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LA BATTAGLIA CHE SALVO' L'EUROPA?

La battaglia di Liegnitz (9 aprile 1241)

nicola zotti

Sulla battaglia di Liegnitz vi sono opinioni contrastanti: i polacchi, ad esempio, ancora la festeggiano come la sconfitta con la quale hanno salvato l'Europa dalla minaccia mongola, e anche i tedeschi, molto coinvolti nella battaglia, condividono questa opinione. Studiosi moderni, al contrario, ritengono che fu solo il caso -- ovvero l'improvvisa morte del Gran Khan e la successiva disputa dinastica tra i suoi figli -- a salvare l'Europa dalla conquista mongola.

Se fu una vittoria di Pirro per i mongoli, che li convinse a rinunciare alla conquista dell'Europa o solo un episodio in una campagna che aveva per i mongoli altri obiettivi nessuno può dirlo.

Vero è che i mongoli non conquistarono mai l'Europa, e quindi è ozioso chiedersi se ci sarebbero mai riusciti (secondo me no...) ma è altrettanto vero che altri europei (gli ungheresi) furono sconfitti dalla parte principale dell'armata mongola, due giorni dopo Liegnitz, a Mohi, centinaia di chilometri a sud est, e che quindi l'enfasi particolare assunta storicamente da Liegnitz non si comprende se non si aggiunge che fu la puntata più occidentale compiuta da un'armata mongola.

La manovra di Subodai, il comandante in capo mongolo, era molto complessa: indirizzata alla conquista dell'Ungheria, era articolata su tre colonne: una centrale comandata da Batu costituiva la punta più importante, le rimanenti erano forze ridotte che avevano il compito di isolare l'avversario principale.

Gli avversari a Liegnitz erano più o meno pari numericamente: l'armata mongola guidata da Kadan era costituita da due tumen -- due unità nominalmente da 10.000 uomini ciascuna -- mentre i polacco-germanici erano attorno ai 25.000 uomini.

Enrico II il pio duca di Slesia aveva da poco unificato la Slesia con la Grande e la Piccola Polonia e di fronte alla minaccia Mongola aveva riunito un esercito eterogeneo costituito da minatori bavaresi, reclute polacche e volontari moravi, cavalieri slesiani e tedeschi e anche appartenenti ai tre ordini militari maggiori: Ospitalieri, Templari e forse Teutonici.

Un'altra armata europea di entità doppia di quella di Enrico, guidata da Wenceslao di Boemia, suo stretto parente, era ad appena due giorni di distanza da Liegnitz: ma Enrico non lo sapeva, mentre gli esploratori mongoli avevano informato il loro comandante di quella pericolosa presenza, convincendolo dell'opportunità di accelerare i tempi dello scontro.

Il duca schierò probabilmente le sue truppe a rombo: sulle ali i contingenti di reclute polacchi e di minatori bavaresi, entrambi costituiti in massima parte da fanterie; al centro il contingente di Opole con alleati moravi, e dietro questi posizionò la propria riserva con i cavalieri migliori. I mongoli si schierarono con due ali molto allargate verso l'esterno e un centro con un'avanguardia sostenuta da una riserva. (vedi schema 1)



Il combattimento volse subito al peggio per gli europei: l'avanguardia mongola costrinse infatti immediatamente alla fuga il centro polacco, inseguendolo quel tanto che bastava per costringere la riserva guidata dallo stesso duca ad intervenire prematuramente (fig. 2).

A questo punto l'avanguardia mongola finse di fuggire in rotta e attirò gli europei oltre la distanza di sicurezza dai propri supporti. Avanzando impetuosamente i cavalieri subirono un nutrito lancio di frecce da parte delle unità mongole sui fianchi e giunsero esauste e decimate allo scontro con la riserva mongola (fig. 3).

Forse sui fianchi i mongoli stesero persino una cortina fumogena per occultare agli occhi del resto dell'esercito polacco il massacro che stava avvenendo poco distante.

I cavalieri proseguirono una disperata resistenza appiedati, infliggendo in questo modo ai mongoli più perdite di quante si attendessero, ma vennero sterminati fino all'ultimo uomo. Nel frattempo le unità sui fianchi poterono occuparsi delle formazioni europee rimaste arretrate ed inerti: forse un'esplosione di panico (diffuso, si narra, ad arte da un russo al servizio dei mongoli) facilitò l'attacco mongolo che si trasformò in uno spietato inseguimento. (fig. 4)

Il duca Enrico cercò di fuggire, ma fu raggiunto e ucciso: la sua testa portata in cima ad una picca davanti a Liegnitz.

Con le orecchie destre dei morti i mongoli riempirono 9 sacchi.