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I servizi segreti di Mussolini


nicola zotti


 

Durante la Seconda guerra mondiale i servizi segreti italiani erano divisi in numerose agenzie, spesso in competizione tra loro e con sovrapposizioni di competenze che non ne agevolarono l'efficacia. Fu proprio il duce, all'indomani della Guerra di Spagna, a bocciare il progetto di unificare gli apparati spionistici italiani sostenendo che "l'uomo che avesse le qualità intellettuali e la capacità di dirigere e dominare un'organizzazione di questo genere diventerebbe in breve tempo più potente di me".

Una preoccupazione condivisa agli alti livelli delle istituzioni del regime fascista: informazioni e segretezza erano fonti di potere e nessuno era disposto a privarsene.

Le principali agenzie italiane erano: il Servizio Informazioni Militare (SIM), istituito presso il Comando delle Forze Armate; il Centro Controspionaggio Militare e Servizi Speciali (CSMSS), nato alla vigilia della guerra distaccando una sezione dal SIM; i tre servizi informazioni di Esercito, Aeronautica e Marina, che pure avevano presso i loro rispettivi comandi un duplicato nella "Sezione I" (Informazioni), gelosamente autonoma. A queste, però, vanno aggiunte anche l'OVRA, la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) e il Servizio di controspionaggio dell'Arma dei Carabinieri Reali.

Il Servizio Informazioni Militare (SIM), era stato costituito nel 1925, succedendo al Servizio Informazioni del Comando Supremo. Nel 1941 disponeva di una forza valutata in 300 ufficiali, 600 sottufficiali e altrettanti specialisti di truppa. Oltre alle normali attività di un Servizio Segreto si occupa anche di propaganda, di produzione di veline informative e di sensibilizzazione della popolazione alla segretezza. Particolarmente attiva ed efficiente era la sua sezione "Penetrazione" che si occupava di infiltrazione in luoghi protetti, e di scasso.

Il Controspionaggio Militare e Servizi Speciali (CSMSS) era stato costituito nel 1940, in previsione dell'entrata in guerra dell'Italia, per iniziativa del sottosegretario di Stato alla Guerra Ubaldo Soddu. Dal Servizio Informazioni Militare (SIM) venne scorporata la Terza Sezione, che si occupava di controspionaggio, rendendola indipendente. La direzione venne assunta dal colonnello dei Carabinieri Santo Emanuele, già in precedenza comandante della Terza Sezione, con la quale aveva svolto un'intensa attività di contrasto agli esuli antifascisti, come l'assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli. Nel 1941 Emanuele venne dimissionato e il CSMSS sciolto perché si scoprì che il colonnello lo usava per fini personali, e vennero accertati anche sostanziosi ammanchi di cassa.

I servizi informativi delle tre Forze Armate nacquero in periodi diversi. Il primo fu il Servizio Informazioni e sicurezza della Marina (SIS). Istituito nel 1939 su intesa con la Kriegsmarine germanica, ebbe fin dai suoi esordi stretti rapporti con la controparte, grazie anche ad un ufficio di collegamento a Berlino. Aveva sede all'ultimo piano di Palazzo Marina e si occupava di intercettazioni crittografiche, controspionaggio e innovazioni tecniche, Tutta la documentazione relativa al SIM fu distrutta dopo l'armistizio, un destino che, come vedremo, sarà condiviso dalle documentazioni anche degli altri servizi segreti delle Forze Armate.

Secondo in ordine di tempo fu il Servizio Informazioni Aeronautica (SIA). Istituito nel 1940, ebbe come comandante il generale Virgilio Scagliotto, e si occupò prevalentemente di Controspionaggio, in modo autonomo rispetto alle altre forze armate. All'indomani dell'armistizio dell'8 settembre tutti i documenti del SIA vennero dati alle fiamme.

Infine il Servizio Informazioni Esercito (SIE), nato nel 1941 per iniziativa dello stato maggiore generale, fu posto alle dipendenze dell'Esercito, trasferendo dal SIM cinque sezioni, di cui tre operative: Offensiva, Situazione e Crittografica. Rimarrà in attività fino al 1943, quando sarà riassorbito dal SIM. Dopo l'8 settembre, tutta la documentazione del SIE fu seppellita sulla sponde del Tevere, presso Ponte Sulpicio, ma non venne mai più ritrovata.

La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) fu costituita nel 1923 per mettere ordine nella moltitudine di squadre di azione e nel contempo realizzare la "fascistizzazione" dello Stato italiano con uno strumento leale e competente nel campo dell'ordine pubblico. Aveva uffici territoriali investigativi in ogni provincia e tra i suoi addetti venivano scelti i membri dei tribunali speciali che si occupano di controspionaggio. Dopo il 27 luglio 1943, Badoglio la ingloberà nelle Forze Armate, per discioglierla poi dopo l'8 settembre.

Non si conosce il significato della sigla "OVRA", che non fu mai esplicitato – forse Opera volontaria di repressione antifascista o Organizzazione di vigilanza e repressione antifascista – perché, nonostante venisse istituita nel 1930, la sua nascita non fu mai ufficializzata. Si dice persino che Mussolini abbia scelto il nome per la sua assonanza con "piovra": un termine spaventoso che echeggiava una forza occulta e tentacolare. In effetti l'OVRA era la struttura preposta dal Fascismo alla individuazione e alla repressione delle attività dei dissidenti e per questo motivo era molto temuta. Dopo una prima fase di repressione contro gli appartenenti ai disciolti partiti antifascisti, si dedicò al controllo dell'opinione pubblica, attuato mediante una diffusissima rete di informatori: il mistero che regnava sull'OVRA e l'idea che chiunque potesse essere un suo agente, ne aumentò l'efficacia, generando sospetto e cautela nella popolazione italiana.

Nonostante i Carabinieri fossero presenti con i loro uomini anche nel SIM, l'Arma disponeva di un proprio dipartimento "CS", dedicato al controspionaggio, e articolato su un ufficio centrale, diretto dal colonnello Manfredi Talamo, e presenze territoriali in ogni Legione. Tra i suoi successi, essere riusciti a smascherare nel 1938 una rete spionistica austriaca. Ai servizi speciali dell'Arma venivano anche assegnate le missioni di massima delicatezza, come l'arresto di Benito Mussolini, il 25 luglio 1943, da parte di tre ufficiali dei Carabinieri inquadrati nel SIM, o il tentativo di cattura, il 22 agosto dello stesso anno, dell'ex segretario del Partito nazionale fascista, Ettore Muti, morto però in circostanze mai chiarite: secondo la versione ufficiale mentre tentava la fuga, secondo altri assassinato su ordine del generale Pietro Badoglio.