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LA SEQUENZA DI UNA TATTICA

L'attacco frontale


nicola zotti


Lo scorso mese (giugno 2015) raccontandovi della confusione tattica che regnava tra gli alti comandi degli eserciti che combatterono la Grande Guerra.

In una sorta di premonizione fatalistica, il nostro Cadorna aveva messo nero su bianco come l'attacco frontale sarebbe stato l'inevitabile esito finale di ogni operazione offensiva nella guerra moderna e che quindi ci si dovesse preparare a questa eventualità, dandola per scontata.

Purtroppo ci sono previsioni che si autoavverano, soprattutto se nessuno crede alla possibilità di soluzioni diverse, e l'inevitabilità di un attacco frontale fu a lungo considerato una specie di dogma, e non solo in Italia.

In realtà non era affatto scontato che gli assalti frontali fallissero, anzi: spesso l'obiettivo iniziale dell'offensiva era conseguito, solo che era altrettanto frequente si fosse incapaci non solo di sfruttare il successo, ma anche solo di difendere ciò che veniva conseguito da un contrattacco nemico.

Esaminiamo, però, l'assalto frontale, isolandolo da ciò che lo precedeva e da quello che ne seguiva.

Qui sotto potete vedere uno schema astratto di assalto frontale nella sua forma più evoluta ed ideale.

La trincea nemica (la greca di colore beige) era normalmente ben difesa con postazioni di mitragliatrici e allora la prima condizione per effettuare un attacco era una netta superiorità numerica, secondo una valutazione assolutamente empirica da parte dei comandi.
assalto ww1

L'unità in attacco usciva dalla trincea con una precisa sequenza e una volta che essa era tutta nella terra di nessuno, la trincea veniva occupata dalle unità destinate all'impiego successivo.

La prima linea era composta da Fucilieri (F), Mitraglieri (M) e Granatieri (G). Il loro scopo era rispondere con la maggiore efficacia possibile al fuoco nemico, giungendo il più vicino possibile alla trincea namica. In pratica operava da piattaforma di fuoco mobile per attirare il fuoco nemico, a sua volta effettuando tiri di soppressione.

Alle sue spalle agivano in funzione di supporto altri Fucilieri e Fucilieri armati di lanciagranate (Lg), allo scopo di fornire un supporto di fuoco ravvicinato alla prima linea. Con il loro tiro curvo i Lanciagranate avevano la possibilità di colpire l'interno della trincea nemica. Giunta a distanza utile di tiro, questa linea poteva anche fermarsi e provvedere alla propria azione in modo continuativo, almeno fino all'intervento della linea successiva.

Una terza linea, infatti, completava il dispositivo della prima ondata dell'attacco: gli Assaltatori (A). Armati di granate e di armi da corpo a corpo, il loro ruolo era quello di entrare nella trincea e affrontarne gli avversari in combattimento ravvicinato. Il fucile con la baionetta inastata spesso era troppo ingombrante per poter essere utilizzato negli spazi ristretti della trincea.

Alle spalle della prima ondata veniva tenuta una riserva, spesso anche in colonna, il cui scopo era rinnovare l'attacco con le stesse modalità del precedente, se questo falliva, o di occupare la trincea se invece aveva successo. Molto più raramente veniva impiegata per sfruttare un successo, aggredendo le successive linee tricerate di una difesa in profondità: la probabilità che la prima ondata avesse avuto pieno successo, infatti, era assai scarsa.

Tutto il processo fin qui descritto veniva ripetuto più e più volte, fino ad esaurimento delle unità destinate all'attacco.