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L'ARMA PIU' PERFETTA DI TUTTE QUEST'ALTRE ARMI

Il roncone italiano


nicola zotti


"...s'accorsero che l'uomo con l'arma in mano può fare sei moti, cioé uno verso il capo, uno verso i piedi, uno alla destra, uno alla sinistra, uno innanzi, uno indietro verso se stesso; dei quali cinque possono benissimo offendere e uno solo vi era che è l'ultimo il quale né offendeva né difendeva, però volendo che questo moto non fosse inutile vi aggiunsero un rampino [in realtà un raffio] con la punta rivolta verso il manico con il quale si può facilmente stracciare l'armi e tirar gli uomini da cavallo. Quelli che formarono l'allabarda moderna vollero che questo rampino fosse nel falso [dorso]. Et quelli che formarono la ronca lo volsero nel taglio, lasciando però il taglio tanto lungo che il rampino non impedisse di ferir di taglio [fendente] anzi perché il taglio avesse maggior effetto volsero che in ogni parte il rampino fosse tagliente. Havremo quindi per le cose dette che la roncha sia la più perfetta di tutte quest'altre armi, perciocché offende in tutti i moti".

Così Giacomo di Grassi – "Ragione d'adoprar sicuramente l'arme si da offesa come da difesa con un trattato dell'inganno e con un modo di esercitarsi da se stesso, per acquistar forza, giudicio, e prestezza", Venezia 1570 – descrive il roncone italiano e il processo che portò al suo perfezionamento e alla conseguente affermazione tra le armi in asta europee.

Un'arma, il roncone, che rappresenta in modo emblematico l'evoluzione dell'arte militare medioevale e che vale dunque lo sforzo di essere conosciuta più approfonditamente.

"Roncare" è tardo latino per "mietere": e la ronca per i Romani rientrava tra le falci: "falx messoria" quella da mietitura, "falx putatoria" quella da potatura. Un attrezzo agricolo, costituito da una lama a un taglio accentuatamente ricurva, con un manico da impugnare più o meno lungo; e con una versione anche con lama a due tagli chiamata. mannara o manarese.

Da questo strumento di lavoro deriva la ronca da guerra, un'arma che i Romani conobbero in Dacia e Tracia e chiamarono, infatti, falx: la romphaia.



metope Adamclisi
Metope del Tropaem Traiani di Adamclisi, 109 d.C.

La ronca tornò sui campi di battaglia nel Medioevo, probabilmente già all'epoca di Carlo Magno, secondo le Antichità italiane di Lodovico Antonio Muratori.

Più sicura la presenza su un codice miniato del X secolo, conservato a Ivrea. Questo e il successivo documento iconografico disponibile, l'affresco del "Bacio di Giuda" dell'Abbazia di Sant'Angelo in Formis, a Capua, mostrano la Ronca nella sua forma di base: quella tipica dell'attrezzo contadino, ma montata come arma in asta.

La curvatura del tagliente interno (chiamato raffio) permette non solo di colpire l'avversario con un colpo fendente, ma anche di perforare la sua armatura con la punta della curvatura stessa o di ferirlo con un secondo effetto strappante. Nella ronca da potatura la punta viene usata per infilzare i tronchi e spostarli, o per tagliare rami con un movimento dall'alto verso il basso.

Anche nella sua forma più semplice, dunque, la ronca ha tre funzioni utilizzabili in battaglia, legate a tre movimenti fendenti di tipo diverso.


bacio di Giuda
Il bacio di Giuda, affresco, Capua, Abbazia di Sant'Angelo in Formis, XI secolo


Nel XII secolo la ronca si perfeziona ulteriormente dotandosi di un puntale capace di aggiungere ai movimenti del combattente una nuova azione: quella di stocco di una lancia. Contro le cavallerie, in questo modo, il roncone diventa molto più utile ed efficace, perché permette di tenere l'avversario a distanza, mentre contro le fanterie permette una scherma di punta molto utile in formazioni più serrate.



bacio di Giuda

Il bacio di Giuda, mosaico, duomo di Monreale, XII secolo



Verso gli inizi del Quattrocento il roncone raggiunge la sua forma definitiva, perfezionando la propria utiità in un'azione fratturante. Le armature erano diventate più robuste e vi era l'esigenza di una capacità specializzata di grande potenza penetrativa: il roncone si dota dunque di un rostro detto becco di falco, specifico per questa particolare funzione.

cattura di Cristo

Madonna del pergolato, predella: cattura di Cristo, Perugia, prima metà del XV secolo



Il roncone ha raggiunto una forma compiuta e definitiva.

La roncola originaria è ancora distinguibile, ma l'affilatura del tagliente adesso prosegue anche nella parte superiore del raffio ed è associata a un'affilatura sul lato opposto del ferro che prosegue fino al becco di falco. Le alette di arresto chiudono la base del ferro prima della gorbia che lo salda al legno.

roncone



Anche le funzioni, che vedete descritte qui sotto sono ormai ben definite, e fanno del roncone un'arma estremamente flessibile.


roncone azioni



Le frecce indicano le ben cinque azioni che si potevano compiere in combattimento con un roncone italiano: offendendo così in "tutti i moti" come spiegò Giacomo di Grassi.