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PER FAVORE, ONOREVOLE, NON SI OCCUPI DI STORIA

Bossi, il dito e le dita

Nicola Zotti



Giuro che non ce l'ho con l'onorevole Umberto Bossi. Semmai vorrei consigliargli di abbandonare l'abitudine di fare nei suoi comizi riferimenti storico-militari, verso i quali ha dimostrato in più occasioni di non avere familiarità. Da Repubblica.it del 16 agosto 2008:

«Il dito medio. "Non è un insulto ma una memoria storica", dice Bossi del gesto a dito medio alzato fatto durante un comizio a Padova a luglio in riferimento all'inno di Mameli."Ma l'inno nazionale - ha tenuto a sottolineare - non c'entrava niente".

Il leader della Lega si lancia quindi in un excursus storico: il gesto è nato nell'antichità perché i romani tagliavano agli arcieri nemici il dito medio per impedire loro di scoccare ancora frecce, pratica ripetuta dagli inglesi con i francesi».

Non mi risulta che i romani avessero questa abitudine: il che naturalmente non vuol dire nulla, perché la pratica di cui parla l'onorevole Bossi potrebbe essermi sfuggita.

Tuttavia ricordo i riferimenti al "digitus infamis" o al "digitus impudicus": ovvero il dito medio alzato con il resto delle dita chiuse a pugno che aveva per i romani un chiaro riferimento sessuale: lo stesso utilizzato dall'onorevole Bossi, e che quindi nella tradizione romana non ha probabilmente nulla a che vedere con eventuali dita di arciere tagliate.

Per quanto invece riguarda quest'utima pratica, bisogna informare l'onorevole Bossi di cinque cose:

  1. non riguarda il gesto del dito del medio alzato, ma il segno della dita a V, con il dorso della mano rivolto verso l'insultato;
  2. vanno invertite le parti: erano i francesi ad aver minacciato gli arcieri inglesi della mutilazione e non viceversa: questi ultimi, dopo la vittoria ad Agincourt avrebbero mostrato in segno di scherno le due dita ai francesi in fuga;
  3. le dita recise erano ovviamente due, indice e medio, e non una;
  4. si tratta probabilmente di una leggenda e comunque l'unico riferimento a me noto riguarda quello che avrebbe detto il re inglese Enrico V nel suo discorso prima della battaglia di Agincourt, ovvero che i francesi minacciavano di tagliare agli arcieri inglesi presi prigionieri le tre dita con le quali essi tendevano la corda del proprio arco: cosa che potrebbe non corrispondere ad un'effettiva pratica francese, ma solo a propaganda inglese, tanto più che le dita in questione non sarebbero néuna né due, ma, appunto, tre.
  5. Infine, non esiste un tiro dell'arco a "due dita" con il medio: se ne usano 3 (indice, medio e anulare come gli arcieri inglesi), si pizzica la freccia tra indice e pollice come nella maggioranza dei casi (ma esercitando ovviamente meno trazione), oppure si usa il pollice come gli arcieri mongoli. Fate un po' voi...

Per altro, i l semiologo Desmond Morris nel suo libro "l'uomo e i suoi gesti" dedica un capitolo (pagg. 198 e segg.) ai "segnali osceni", soffermandosi diffusamente sulle origini del gesto delle dita a V a dorso esposto, gesto insultante tra gli anglosassoni come anche tra altri popoli, ma non menziona la leggenda degli arcieri inglesi.