A. Deterrenza: un processo che va al di là del razionale
1. La dissuasione è un processo attivo e dinamico.
2. Deterrenza non può essere solo
- una teoria
- una dottrina
- un concetto
- una strategia
3. Essa deve influenzare le emozioni, così come la mente razionale, di un avversario.
4. Ha bisogno di cambiare così come cambiano (da entrambe le parti) i leader.
B. Conoscere e comunicare i valori
1. Dobbiamo avviare il processo di deterrenza in primo luogo esaminando il valore degli interessi statunitensi che sono, o possono essere, minacciati. Se sono minacciati interessi vitali degli Stati Uniti, un tale approccio può opportunamente sfumare la distinzione tra i diversi tipi di armi di distruzione di massa utilizzati dall'avversario, sostituendola con una gerarchia di valori.
2. Dobbiamo comunicare. in particolare, le aggressioni che vogliamo scoraggiare senza dire ciò che è consentito.
3. Dobbiamo capire in anticipo, per quanto possibile, quelli che sono i valori dell'avversario.
C. Mantenere aperte le nostre opzioni e chiara la nostra determinazione
1. Dobbiamo essere ambigui circa i dettagli della nostra risposta (o le nostre
prelazioni) se i nostri valori sono minacciati, ma deve essere chiaro che
le nostre azioni avrebbero terribili conseguenze per gli avversari.
2. Dobbiamo avere a disposizione l'intera gamma di risposte -- armi convenzionali, operazioni di forze speciali e armi nucleari -- in modo che si possa decidere quale utilizzare in base alle circostanze.
3. I nostri piani di deterrenza dovranno essere specifici a seconda dei paesi e delle leadership.
4. Dobbiamo comunicare la nostra capacità di mettere a repentaglio ciò che gli avversari considerono valore e, se possibile, proteggere ciò che lo è per noi.
5. Senza una volontà nazionale percepita e una reale capacità di reailzzare quanto minacciato, nessuno dei passi precedenti può essere efficace. Un avversario deve percepire che abbiamo la volontà nazionale per portare a termine le risposte.
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