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Operazione Compass, di Andrea Santangelo, Salerno Editrice, Napoli 2012, euro 12,00

Operazione Compass - La Caporetto del deserto


Nicola Zotti




Tra le molte eredità lasciateci dal Fascismo, di una, che ritengo particolarmente negativa, non può essergli attribuita alcuna responsabilità, da ascrivere, invece, all'Italia che al Fascismo stesso è succeduta.

Ho trovato un'argomentata conferma a questa mia opinione leggendo "Operazione Compass" di Andrea Santangelo, un agile volume di 128 pagine nel quale vengono raccontate l'invasione italiana dell'Egitto durante la Seconda guerra mondiale, e la successiva, vittoriosa risposta britannica denominata, appunto, operazione "Compass"

introducento la narrazione di quegli eventi, Santangelo, molto opportunamente, ne tratteggia la scena storiografica: un deprimente panorama di omissioni, di distorsioni, di reticenze, nel quale i fatti – una nostra sconfitta tremenda, con migliaia di morti e cinque anni di sofferenze per centomila prigionieri italiani – sono fastidiosi ricordi in cerca di una responsabilità, che è meglio seppellire nelle sabbie, tanto metaforiche, quanto reali, del deserto in cui si erano svolti.

operazione compass
La copertina del libro
(immagine presa dal sito della Salerno Editrice)

Ciò che ad alcuni ingenui, me compreso, potrebbe sembrare naturale, ovvero trarre insegnamento da una tragedia e coltivare virtù civiche in seno a una nazione rinata democratica dalle ceneri di uno sciagurato ventennio, non è avvenuto.

Santangelo ricorda i motivi delle tante parziali verità, o se preferite mezze bugie, che nel dopoguerra hanno contribuito a descrivere la nostra invasione dell'Egitto: l'intrecciarsi e il convergere di tante, opposte, convenienze politiche che hanno distorto le interpretazioni e oscurata la Storia.

Un episodio, uno tra i molti altri che potrei citarvi, di un paese che ha rinunciato a coltivare l'etica della responsabilità, considerandola un ostacolo oggettivo alla propria rinascita "in concordia", ma così condizionandola pesantemente ad uno sviluppo storto.

Detto questo la narrazione che Santangelo fa degli avvenimenti è puntuale, sovente intensa. comunque esaustiva nel suo sviluppo compresso. Appropriata anche, e non solo metaforicamente, l'analogia del sottotitolo con Caporetto: in entrambe le battaglie, infatti, ci facemmo sorprendere con un dispositivo offensivo inadeguato a sostenere un contrattacco avversario. Indizio che l'incapacità di analizzare con sincerità i nostri errori per non ripeterli ha radici antiche.

I lettori più interessati allo svolgersi delle operazioni militari potrebbero sentire la mancanza di mappe che aiutino a ritrovare i luoghi citati, ma un atlante geografico potrà risolvere facilmente il problema e con più comodità di mappe inserite nel testo.

Rimane ancora un ragionamento da fare che l'Autore, opportunamente, lascia al giudizio del lettore: a chi va la responsabilità della disastrosa sconfitta del nostro Esercito in questa campagna?

Mussolini, Badoglio, Graziani: presero decisioni sbagliate ciascuno nell'ambito delle proprie responsabilità.

Mussolini nei suoi calcoli politici che portarono alla guerra, Badoglio per averli avallati, Graziani per una condotta delle operazioni sul campo che definire inetta è il minimo.

I tre massimi responsabili di quella guerra sbagliarono tutto lo sbagliabile e ciascuno di essi è chiamato a rispondere alla Storia per quello che gli compete. Se solo uno di essi fosse stato all'altezza, l'esito di quella guerra sarebbe stato diverso.

Questo il punto nell'etica delle responsabilità: non ha senso individuare il "maggiore colpevole", che pure esiste perché esistono le piramidi gerarchiche, senza chiamare a correo quelli a lui subordinati, che come tali sono stati inadeguati.

O, peggio ancora, assolvendoli perché eseguivano ordini "sbagliati".

"Suum cuique tribuere": a ciascuno il suo: fa bene anche al nostro senso critico.