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IL 30 APRILE 1863: CAMERONE

Nei panni del capitano Danjou

nicola zotti


Siamo in Messico nella primavera del 1863. L'avventura di Massimiliano d'Asburgo era agli inizi. Come forse saprete, Napoleone III con una spedizione militare cercava di far diventare il fratello di Francesco Giuseppe imperatore di questo paese, per riuscire in qualche modo a rifarsi dei soldi persi dalla Francia quando il presidente Benito Juarez aveva sospeso il pagamento del debito estero.

Era in corso un decisivo assedio a Puebla, ultima barriera prima di Città del Messico, dove i francesi avevano intrappolato un'armata nemica ma non riuscivano ad averne ragione.

La base francese sulla costa, Vera Cruz, distava da Puebla circa 250 chilometri di terreno paludoso, infestato, più che dagli insetti, da bande di guerriglieri juaristi che impedivano il passaggio dei rifornimenti.

Il comandante della spedizione francese, generale Forey, non avendo un compito peggiore di questo in cui impegnarli, destinò allora il contingente della Legione Straniera - due battaglioni al comando del colonnello Jeanningros - al presidio della strada Vera Cruz-Puebla.

Ben presto febbre gialla, malaria e pallotte juariste iniziarono a far pagare un pesantissimo prezzo alla Legione.

Per di più Puebla reggeva, perché ai francesi mancavano cannoni pesanti per abbatterne le mura.

Quando finalmente arrivò l'artiglieria pesante, il convoglio iniziò a procedere lentamente verso Puebla, e spettava ai legionari assicurarne l'arrivo a destinazione.

Jeanningros aveva destinato due compagnie per questa missione, ma una spia indiana lo informò che i messicani erano venuti a conoscenza della partenza del convoglio e avevano programmato di attaccarlo non solo con i guerriglieri, ma anche con un contingente regolare formato da numerosi squadroni di cavalleria e da tra battaglioni di fanteria: una forza valutabile approssimatamente in almeno tremila uomini.

Jeanningros decise allora di destinare la 3a compagnia del primo battaglione, di stanza a Chiquihuite, ad una ricognizione in forze ad est con molteplici scopi: individuare il nemico, e aspettare l’arrivo del convoglio al villaggio di palo Verde per rinforzarne la scorta.

Questa la strada che  i legionari dovevano percorrere:


Prima di iniziare il gioco, e di spiegarne le poche regole, dovete sapere che la 3a compagnia consisteva di 62 uomini al comando del capitano Danjou, veterano della guerre d'Algeria, d'Italia e di Crimea (dove aveva perso la mano sinistra, al posto della quale portava un arto artificiale di legno) che era l'unico ufficiale risparmiato dalla febbre gialla.

Il gioco consiste in un test di 6 domande: mettetevi nei panni del capitano Danjou e prendete le decisioni al posto suo. Segnate le opzioni che scegliete e poi passate alla domanda successiva: alla fine, sommando i risultati per ciascuna risposta, otterrete un punteggio che misurerà la vostra abilità di comandanti in capo.

Buon divertimento.

Domanda 1

La terza compagnia abbandonò il campo alla mezzanotte tra 29 e 30 aprile e verso le 2 e 30 raggiunse Paso del Macho, dove si trovava un fortino tenuto dalla compagnia granatieri del battaglione, fermandosi per un caffè rinfrancante.

Il capitano Saussier, comandante del fortino, offrì a Danjou un plotone della compagnia, come rinforzo per la sua missione.

Secondo voi Danjou doveva:

a) accettare l'offerta di Saussier perché ogni uomo in più poteva essere determinante in questa missione;

b) rifiutare, perché il tempo necessario al plotone di granatieri per prepararsi avrebbe sottratto tempo prezioso di marcia con il fresco della notte.

Domanda 2

Danjou declinò l'offerta di Saussier e riprese la marcia. Alle 7 del mattino i legionari oltrepassarono la fattoria abbandonata di Camerone, e proseguirono per altri 3 chilometri fino a raggiungere la loro destinazione, Palo Verde, poche case diroccate e disabitate: per tutto il percorso non avevano trovata alcuna traccia del nemico e non rimaneva che aspettare l'arrivo del convoglio facendo colazione.

Danjou aveva appena dato l'ordine di preparare il bivacco, quando all'orizzonte, da sud-ovest, comparve una densa nuvola di polvere: date le circostanze non poteva trattarsi che della cavalleria messicana.

Danjou aveva di fronte a sé una prima decisione da prendere immediatamente:

a) doveva inviare un messaggero con il proprio cavallo verso il convoglio, che doveva essere ormai giunto a Soledad, per mettere la scorta in guardia del pericolo anche a costo di far scoprire la propria presenza ai messicani;

b) doveva innanzitutto nascondersi alla vista dei messicani cercando rifugio nella fitta vegetazione che circondava la zona, per evitare uno scontro prematuro con il nemico.

Domanda 3

Danjou ordinò ai legionari di affardellare i muli e di cercare rifugio nella boscaglia a lato della strada: quella nuvola all'orizzonte era proprio la cavalleria messicana: circa 800 uomini tra i quali anche molti lancieri.

Danjou era riuscito ad individuare i nemici senza far notare la propria presenza, ma aveva una nuova difficilissima decisione da prendere:

a) i legionari dovevano ancora trarre profitto della fitta vegetazione e cercare di ritornare verso occidente, alla base di Puebla, affinché venisse predisposta  una forza di intervento piu consistente;

b) i legionari dovevano alleggerirsi di ogni peso e intraprendere una vera e propria corsa per coprire i trenta chilometri che li separavano da Soledad, fin tanto che i messicani erano lontani, nella speranza di arrivare al convoglio e la sua scorta prima di essere raggiunti dalla cavalleria messicana;

c) i legionari dovevano occupare gli edifici diroccati di Palo Verde e provare a difendere la posizione, anche se non si prestava molto a questo compito, per evitare il rischio di essere presi allo scoperto.

                  

 

Domanda 4

La compagnia si divise in due colonne precedute da esploratori e iniziò a muoversi cautamente ma velocemente nella fitta vegetazione per raggiungere la base di Puebla. La cavalleria messicana non si accorse dei legionari e scomparve dalla vista.

Tutto procedette per il meglio fin quando la compagnia arrivò all'altezza della fattoria di Camerone: un guerrigliero appostato nella fattoria individuò  un esploratore e lo ferì con un colpo di fucile. Quando i legionari raggiunsero la fattoria il guerrigliero era già scomparso nel nulla.

La cavalleria aveva sicuramente udito il colpo di fucile e Danjou doveva decidere in fretta: il capitano sapeva che in suo favore c'era il fatto che la cavalleria nemica aveva il compito di attaccare il convoglio e non aveva tempo da perdere contro una sessantina di legionari. Inoltre era facile arguire che se i messicani erano ancora all'altezza di Palo-Verde, significava che il convoglio, probabilmente, si era fermato a Soledad, in una posizione relativamente sicura.

a) I legionari dovevano occupare immediatamente gli edifici della fattoria di Camerone, anche se non davano grandi garanzie di difesa, contando sul fatto che, nella peggiore delle ipotesi, i messicani li avrebbero solamente tenuti sotto controllo fin tanto che non avessero condotto a buon fine l'attacco al convoglio;

b) I legionari dovevano riprendere la marcia per raggiungere un vicino villaggio di indiani: innanzitutto perché permetteva una difesa migliore della fattoria, ed inoltre perché forse la cavalleria poteva anche ignorare del tutto quel pugno di legionari. Il rischio che si correva era quello di essere attaccati dalla cavalleria senza un riparo dove rifugiarsi.

Domanda 5

Accelerando ancora il passo, Danjou e i suoi cercarono di raggiungere il villaggio indiano. I messicani, purtroppo per i legionari, avevano udito il colpo di fucile ed il loro comandante aveva fatto manovrare le proprie truppe per verificare la situazione.

In breve la cavalleria messicana aveva individuato i legionari ed era andata al loro inseguimento.

Due squadroni guidarono l'attacco contro i legionari da due direzioni diverse, ma questi, tutt'altro che intimoriti formarono quadrato e respinsero la carica: era una vittoria assolutamente episodica, perché la cavalleria iniziò a circondare il piccolo quadrato.

Ai legionari non restava che:

a) cercare di raggiungere gli edifici della fattoria di Camerone a circa un paio di chilometri di distanza e apprestare lì una difesa: il terreno era fitto di cespugli che costringevano la cavalleria a disordinarsi, ma che avrebbero impedito anche al quadrato di procedere a ranghi compatti;

b) mantenere la posizione sul posto nella formazione più ordinata possibile in modo da contrastare gli attacchi di cavalleria con la massima efficacia.

Domanda 6

I legionari si mossero per raggiungere la fattoria, sorprendendo i messicani: a questi sarebbe bastato schierare al galoppo uno squadrone a copertura di Camerone, per frustrare il tentativo dei legionari e concludere qui la loro avventura.

Invece solo un pugno di cavalleggeri, di propria iniziativa, occupò il tetto dell'edificio principale della fattoria. Il grosso dei messicani fu lanciato in una seconda carica contro i legionari: una carica che ebbe maggior successo della prima: fu ugualmente respinta, ma 16 legionari non riuscirono a raggiungere la fattoria e, perdita in qualche modo ancora peggiore, furono catturati i muli con le munizioni, i viveri e soprattutto la preziosissima acqua.

Verso le 9 e 30 un ufficiale di cavalleria messicano chiese ai legionari di arrendersi affermando che contro di loro c'erano ormai più di 2000 uomini.

La situazione dei legionari era veramente priva di vie d'uscita, e tuttavia Danjou doveva ancora prendere una difficile decisione:

a) doveva cercare di far buon viso a cattivo gioco e cercare con la diplomazia di guadagnare tempo per ritardare l'attacco messicano contro il convoglio;

b) poteva tranquillamente dispiegare tutto il proprio disprezzo verso i messicani, sapendo che questo avrebbe significato come risposta un immediato rabbioso attacco.

Epilogo

Danjou fu molto sprezzante con i messicani, ma lo fu per un preciso calcolo: ormai non c'era più dubbio che quello che aveva di fronte fosse proprio il contingente che doveva attaccare il convoglio ed era veramente impensabile che stesse perdendo il proprio tempo accanendosi contro un pugno di legionari, per di più assolutamente inoffensivi per il compito che era stato loro affidato.

Così il capitano Danjou dando prova di un coraggio, una determinazione ed un'intelligenza assolutamente straordinari, decise di sacrificare se stesso e i propri uomini provocando i messicani fino ad invischiarli in una battaglia senza senso alcuno.

Sarebbe bastato tenere un contingente di pochi guerriglieri a fare da cintura attorno alla fattoria, e invece i messicani cominciarono una serie di attacchi in grande stile che sarebbero andati avanti per tutto il giorno, in una specie di riedizione dell'assedio di Alamo.

Danjou, sfidando il tiro dei messicani appostati sul tetto dell'edificio pricipale della fattoria, raggiunse i suoi legionari nelle loro postazioni facendosi promettere che avrebbero resistito fino alla fine.

Verso le 11 Danjou venne colpito a morte da un tiro dei messicani sul tetto: appena in tempo per non vedere l'arrivo sul posto dei tre battaglioni di fanteria che completavano la forza destinata ad attaccare il convoglio e di numerosi guerriglieri della zona che portarono i rapporti di forza tra i contendenti a dimensioni assurde.

Per nulla demoralizzati, i legionari tennero fede al giuramento fatto al proprio capitano resistendo fino a sera ad una serie di attacchi ininterrotti e ad un volume di fuoco impressionante, date le armi americane a disposizione dei messicani. Per non parlare poi del caldo e della sete, che costrinse i legionari, veterani della guerra d'Algeria, a bere la propria urina.

Resistettero fino all'ultimo colpo e quando anche questo fu sparato, gli ultimi sei legionari in grado di combattere- il sottotenente Maudet, il caporale Maine, e i legionari Leonhart, Katau, Constantin e Wenzel - tolsero le barricate che avevano costruito e caricarono i messicani alla baionetta.

Maudet fu ucciso, e con lui Katau che gli fece scudo col proprio corpo, colpito da 19 pallottole. Con loro morì anche Leonhart.

Gli ultimi tre, costretti spalla contro spalla e circondati, vennero invitati ad arrendersi ed accettarono solo a condizione di poter tenere le proprie armi e che i messicani si prendessero cura dei feriti.

Per evitare guai peggiori i messicani accettarono: avevano perso circa 300 uomini e soprattutto avevano logorato materialmente e psicologicamente il contingente che avrebbe potuto dare una svolta alla campagna.

Dopo l'episodio di Camerone i messicani non ebbero il coraggio di sbarrare la strada al convoglio dei cannoni pesanti, che arrivarono indisturbati a Puebla e ne decisero la caduta, il 17 maggio.

I legionari sopravvissuti furono 33: il legionario Lai, il tamburo maggiore della compagnia, colpito da tre ferite di lancia e da due pallottole, dato per morto dai messicani, fu rinvenuto dai propri commilitoni il giorno dopo, e 32 i prigionieri in mano messicana: 16 erano stati presi durante la corsa verso la fattoria, e 16 i superstiti dell'assedio: tutti furono scambiati con altrettanti messicani circa un mese dopo la battaglia.

Rimane da dire una sola cosa: la mano di legno di Danjou, oggi conservata nella caserma di Aubagne, vicino Marsiglia, fu ritrovata da un contadino qualche giorno dopo la battaglia. Infatti i legionari accorsi nei giorni successivi a Camerone non erano riusciti a riconoscere i cadaveri dei propri commilitoni, devastati da sciacalli e avvoltoi. Il contadino due anni dopo i fatti vendette la mano ad Achille Bazaine, neo comandante in capo dopo Forey dell'armata francese, e legionario anch'egli, che la portò a Siddi Bel Abbes dove venne custodita fino al 1962.

Un'altra versione dei fatti vuole che la protesi fu ritrovata tra le proprietà del generale messicano Ramirez quando venne catturato dal tenente colonnello dell'esercito austriaco Karl Grübert, e da questi consegnata ai francesi.

Comunque sia, la mano di Jean Danjou viene venerata come il più prezioso tesoro della Legione.

 


Il capitano Danjou e la sua mano di legno



I punteggi

1) a=0   b=1

2) a=0   b=1

3) a=2   b=0   c=1

4) a=1   b=0

5) a=1   b=0

6) a=0   b=1

7   punti = ottimo risultato: complimenti vivissimi, perché il test non è difficile, ma l'eccellenza è sempre rara da incontrare.

5-6 punti = buono: con questo punteggio possiamo già dirci soddisfatti: tanto più che è stato raggiunto il risultato dello stesso Danjou.

4-3 punti = medio: per il rotto della cuffia, per il rotto della cuffia...

2-1 punti = scadente: ahi... sono io il primo ad essere deluso da questo risultato, ma temo che ormai, così, a fine anno, sia difficile riparare: aboliti gli esami a settembre non rimane che ripetere l'anno.

0   punti = pessimo: non credo proprio che nessuno raggiunga questo risultato, ma se del caso non c’è da preoccuparsi troppo: non credo che finirete mai in situazioni intricate come questa...