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IL CATALOGO DELLA MOSTRA a cura di Ascanio Guerriero, edizioni Vallecchi - € 38,00

Ascari d'Eritrea


Nicola Zotti

Se avete visto la mostra non potrete fare a meno di acquistare questo catalogo. Se non l'avete vista, motivo in più per acquistarlo.

Nel primo caso rivivrete attraverso le sue immagini l'atmosfera che si respirava durante la mostra.

Nel secondo, avere tra le mani questo catalogo è l'unico modo che vi rimane per consolarvi per averla mancata.

Documenta un aspetto poco conosciuto della nostra storia con una chiarezza che spesso alle parole non riesce altrettanto bene.

Integra con le emozioni proprie delle immagini (larghissima parte delle quali inedite), anche le conoscenze dei lettori più consumati.


Per non parlare, poi, della soddisfazione che proveranno gli amici wargamisti e modellisti che vi troveranno tutti i dettagli di cui hanno bisogno per completare i propri pezzi. O gli appassionati di costume e di arte, per i quali la carrellata di mezzo secolo di illustrazioni, alcune delle quali -- ad esempio quella della copertina che vedete in questa pagina -- sono veri capolavori.

Insomma, siamo in molti ad avere più di un motivo per sfogliare con compiacimento questo libro.

Aggiungo che a me ha mosso una serie di considerazioni: ve le sottopongo perché magari, dopo aver letto "Ascari d'Eritrea", vi verrà voglia di raccontarmi le vostre.

Innanzitutto credo noterete un "salto" tra la marzialità composta e pensierosa degli ascari nelle foto e quella invece spavalda e selvaggia rappresentata nelle illustrazioni.

Spiegare gli ascari agli italiani a quanto pare richiedeva agli artisti un contributo di retorica (non solo in epoca fascista, ma soprattutto in epoca fascista) e di esotismo che questi uomini non suggeriscono, e neppure sembra richiesto dagli ufficiali italiani che spesso compaiono al loro fianco: seri e raccolti come gli ascari.

Guardando quelle foto e quelle illustrazioni ho avuto l'impressione che abbiamo perso una grande occasione.

Non l'occasione di tenerci l'impero, ovviamente, ma quella di capire meglio un popolo e magari comprendere, guardandoci con i loro occhi, che cosa apprezzassero in noi. Per coltivarlo e farlo crescere anche in patria.