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IL PRIMO MANUALE MILITARE DI CAVALLERIA

La carica di cavalleria negli statuti della regola dell'ordine dei Templari


da "I Templari, la Regola e gli Statuti dell'Ordine", a cura di Jose Vincenzo Molle, ECIG, Genova 1994



Dello squadrone

161. Quando i fratelli sono divisi in squadroni, non devono andare da uno squadrone all'altro, né montare a cavallo, o prendere lancia e scudo senza permesso; e quando hanno preso le armi devono disporre gli scudieri con la lancia dinanzi a loro e quelli col cavallo di dietro, a seconda delle istruzioni del maresciallo, o di chi ne fa le veci; e fintantoché sono nello squadrone nessuno deve volgere indietro il cavallo per combattere o incitare i compagni, né per nessun altro motivo.

162. Se un fratello desidera mettere alla prova il proprio cavallo, per verificare le sue condizioni o controllare che sia stato sellato e coperto a dovere, può montare in sella ed uscire per qualche tempo senza permesso, e poi tornare tranquillamente e in silenzio nello squadrone; ma non può prendere lancia e scudo senza permesso; è consentito indossare il cappuccio di ferro senza attendere il permesso, ma non toglierselo. Nessuno deve caricare o uscire dai ranghi senza permesso.

163. Nel caso un cristiano si comporti in modo avventato e un turco lo assalga per ucciderlo, ed egli sia in pericolo di morte, se qualcuno, trovandosi in quei pressi, decide di lasciare lo squadrone per soccorrerlo, poiché sente in cuor suo di poterlo aiutare, può farlo senza permesso, e poi deve rientrare nello squadrone, tranquillamente e in silenzio. Chi va alla carica o esce dai ranghi per qualunque altro motivo sarà punito e verrà inviato a piedi all'accampamento e privato di tutto meno che dell'abito.

Della carica

164. Quando il maresciallo lo ritiene opportuno, si fa consegnare, in nome di Dio, il gonfalone dal sotto-maresciallo, e se il maresciallo non lo trattiene, il sotto-maresciallo raggiunge il turcopoliero. Quindi il maresciallo ordina a cinque o sei, fino a un massimo di dieci fratelli cavalieri di proteggere lui e la bandiera; e questi cavalieri devono sbaragliare il nemico tutt'intorno al gonfalone, e dare il megio di sé, senza dividersi o abbandonare la posizione, ma anzi mantenendosi il più vicino possibile al gonfalone in modo da poterlo proteggere se necessario. E gli altri fratelli possono attaccare davanti, di dietro, a sinistra e a destra, ovunque ritengano di poter opprimere il nemico, in modo da poter soccorrere il gonfaloniere ed essere da questo sostenuti, se necessario.

165. E il maresciallo deve ordinare al commendatore dei cavalieri, che deve essre uno dei dieci balivi del capitolo, di portare un altro gonfalone arrototlato intorno alla lancia. E il commendatore non deve mai abbandonare il maresciallo, ma anzi stargli il più vicino possibile, dimodoché, se il gonfalone del maresciallo viene abbattuto o distrutto, o nel caso, Dio non voglia, si verifichi qualche altra disgrazia, egli possa dispiegare il proprio gonfalone; o comunque fare in modo che i fratelli si riuniscano, se occorre, intorno al gonfalone. E se il maresciallo è ferito o accerchiato e non in grado di comandare la carica, questa deve essere lanciata da colui che regge il gonfalone. E quanti hanno l'incarico di proteggere il gonfalone devono andare con lui; né il maresciallo, né colui che porta il gonfalone arrotolato devono colpire con l'asta del gonfalone, né abbassarla per nessun motivo.

166. E soprattutto chi è alla testa di uno squadrone di cavalieri non deve caricare o uscire dai ranghi senza il permesso o il consenso del maestro, se è presente, o di chi ne fa le veci (a meno che gli toccasse farlo per forza o si trovasse alle strette, tali da non poter chiedere facilmente il permesso); e se invece avviene diversamente verrà punito severamente e perderà l'abito. Il comandante di ogni squadrone deve avere un gonfalone arrotolato intorno alla lancia e disporre di dieci cavalieri che difendan lui e il gonfalone. E ciò che si è detto a proposito del maresciallo vale anche per i comandanti degli squadroni.

167. E se uno non è in grado di dirigersi verso il gonfaloniere per timore dei Saraceni che si frappongono fra lui e il gonfaloniere, oppure non riesce più a vederlo, raggiunga senz'altro il più vicino gonfalone cristiano. E se individua quello dell'Ospedale, si avvicini ad esso e informi il capo di quello squadrone, o un altro ufficiale, che non è in grado di raggiungere il proprio gonfalone, e lì rimanga quieto e in silenzio finché non è in grado di tornare dai suoi. Nessuno, per quanto gravemente ferito, deve lasciare i ranghi senza permesso; e se uno è gravemente ferito tanto da non poter andare a chiedere tale permesso, deve inviare un altro fratello a chiederlo in sua vece.

168. E se, Dio non voglia, accade che i cristiani siano sconfitti, nessuno deve abbandonare il campo di battaglia e tornare alla guarnigione finché rimane in piedi anche un solo vessillo bicolore; e chi lo fa venga espulso per sempre dalla casa. E quando è chiaro che non c'è più nienta da fare, si raggiunga il più vicino gonfalone dell'Ospedale o un altro gonfalone cristiano, se ce ne sono; e se anche questi vengono abbattuti ci si diriga verso la propria guarnigione, là dove piaccia a Dio.