucidi, dai quali la riprenderanno nel 1098, giusto in tempo per farsela conquistare nel 1099 dai crociati.

Incidentalmente va ricordato che la prima crociata era stata in realtà indetta contro i selgiucidi i quali, zelanti come solo i neoconvertiti sanno essere, si erano distinti nella persecuzione dei pellegrini che si recavano in terra santa.

Il Saladino riconquisterà Gerusalemme ai crociati nel 1187 e dopo poco più di un altro secolo, la città conoscerà la dominazione mamelucca che durerà altri 200 anni, al termine dei quali, nel 1517, entrerà nell'impero dei turchi ottomani.

La sovranità ottomana terminerà a mezzogiorno dell'11 dicembre 1917, quando il generale britannico Allenby, dopo aver sconfitto le truppe turco-germaniche guidate dal generale tedesco Falkenhayn, entrerà in città -- a piedi, in segno di rispetto -- per la porta di Jaffa, salutato dalle rappresentanze militari di "Inghilterra, Scozia, Irlanda, Galles, Australia, Nuova Zelanda, India, Francia e Italia", come spiega nel suo rapporto.

Le successive guerre arabo-israeliane del 1948-'49 e del 1967, ci portano alla situazione attuale, con Gerusalemme incorporata interamente nello stato di Israele.

Da 3005 anni, quindi, la collocazione geo-strategica di Gerusalemme e la sua importanza simbolica le sono valse ben altra sequenza di occupazioni e guerre che non quella rappresentata dalle crociate: l'occupazione cristiana di Gerusalemme è durata solo uno scarso 3% di questo lasso temporale, che al massimo raddoppia se consideriamo il periodo complessivo della presenza cristiana in terra santa, conclusosi con la caduta di Acri del 1291.

Indubbiamente queste cifre possono solo servire a circoscrivere un episodio storico e a contestualizzarlo, e non a ridurne la portata effettiva sul corso degli eventi.

Ma è proprio da questa prospettiva che lo sceicco Zafzaf dovrebbe riflettere, valutando la questione con uno sguardo più ampio.

L'Islam, infatti, è uscito rafforzato, sia politicamente che militarmente, dalle crociate, tanto che le persecuzioni selgiucidi contro i cristiani che provocarono la prima e quindi le successive crociate, ci potrebbero apparire quasi lungimiranti.

Le forze centrifughe che allignavano nell'Islam furono contenute proprio dalla minaccia comune rappresentata dai cristiani, e se furono i turchi ottomani ad approfittarne, diventando per 4 secoli gli incontrastati dominatori di quelle terre, il merito fu anche delle crociate: della quarta, in particolare, che cambiò rotta e assestò un colpo micidiale alla cristianità stessa, con la conquista e la distruzione di Costantinopoli.

Lo sceicco Zafzaf, da egiziano erede dei califfi fatimidi, forse ritiene di avere poco a che spartire con un successo dei turchi: forse è a loro che dovrebbe richiedere le scuse per aver causato le crociate. Deve però sicuramente comprendere quanto sia stata utile, nell'interesse più alto della sua fede, la ferma mano con la quale i sultani ottomani hanno retto il medio oriente e l'Africa settentrionale per quattro secoli.

Per converso, l'Europa cristiana rischiò parecchio per colpa delle crociate: disperse energie, litigò e si combattè, più di quanto non facesse già nel continente, per l'interposta persona dei sovrani dei regni cristiani in terra santa, si indebolì e si mostrò vulnerabile proprio quando da est apparve la minaccia mongola.

Una più solida resistenza al centro dell'Europa avrebbe indirizzato i mongoli con ancora maggior impeto proprio contro il medio oriente: ed è lecito ipotizzare che i mamelucchi -- anch'essi turchi provenienti dalle terre cumane sulle sponde del mar Nero -- difficilmente avrebbero potuto sconfiggerli nel 1260 ad Ain Jalut (guarda caso in Palestina) se i mongoli pagani fossero stati al pieno delle loro forze.

Senza la rivificazione militare provocata dalle guerre contro i crociati, l'Islam forse non avrebbe avuto la forza di respingere questo attacco potenzialmente ancora più devastante e la sua stessa esistenza ne sarebbe uscita compromessa.

Non voglio con questo chiedere allo sceicco Zafzaf un ufficiale ringraziamento ai cristiani per le crociate, ma almeno dargli un cauterizzante ideale capace di cicatrizzare questa ferita ancora aperta.

O suggerire a lui e a quanti riaccendono di tanto in tanto lo spirito delle crociate di provare a contestualizzarle e a ricomprenderle nel passato di cui sono un episodio.