Il libro che vi segnalo non è un semplice libro di storia militare.
E' qualcosa di più della narrazione dell'assedio dei Veneziani a Famagosta ad opera dei Turchi, conclusosi con la tragica, terribile fine di Marcantonio Bragadin.
Qualcosa di cui forse non sono pienamente titolato a parlare.
L'Autore, Gigi Monello, ci propone l'avvenimento con una ricchezza di dettagli e un approfondimento delle fonti eccellenti.
Ma proprio questa meticolosità e questa profondità si coagulano durante la lettura in un processo di identificazione con la vicenda che mi limito a definire singolare.
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La copertina del libro
(immagine presa dal sito degli editori Scepsi e Mattana )
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L'Autore trasmette ai lettori sentimenti che egli per primo sicuramente ha provato: la claustrofobica ossessione degli assediati di Famagosta e l'ineluttabilità del loro destino.
Questo duplice processo di immedesimazione non è comune nei libri di storia militare, ed è enfatizzato dallo stile della scrittura di Monello, uno stile lontano dalla scrittura tecnica, uno stile nel quale ogni frase e ogni parola testimoniano ricerca, passione, persino dolore.
C'è in questo libro, quindi, anche una dimensione letteraria, oserei dire poetica, giudicare la quale sfugge ai miei mezzi: se non fosse che essa è così intrecciata al racconto storico che non ho potuto fare a meno di riferirvene.
E ho come la sensazione che per l'Autore Famagosta sia quello che per Dino Buzzati, ne "Il deserto dei tartari", fu la Fortezza Bastiani: l'occasione e il pretesto per mostrarci un aspetto profondo della condizione umana.
Dico questo da "lettore", il mio parere da proprietario di qualche migliaio di libri di storia militare (opinione che forse vi interessa, poco, ma di più) è che il libro merita senza alcun dubbio di stare insieme agli altri, e quindi lo consiglio a quanti vogliono approfondire questo importante episodio della nostra storia.
Aggiungo un plauso agli editori, Scepsi e Mattana, che hanno creduto in questo lavoro.
E' un plauso che con l'occasione estendo ai tanti editori "di provincia" ai quali la diffusione della nostra storia locale, non solo militare, deve moltissimo.
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