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PROFETA DI SVENTURA

Jan Gottlib Bloch (1836 – 1902)


nicola zotti





Jan Gotlib Bloch era un banchiere ebreo polacco che rimase fortemente impressionato dalla guerra Franco-prussiana. Dotato di un considerevole spirito analitico, per anni e anni studiò l'argomento spaziando dagli armamenti, alleproduzioni industriali e agricole, e verso la fine del secolo XIX pubblicò, inizialmente in russo, una voluminosa opera (migliaia di pagine) il cui titolo in italiano fu "La guerra", ma il cui titolo originale era "È oggi possibile la guerra?".

Basandosi su calcoli matematici arrivò alla conclusione profetica che la prossima guerra sarebbe stata una guerra di trincea e che l'avrebbe vinta la nazione con la maggiore capacità di resistere alle privazioni e a una carneficina mai vista prima.

Una guerra di apparati industriali, prima che di eserciti

Ammonì che le privazioni alle quali sarebbero state sottoposte le popolazioni avrebbero potuto provocare rivoluzioni inarrestabili.

Animato da un sincero spirito pacifista le tentò tutte per farsi ascoltare, convertendosi persino al Calvinismo per avere udienza in ambienti che dire antisemiti è poco.

I suoi sforzi ebbero successo perché nientemeno che lo zar organizzò (e lo invitò) alla conferenza di pace dell'Aia del 1899, dove Bloch distribuì ai partecipanti il suo lavoro. Il tentativo dello zar, fallì e, com'è noto la rivoluzione seppellì lui e costrinse all'esilio i suoi avversari i Germania e Austria-Ungheria, come Bloch aveva previsto.

La ricezione delle idee di Bloch da parte dei vertici militari non fu in realtà fredda. Lessero il lavoro e ne rimasero anche impressionati. Certo era un civile e persino ebreo, eppure l'attenzione che ricevette superò questi "ostacoli".

Dato che però la guerra sembrava a tutti inevitabile, per i militari il punto era completamente diverso: volevano sapere come vincere la guerra, non che sarebbe stato difficile farlo, Ma nessuno aveva ancora capito come vincere una guerra di trincea, perché una di quelle dimensioni non l'aveva conosciuta nessuno e nessuno poteva ancora risolverne i terribili dilemmi.

Di una cosa erano sicuri: quella guerra poteva essere così sanguinosa e dolorosa che se si fossero diffuse le idee di Bloch, il morale nazionale si sarebbe abbassato diminuendo le possibilità di una vittoria che proprio sulla saldezza morale (come Bloch stesso sosteneva) si sarebbe basata e lo abbandonarono ai pacifisti. Questi però già avevano letto Friedrich Engels e lessero Pyotr Durnovo, entrambi altrettanto profetici che Bloch, e li preferirono: il primo per ovvi motivi, il secondo perché più a ridosso del conflitto.

I Tedeschi (che si assunsero il ruolo di aggressori e quindi dovevano lasciare ad altri il vantaggio della difensiva) affrontarono il problema utilizzando il piano Schlieffen rielaborato da von Moltke nipote: per risolvere il problema della guerra moderna la loro soluzione era vincerla prima che si trasformasse in guerra di trincea.

La cosa interessante è che le idee di Bloch non si realizzarono che in parte: sul Fronte orientale, ad esempio, la guerra rimase di movimento, non considerò i veicoli a motore e il loro impatto sulla guerra, né gli aeroplani.

Cosa ancora più paradossale, i suoi calcoli sulla letalità delle armi erano sbagliati: per difetto.

In particolare errò i calcoli sull'efficacia dell'artiglieria a tiro curvo, che si rivelò la vera mietitrice della Grande Guerra.