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Carzano 1917

Fabio Mentasti



Carzano 1917: Era possibile evitare la vittoria mutilata?

Trentino, settembre 1917. Un mese prima di Caporetto, 40.000 italiani vengono lanciati contro le linee austriache in un settore tranquillo della Valsugana.

Il comandante e gli ufficiali del battaglione austriaco che hanno di fronte aiutano gli italiani in tutti i modi, drogando le proprie truppe, sabotando le installazioni in retrovia, facendo da guida alle colonne italiane, dopo aver fornito mappe dettagliate e tutte le informazioni sulle poche artiglierie nemiche: la posizione e l'elenco dello scarso munizionamento a loro disposizione.

Le truppe austriache sono solo un velo, Trento è debolmente difesa da pochi territoriali, il Trentino è in svuotamento in preparazione dell'offensiva di Caporetto. I forti di sbarramento sono senza artiglierie.

I protagonisti italiani sono quattro: Cadorna e il maggiore del Servizio informazioni Cesare Pettorelli Lalatta, che premono per uno sfondamento in grande stile; Il comandante interinale della Sesta Armata Italiana, Gen. Etna, e il suo sottoposto a cui l'operazione è affidata, Zincone, che organizzano un colpo di mano senza troppa convinzione.

I soldati, caricati all'inverosimile, come se fosse una marcia di trasferimento, vengono incolonnati in un camminamento largo 80 cm, ignorando le strade coperte all'osservazione nemica.

Quando gli austriaci subodorano qualcosa e sparano qualche cannonata a casaccio, Zincone ordina la ritirata, abbandonando il LXXII/20mo Bersaglieri del Maggiore Ramorino ai contrattacchi austriaci. Un fallimento su tutta la linea. Gli italiani, imbarazzati, a parte le destituzioni di rito, mettono tutto a tacere. Lo stesso fanno gli austriaci, spaventati.

Il mese successivo, lo sfondamento di Caporetto dà l'origine all'epopea del Piave e del Grappa.

La fine della guerra, l'anno successivo, e la dabbenaggine dei negoziatori italiani durante le trattative di pace in Francia danno via libera a D'Annunzio e Mussolini.

Che cosa sarebbe potuto succedere se il "Sogno di Carzano" fosse stato affidato a un generale più adatto?

Il Generale Antonino di Giorgio, fautore della guerra di movimento, aveva combattuto quasi tutta la guerra in Valsugana, nel settore adiacente a quello interessato dall'operazione Carzano. Il suo 'Raggruppamento Di Giorgio' era stato l'unico a raggiungere i propri obbiettivi sull'Ortigara. Cadorna lo conosceva e lo stimava sin dal 1906.

Lalatta convinse Cadorna ad affidare a Di Giorgio un Corpo D'Armata Speciale durante la ritirata di Caporetto, e Di Giorgio assolse al meglio questo difficile incarico, salvando l'Italia sul Tagliamento e sul Piave. Già parlamentare, divenne Ministro della guerra nel 1925.

Un altro nome adatto era quello del generale Andrea Graziani, il "Signore Della Valsugana".

Invece l'incarico venne affidato ad un generale di stato maggiore, senza esperienza al fronte, che utilizzo' truppe al battesimo del fuoco, senza conoscenza del terreno. L'unico briefing che gli ufficiali ricevettero, pochi giorni prima, fu una gita su un monte nelle retrovie da dove vennero indicati loro gli obiettivi.

Con Di Giorgio al comando, le truppe sarebbero probabilmente arrivate a Trento, e forse perfino a Bolzano, e avrebbero potuto, se ben supportate, arrivare a chiudere il Brennero.

Cadorna aveva fornito, oltre ai reparti in prima linea, due divisioni comandate da generali che si sarebbero distinti poi negli Arditi: la 62ma di Viora e la 65ma di Zoppi.

Inoltre, all'operazione erano stati assegnati mezzi logistici senza precedenti: i camion per portare in avanti un'intera divisione, autocannoni e autoblindo, sei dei dodici battaglioni di Bersaglieri Ciclisti.

Che cosa sarebbe potuto succedere se il "Sogno di Carzano" si fosse realizzato?

1- Il fronte si sarebbe accorciato, dopo aver insaccato e costretto alla resa il formidabile dispositivo nemico sugli altipiani: sarebbe stata "La Caporetto Austriaca".

2- Le notizie fornite dai disertori nemici sarebbero state prese in maggiore considerazione, facilitando la difesa contro le future offensive nemiche;

3- Il morale delle truppe italiane sarebbe migliorato molto, rendendo meno probabili e diffusi gli episodi di diserzione/defezione/disfattismo successivi, che hanno aggravato Caporetto.

4- Probabilmente, gli austriaci avrebbero rinunciato all'offensiva di Caporetto.

Nel caso l'avessero comunque effettuata, i 108 battaglioni che Cadorna aveva (intenzionalmente? vedi Tiziano Berte', "Caporetto Sconfitta o Vittoria?" Gino Rossato, 2002) mal disposto nelle retrovie sarebbero stati impiegati in maniera migliore, respingendo un nemico del quale possedevano il piano di battaglia dettagliato, grazie a due disertori rumeni.

5- La successiva offensiva italiana avrebbe quasi certamente sfondato il fronte, costringendo l'Austria alla resa, come ammesso da più fonti, italiane e austriache.

6- La fine della guerra avrebbe visto l'Italia all'offensiva, e vista internazionalmente come la principale artefice del crollo della Duplice Monarchia, ben prima che il peso degli Stati Uniti potesse farsi sentire sul Fronte Occidentale.

7- Nessuna interpretazione di "Vittoria Mutilata".

8- Il Re, anni dopo, quasi certamente non si sarebbe rifiutato di firmare lo stato d'assedio per contrastare la Marcia Su Roma di Mussolini. Non ci sarebbe stato il Ventennio.

Sull'episodio, ho scritto un romanzo ucronico: "L'Italia di Carzano", che e' disponibile in print on demand su lulu: http://www.lulu.com/content/1125733

Nella pagina si puo' vedere la copertina, una presentazione e le prime pagine del libro. Lulu accetta carta di credito e PayPal. Commenti e discussioni possono venire indirizzate all'email dedicata: italiacarzano@yahoo.com

Fabio Mentasti

Bibliografia essenziale:

1- Fabio Mentasti, L'Italia di Carzano, romanzo, 2007
http://www.lulu.com/content/1125733

2- Cesare Pettorelli Lalatta, "L'occasione Perduta - Carzano 1917" - Mursia 1967, ristampa del 2007.

3- Luigi Sardi, Carzano 1917, Curcu e Genovese, 2007

4- Conferenza del Col. Salerno su Carzano, in .doc:
http://www.centrostudimilitari.it/images/carzano.doc

5- Tiziano Berte', "Caporetto Sconfitta o Vittoria?" Gino Rossato, 2002