torna alla homepagetorna alla homepage
storia militare e cultura strategica
torna alla homepage
 
dalle discussioni
dell'area Warfare di MClink,
a cura di Nicola Zotti
  home > storie > Mozzare mani, cavare occhi


ricognizioni
in territorio ostile


recce team

storie
strategia
tattica
what if?
vocabolario
documenti
segnalazioni
link
scrivici


quelle piccole sciabole incrociate

quelle piccole spade incrociate

Viaggi nei
campi di battaglia d'Italia
sulle carte del Tci


TECNOLOGIE BELLICHE E CULTURA

Mozzare mani, cavare occhi


nicola zotti



La comparsa delle armi da fuoco, in particolare quelle portatili, sui campi di battaglia rinascimentali provocò una reazione molto forte tra i difensori degli "ideali" cavallereschi.

Sappiamo bene che il carattere "cavalleresco" della guerra rinascimentale conosceva più eccezioni di regole, e che l'odio politico o il rancore per torti o lutti subiti facevano compiere vendette efferate.

Per questo motivo è difficile distinguere, e determinare se i possessori di armi da fuoco fossero più soggetti di altri a terribili torture.

Qualche esempio.

Nell'agosto del 1309, alla battaglia di Francolino e nella difesa di Castel Tedaldo l'esercito della Chiesa guidato da Francesco d’Este, sconfisse i Veneziani. 
La Serenissima perse i suoi capitani Rinaldo da Marcaria, Galvano dei Gaffari, Marchesino dei Mainardi e Sgavardo di Ferrara e più di 6.000 uomini fra uccisi, prigionieri ed annegati, 1.759 dei quali nella difesa di Castel Tedaldo. Ai prigionieri vennero cavati gli occhi prima di essere restituiti a Venezia.

Nel 1338 Francesco Ordelaffi di Forlì assediava Calboli: nei primi giorni di ottobre in un assalto catturò Ottolino Belga e gli fece tagliare entrambe le mani.

Il Tedesco Piero del Bianco nel luglio del 1376 fu incaricato da Firenze di difendere Bologna contro la Chiesa. A fine mese effettuò una sortita con Lucio Sparviero (il conte Lucio Speranzio, fratello del marchese del Monferrato) alla testa dei suoi cavalieri Ungheresi. Si scontrò con una compagnia di Bretoni al servizio dello Stato della Chiesa e venne sconfitto: fra morti e prigionieri i due condottieri subirono la perdita di 200 uomini: ai prigionieri vennero cavati gli occhi e tagliate le mani.

Baldaccio D'Anghiari, commissario fiorentino di Castellina in Chianti, nel febbraio del 1433 escogitò una perfida vendetta contro gli Ungheresi, per la loro abitudine di tagliare le mani ai prigionieri prima di lasciarli liberi: e abbiamo appena visto da chi lo avevano imparato. Fece trovare loro aperte le porte della città e poi li imprigionò tra le saracinesche. Il combattimento che seguì fu senza storia: i prigionieri verranno condotti fuori di città, dove, su un tavolaccio predisposto per l'occasione, sarà personalmente Baldaccio con la sua spada a tagliare loro una mano.

Sappiamo tuttavia che il cavaliere "senza macchia" Baiardo passava per le armi tutti gli artiglieri e gli schioppettieri che prendeva prigionieri: e non era l'unico.

Nel gennaio 1486 Gaspare da San Severino detto il Fracassa fu ferito gravemente da un colpo di archibugio alla bocca mentre assaliva il Ponte Nomentano tenuto dagli Orsini. I 20 sopravvissuti si arresero e a 6 bombardieri vennero immediatamente tagliate le mani. Altri 5 archibugieri tentarono la fuga per evitare il supplizio, ma affogarono o vennero uccisi.

Francesco Secco d’Aragona di Caravaggio nell'aprile 1496 era al servizio di Firenze contro Pisa: i Pisani cavarono gli occhi e uccisero due cavalieri fiorentini al suo servizio catturati durante l'assedio di Buti.

Nel 1497 è Paolo Vitelli che guidava le truppe di Firenze, ed emana una grida nella quale prometteva il taglio delle mani agli schioppettieri e ai bombardieri che avesse preso prigionieri. L'anno successivo conquistò Buti, difesa da Giacometto Novello, e mantenne la promessa: a 5 Veneziani (alleati dei Pisani assieme ai Milanesi) che avevano maneggiato armi da fuoco sono tagliate le mani e con quelle appese al collo vengono rimandati a Pisa.

Tuttavia i Capitani di Ventura, Vitelli in testa, non esitavano ad impiegare armi da fuoco in quantità. Per cui questi comportamenti spietati sembrano dovuti a un mero calcolo utilitaristico piuttosto che a qualche risipiscenza "cavalleresca".

Semmai la cosa interessante è la nostalgia degli intellettuali rinascimentali per l'ideale cavalleresco che essi vedevano compromesso dall'invenzione della polvere da sparo.

Shakespeare fa dire a Hotspur nell'"Henry IV":

And that it was great pity, so it was,
This villanous saltpetre should be digged
Out of the bowels of the harmless earth,
Which many a good tall fellow had destroyed
So cowardly; and but for these vile guns,
He would himself have been a soldier.

Ma Shakespeare era in buona compagnia: Ariosto, Milton, Cervantes, esprimono sentimenti analoghi nelle loro opere.

Ma si tratta di intellettuali... E qui il discorso si fa molto più ampio.

Avvalendosi dei potenti mezzi delle odierne tecnologie sono state fatte ricerche testuali verificando la ricorrenza di termini quali "picca" o "spada", rispetto ad "archibugio", "moschetto" o "pistola": il risultato è che le armi bianche compaiono molto di più che quelle da fuoco.

La ricerca, effettuata dal The Project for American Research on the Treasury of the French Language su testi francesi dal 1520 al 1620 ha una conferma, sempre in ambito francese, con lo studio del britannico J. R. Hale in "Gunpowder and the Reniassance: An Essay in the History of Ideas," Renaissance War Studies (London, 1983): 389–420.

Hale in pratica ha verificato che le citazioni, sia in positivo che in negativo, delle armi da fuoco, nella letteratura francese, sono molto inferiori a quelle che compaiono su testi inglesi, spagnoli, tedeschi o italiani.

La Francia, culla della Cavalleria, ancora nel XVI secolo rifiutava "culturalmente" le armi da fuoco, in particolare quelle portatili.

Il che spiega almeno in parte il motivo della lentezza con la quale i Francesi adottarono queste armi nei loro eserciti.

Ancora nel 1570, Blaise de Monluc, uno che la guerra la conosceva (aveva trascorso i 50 anni precedenti a farla) poteva scrivere nelle sue memorie una loro condanna senza appello, che cominciava con "Volesse Dio che questa maledetta macchina non fosse mai stata inventata".

Dobbiamo comprenderlo: aveva appena ricevuto in faccia una palla di moschetto e 3 dei suoi figli erano morti per un colpo di arma da fuoco.

Tuttavia anche il vecchio amareggiato soldato doveva piegarsi ad arruolare archibugieri, moschettieri e Reiter: solo che non erano Francesi, ma in massima parte mercenari stranieri, armati, quando ne avevano la possibilità economica, degli ottimi prodotti Milanesi.

È lecito chiedersi quali obiettivi militari avrebbe potuto raggiungere la Francia se avesse vinto la propria riluttanza ad assumere – come invece seppe fare la Spagna – la cultura delle armi da fuoco.

Con la sua popolazione, la sua produzione agricola, il suo governo tutto sommato coeso, la Francia avrebbe molto probabilmente dominato l'Europa rinascimentale.