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UNA OPZIONE IMPOSSIBILE

Afghanistan: andarsene?

Nicola Zotti

Ce ne possiamo andare dall'Afghanistan? Questa domanda se la pongono un po' tutti in Occidente ed alcuni in Italia, come l'on. Bossi, rispondono di sì, giungendo persino a confessare di aver aderito con leggerezza all'invio di nostre truppe in quel remoto lembo d'Asia.

Eppure non è una cosa così facile e non mi sembra neppure auspicabile.

La guerra in Afghanistan iniziò come una specie di enorme retata di polizia. Fallito, però, l'effetto sorpresa, Al Qaeda scappò dalla "finestra", rifugiandosi nelle regioni di confine con il Pakistan assieme ai Talebani che, essendo di etnia pashtun, in quelle zone sono di casa.

Dopo questa prima brevissima fase che portò all'insediamento nel paese di un nuovo governo, quello della coalizione del nord ostile ai talebani, nei sette anni seguenti gli Stati Uniti hanno aperto un nuovo fronte, quello iracheno, dividendo le proprie forze e guadagnandosi qualche antipatia nella regione e oltre, indebolendo la propria capacità di coalizione.

Oggi Al Qaeda non ha in Afghanistan un governo amico presso il quale trovare un porto sicuro, ma può ricavarsene di alternativi in Yemen, Somalia, Gibuti, Eritrea, Sudan, Filippine, Uzbekistan, e persino in aree dell'Asia sudorientale, in America Latina, nell'Africa del Nord, del Centro e dell'Ovest.

Dall'altra parte abbiamo tre nazioni deboli, Afghanistan, Pakistan e Iraq, nelle quali sono in atto virulente insurrezioni islamiche, seppure con caratteristiche diverse: e andarsene dalla prima produrrà conseguenze sulle altre due.

La più complessa, ovviamente, è la situazione pakistana, che potrebbe rivelarsi un Iran all'ennesima potenza. Qualora i Talebani ritornassero al potere in Afghanistan è facile prevedere un aggravamento della situazione in Pakistan e qui le condizioni per un intevento militare occidentale non sono proprio ipotizzabili, tanto meno in condizioni di crisi economica.

Così avremmo una potenza nucleare in mano ad estremisti islamici e un potenziale conflitto aperto con il mondo occidentale e il suo alleato indiano, per non parlare dei cinesi che pure nell'area qualche interesse lo hanno.

Ma perché mai noi alleati minori degli Stati Uniti non potremmo scansarci passando la mano a russi, cinesi, indiani, ad esempio? A loro i numeri certo non mancherebbero per risolvere la situazione afghana e persino quella eventuale pakistana, magari con metodi un po' ruvidi, ma efficaci.

Perché sarebbe la fine della Nato e dell'influenza politica dell'Europa da quel momento in poi, e anche un pesante, epocale, ridimensionamento degli Stati Uniti: insomma sarebbe la fine dell'Occidente come noi oggi lo conosciamo.

E temo che questo porterebbe più danni agli imprenditori e ai lavoratori della Padania, ad esempio, che non ai "Davos Men".

Vedremo: è alle porte il rifinanziamento della nostra missione in Afghanistan, e l'on. Bossi ha l'occasione per ripensarci.