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Pàtron Editore, euro 35.00

Rivista di Studi Militari n. 5/2016


Nicola Zotti





Rivista di studi militari n. 5/2016
Pàtron Editore

 

Warfare.it è un sito di contenuti dichiaratamente divulgativi e non accademici: per scelta, per umiltà intellettuale, per ruolo.

Sembrerà quindi quasi strano, per non dire fuori luogo, che io offra ai lettori una recensione della "Rivista di Studi militari".

Invece quando mi è stata offerta questa possibilità ho accettato con slancio e mi preme esprimere gratitudine nei confronti della DIrezione e dell'Editore per la fiducia accordatami.

La rivista, annuale, è giunta al suo quinto numero.
Dal sommario del volume del 2016 – che vi propongo qui di seguito – potete valutare la ricchezza dei contenuti: leggete e tenete a mente, perché tornerò su questo aspetto.

1. BEATRICE GIROTTI, Sul ruolo di Ariadne e Zenone nella rivolta di Illo e degli Isauri. Vicende militari e spunti storiografici a
partire da Jordanes, Romana, 348-352
2. MARCELLO LUSVARGHI, Lo spostamento dei Vandali in Africa. Problematiche e considerazioni fino alla presa di Cartagine
3. PIERO ZATTONI, La conquista ismailita nel Maghreb
4. MARCO MERLO, I. Armamenti e gestione dell'esercito a Siena nell'età dei Petrucci. Le armi
5. MICHELE ANGELINI, La cavalleria e il suo impiego nella guerra di secessione americana
6. CRISTINA BASSI - FRANCO NICOLIS - MAURIZIO VICENZI, Archeologia della Grande Guerra in Italia. L'esperienza di Punta
Linke (3.629 m slm) nel gruppo Ortles-Cevedale
7. GASTONE BRECCIA, II. Una campagna irregolare. L'invasione del Goggiam e la battaglia di Debra Marcos, febbraio-aprile 1941
8. GIUSEPPE CAFORIO †, Rapporti Italo-Tedeschi all'8 Settembre 1943 in Grecia. Un caso di studio: la Divisione "Cagliari".

Non posso, e non sarebbe nemmeno opportuno, parlarvi di tutti tutti i contenuti, in una gamma tanto ampia e tanto approfondita di argomenti. Piuttosto voglio soffermarmi con voi su alcune riflessioni che mi sono state suggerite dalla lettura del volume nella sua totalità.

Una premessa che tornerà utile al mio ragionamento in seguito (come il precedente riferimento all'ampiezza del panorama di argomenti offerto dalla Rivista), riguarda l'articolo del defunto generale Giuseppe Caforio. Si parla delle sofferte vicende del memoriale scritto dal capitano Giuseppe Sinopoli sul destino post 8 settembre della Divisione Cagliari. Il testo, di indubbio valore storico, fu inviato nel dopoguerra alla Rivista Militare, che a più riprese ne rinviò la pubblicazione, fino a rifiutarla per ragioni di opportunità politica nei confronti delle nuove alleanze continentali. Il capitano Sinopoli, con ammirevole spirito di disciplina, subì le decisioni delle varie direzioni della Rivista succedutesi nei decenni, e il testo è stato alla fine pubblicato a proprie spese dalla figlia dopo la morte del padre.

Terza e ultima (prometto) premessa: tra le "note e discussioni" un articolo di Michele Maria Rabà su "La teoria del drone. Le nuove prospettive disciplinari nelle ricerche sul 'militare' nell'età contemporanea", che tocca temi controversi e attuali, sui quali molto poco si ragiona collettivamente.

Ora, arrivando – finalmente – al discorso (o meglio alle conclusioni) che voglio farvi, converrete con me che il nostro paese e l'Europa nel suo complesso ha un estremo bisogno di una dottrina (comune) della sicurezza: e lo pensavo anche prima dell'attentato di ieri, 22 marzo 2016, a Bruxelles.

Di più, temo che il nostro paese abbia l'urgenza di dotarsi di una massa critica di intelligenza dedicata a questo tema, che a me pare al momento tinsufficiente per dare risultati: al dibattito partecipano troppo pochi studiosi (e male assortiti), su troppo poche riviste e alcune pur prestigiose (ad esempio la Rivista Militare di cui sopra) per ruolo non possono fare altro che contenere il tono di un dibattito che invece dovrebbe essere effervescente, multidisciplinare, tanto coraggioso quanto scientificamente corretto, per essere utile ed efficace. Altre riviste sembrano convergere su temi tecnici, altre ancora rifiutano il confronto diretto con la guerra e con un pizzico non so se di ipocrisia o di moda intellettualistica virano sulla "geopolitica". Monadi autoreferenziali e poco dialoganti, niente di fervido da cui possa proliferare un progetto strategico.

Il Web, poi, nonostante il suo peso nell'informazione globale è ahimé monopolizzato da analisi di livello dozzinale che hanno perso qualsiasi collegamento intellettuale con le loro origini, per diventarne nemmeno vulgate, ma vere e proprie caricature: quanti si sono letti "Sociologia dell'imperialismo" di Schumpeter o "imperialismo" di Lenin, e pensano di essere originali nelle loro analisi?

La "Storia militare" ha contorni ampissimi, gli "Studi militari" vanno ancora oltre quel confine. Nel nostro Paese c'è bisogno di un punto di incontro tra questi due momenti, che secondo me sono i più proficui per innescare la scintilla di cui ha bisogno la nostra cultura strategica, l'humus nel quale può crescere. Ci vorranno anni, intendiamoci, ma ci si deve provare in qualche modo.

La Rivista di Studi militari, col suo solido retroterra storico (ricordate la prima premessa?), e la sua capacità di guardare tanto al passato quanto al presente e al futuro, ha il merito di contribuire a riempire un vuoto. La posizione prospettica è quella che io condivido e prediligo: certo non da sola, certo non senza il convergere di tanti altri contributi, però ritengo che se non si guarda alla guerra anche da quel punto di vista non se ne interpretano, alla fine, concretamente e politicamente le caratteristiche attuali e future.

Vi sollecito a mollare gli ormeggi e a partire temerariamente per occupare quel pezzo di territorio culturale: non vi invito solo a leggere la rivista, ma soprattutto ad abbracciarne lo spirito, a condividerne la metodologia. Come si legge nella sua presentazione: "Di una "Rivista di Studi Militari", scientificamente fondata, in Italia si avvertiva il bisogno, per recuperare alla guerra, intesa nella totalità e complessità dei suoi aspetti, quel ruolo centrale che ha avuto in ogni momento storico […] È precisamente questa l'esigenza scientifica che questo nuovo e specifico strumento si augura di poter soddisfare il meglio possibile, proponendosi di ospitare ogni voce, di coprire ove possibile ogni epoca, dall'antico al contemporaneo; e di esplorare ogni risvolto, dalla strategia alla tattica, dai riflessi sociali alle categorie antropologiche.

E perché no, anche a scriverci. C'è solo un mese di tempo per presentare i vostri lavori al comitato scientifico della rivista. Spero vivamente ne abbiate già pronto almeno uno da rileggere con spietata autocensura per inviarlo alla valutazione.

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