torna alla homepagetorna alla homepage
storia militare e cultura strategica
torna alla homepage
 
dalle discussioni
dell'area Warfare di MClink,
a cura di Nicola Zotti
 
home > strategia> Consigli per un'analisi strategica fatta in casa


ricognizioni
in territorio ostile


recce team

storie
strategia
tattica
what if?
vocabolario
documenti
segnalazioni
link
scrivici


quelle piccole sciabole incrociate

quelle piccole spade incrociate

Viaggi nei
campi di battaglia d'Italia
sulle carte del Tci


SUGGERIMENTI PER UNA PREVISIONE FAI-DA-TE

Consigli per un'analisi strategica fatta in casa


nicola zotti



È una carriera plausibile quella dell'Analista strategico?

No, naturalmente. Tuttavia se seguirete questi miei semplici consigli, potrete fare bella figura con gli amici a Capodanno, durante il cenone, o in altre occasioni conviviali nei giorni immediatamente successivi, prima che le vostre previsioni siano verificabili, così lontane dal cuore maturo dell'anno.

Sono consigli seri. Eppure, vista l'eccentricità di alcuni, non vi biasimerò se non li considererete tali.

L'analisi strategica è difficile. E non si direbbe, vista la quantità di individui che vi si dedicano.

È difficile perché bisogna ridurre la complessità di un fenomeno (nella fattispecie il conflitto come entità globale) a una funzione con un'unica variabile, statuendo che essa è quella "fondamentale". Le cose sono già complicate così, e non crediate che considerare in un'analisi un numero maggiore di variabili (da 2 in sù) migliori la sua qualità.

Forse il maggiore vantaggio di un'analisi strategica basata su un unica variabile indipendente è la coerenza interna. È molto improbabile che il vostro ragionamento prosegua in modo illogico una volta che abbiate deciso di fondarlo su un unico presupposto. Mentra già con due variabili siete abbondantemente nel pantano delle contraddizioni.

Potete anche omettere nelle vostre previsioni strategiche questa radice, quanto meno per evitare polemiche coi vostri interlocutori che li distolgano dalle conclusioni cui siete arrivati.

Tuttavia è evidente che voi dobbiate essere ben oculati e fermi in questa decisione tanto estrema.

Nel concreto seguite questo processo di semplificazione: è probabile [ho scritto "probabile" e apprezzate la cautela e il suo peso sul complesso dell'analisi] che eventuali conflitti di rilievo abbiano come attore protagonista la maggiore potenza mondiale (e/o locale).

Comprenderete il senso di questa affermazione: se un conflitto è" importante" in senso globale (o regionale), allora è legittimo attendersi che ne sia coinvolta in qualche modo la maggiore potenza, per la tutela dei propri interessi.

Un coinvolgimento che può essere attivo o passivo, beninteso: anche non agire e/o non intervenire è una scelta dettata dalla tutela dei propri interessi particolari.

È la forza un po' brutale delle tautologie: un conflitto è importante se vi è coinvolta la potenza maggiore ma, logicamente, può diventare importante proprio perché
essa vi è coinvolta.

Un po' meno banale è il declassamento di un conflitto in seconda o terza fascia quando la grande potenza rinuncia ad impegnarsi in prima persona: non si tratta di scelte prive di conseguenze e dunque di motivazioni, ma delle due facce della stessa medaglia.

Un'analisi strategica, dunque, necessita come prima cosa della definizione di una gerarchia di interessi che pesino le priorità nazionali.

Paradossalmente questo è il passaggio più semplice, perché in testa ci sarà sempre la sicurezza nazionale.

Le difficoltà incominciano quando si deve declinarla e, di seguito, quando si devono identificare le situazioni conflittuali potenzialmente in grado di minacciarla.

Parliamo di sicurezza fisica dei suoi cittadini, oppure di sicurezza economica, ovvero di mantenimento e possibilmente espansione degli standard di vita e dei parametri economici, oppure ancora di consolidamento ed espansione dei suoi valori immateriali?

Qui la decisione è vostra. A questo riguardo fareste cosa utile se metteste da parte le vostre convinzioni personali e, anzi, le rifiutaste a priori a vantaggio, magari, di quelle opposte.

La ragione di questo è semplice: siamo tutti, chi più chi meno, influenzati da pregiudizi. Così, quando facciamo una previsione o conduciamo un'analisi, abbiamo in realtà l'obiettivo primario di confermare le nostre idee, più che metterle alla prova.

In questo modo inficiamo, magari senza saperlo, il valore della nostra analisi.

In ogni caso anche questo passaggio è, come anticipato, solo una tappa intermedia del nostro ragionamento, perché poi dobbiamo passare a definire le minacce plausibili.

Per esemplificare, elenchiamone alcune relativamente agli Stati Uniti, il nostro attore principale: il conflitto tra l'ISIS e l'Esercito iracheno, e più in generale tra Sunniti e Sciiti in Medio Oriente; un attacco diretto agli USA o ad un suo alleato; un attacco informatico alle sue infrastrutture; una crisi in Corea del Nord; un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani; uno scontro tra la Cina e i suoi vicini per qualche disputa territoriale; un'escalation nella crisi siriana; un ulteriore crescita dell'instabilità in Afghanistan.

Ovvero praticamente le stesse situazioni di crisi che erano state considerate sensibili alla vigilia del 2014, più una manciata di altre. che alla vigilia del 2014 nessuno aveva previsto.

Infatti nessuno aveva annunciato il prepotente emergere nell'anno appena trascorso dell'IS o il conflitto Russo-ucraino o il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese: guerre che invece dobbiamo inserire nella nostra analisi per il 2015.

Quest'ultimo aspetto vi sia di incoraggiamento nella vostra impresa: se a conclusione di tutto questo sforzo non avrete ottunuto un risultato decente potrete sempre consolarvi sapendo che esso non è sostanziamente poi molto diverso da quello dei professionisti del settore, soprattutto relativamente al costo.

Auguri di buon 2015 a tutti.