Domanda 4
La compagnia si divise in due colonne precedute da esploratori e iniziò a muoversi cautamente ma velocemente nella fitta vegetazione per raggiungere la base di Puebla. La cavalleria messicana non si accorse dei legionari e scomparve dalla vista.
Tutto procedette per il meglio fin quando la compagnia arrivò all'altezza della fattoria di Camerone: un guerrigliero appostato nella fattoria individuò un esploratore e lo ferì con un colpo di fucile. Quando i legionari raggiunsero la fattoria il guerrigliero era già scomparso nel nulla.
La cavalleria aveva sicuramente udito il colpo di fucile e Danjou doveva decidere in fretta: il capitano sapeva che in suo favore c'era il fatto che la cavalleria nemica aveva il compito di attaccare il convoglio e non aveva tempo da perdere contro una sessantina di legionari. Inoltre era facile arguire che se i messicani erano ancora all'altezza di Palo-Verde, significava che il convoglio, probabilmente, si era fermato a Soledad, in una posizione relativamente sicura.
a) I legionari dovevano occupare immediatamente gli edifici della fattoria di Camerone, anche se non davano grandi garanzie di difesa, contando sul fatto che, nella peggiore delle ipotesi, i messicani li avrebbero solamente tenuti sotto controllo fin tanto che non avessero condotto a buon fine l'attacco al convoglio;
b) I legionari dovevano riprendere la marcia per raggiungere un vicino villaggio di indiani: innanzitutto perché permetteva una difesa migliore della fattoria, ed inoltre perché forse la cavalleria poteva anche ignorare del tutto quel pugno di legionari. Il rischio che si correva era quello di essere attaccati dalla cavalleria senza un riparo dove rifugiarsi.
Domanda 5
Accelerando ancora il passo, Danjou e i suoi cercarono di raggiungere il villaggio indiano. I messicani, purtroppo per i legionari, avevano udito il colpo di fucile ed il loro comandante aveva fatto manovrare le proprie truppe per verificare la situazione.
In breve la cavalleria messicana aveva individuato i legionari ed era andata al loro inseguimento.
Due squadroni guidarono l'attacco contro i legionari da due direzioni diverse, ma questi, tutt'altro che intimoriti formarono quadrato e respinsero la carica: era una vittoria assolutamente episodica, perché la cavalleria iniziò a circondare il piccolo quadrato.
Ai legionari non restava che:
a) cercare di raggiungere gli edifici della fattoria di Camerone a circa un paio di chilometri di distanza e apprestare lì una difesa: il terreno era fitto di cespugli che costringevano la cavalleria a disordinarsi, ma che avrebbero impedito anche al quadrato di procedere a ranghi compatti;
b) mantenere la posizione sul posto nella formazione più ordinata possibile in modo da contrastare gli attacchi di cavalleria con la massima efficacia.
Domanda 6
I legionari si mossero per raggiungere la fattoria, sorprendendo i messicani: a questi sarebbe bastato schierare al galoppo uno squadrone a copertura di Camerone, per frustrare il tentativo dei legionari e concludere qui la loro avventura.
Invece solo un pugno di cavalleggeri, di propria iniziativa, occupò il tetto dell'edificio principale della fattoria. Il grosso dei messicani fu lanciato in una seconda carica contro i legionari: una carica che ebbe maggior successo della prima: fu ugualmente respinta, ma 16 legionari non riuscirono a raggiungere la fattoria e, perdita in qualche modo ancora peggiore, furono catturati i muli con le munizioni, i viveri e soprattutto la preziosissima acqua.
Verso le 9 e 30 un ufficiale di cavalleria messicano chiese ai legionari di arrendersi affermando che contro di loro c'erano ormai più di 2000 uomini.
La situazione dei legionari era veramente priva di vie d'uscita, e tuttavia Danjou doveva ancora prendere una difficile decisione:
a) doveva cercare di far buon viso a cattivo gioco e cercare con la diplomazia di guadagnare tempo per ritardare l'attacco messicano contro il convoglio;
b) poteva tranquillamente dispiegare tutto il proprio disprezzo verso i messicani, sapendo che questo avrebbe significato come risposta un immediato rabbioso attacco.
Epilogo
Danjou fu molto sprezzante con i messicani, ma lo fu per un preciso calcolo: ormai non c'era più dubbio che quello che aveva di fronte fosse proprio il contingente che doveva attaccare il convoglio ed era veramente impensabile che stesse perdendo il proprio tempo accanendosi contro un pugno di legionari, per di più assolutamente inoffensivi per il compito che era stato loro affidato.
Così il capitano Danjou dando prova di un coraggio, una determinazione ed un'intelligenza assolutamente straordinari, decise di sacrificare se stesso e i propri uomini provocando i messicani fino ad invischiarli in una battaglia senza senso alcuno.
Sarebbe bastato tenere un contingente di pochi guerriglieri a fare da cintura attorno alla fattoria, e invece i messicani cominciarono una serie di attacchi in grande stile che sarebbero andati avanti per tutto il giorno, in una specie di riedizione dell'assedio di Alamo.
Danjou, sfidando il tiro dei messicani appostati sul tetto dell'edificio pricipale della fattoria, raggiunse i suoi legionari nelle loro postazioni facendosi promettere che avrebbero resistito fino alla fine.
Verso le 11 Danjou venne colpito a morte da un tiro dei messicani sul tetto: appena in tempo per non vedere l'arrivo sul posto dei tre battaglioni di fanteria che completavano la forza destinata ad attaccare il convoglio e di numerosi guerriglieri della zona che portarono i rapporti di forza tra i contendenti a dimensioni assurde.
Per nulla demoralizzati, i legionari tennero fede al giuramento fatto al proprio capitano resistendo fino a sera ad una serie di attacchi ininterrotti e ad un volume di fuoco impressionante, date le armi americane a disposizione dei messicani. Per non parlare poi del caldo e della sete, che costrinse i legionari, veterani della guerra d'Algeria, a bere la propria urina.
Resistettero fino all'ultimo colpo e quando anche questo fu sparato, gli ultimi sei legionari in grado di combattere- il sottotenente Maudet, il caporale Maine, e i legionari Leonhart, Katau, Constantin e Wenzel - tolsero le barricate che avevano costruito e caricarono i messicani alla baionetta.
Maudet fu ucciso, e con lui Katau che gli fece scudo col proprio corpo, colpito da 19 pallottole. Con loro morì anche Leonhart.
Gli ultimi tre, costretti spalla contro spalla e circondati, vennero invitati ad arrendersi ed accettarono solo a condizione di poter tenere le proprie armi e che i messicani si prendessero cura dei feriti.
Per evitare guai peggiori i messicani accettarono: avevano perso circa 300 uomini e soprattutto avevano logorato materialmente e psicologicamente il contingente che avrebbe potuto dare una svolta alla campagna.
Dopo l'episodio di Camerone i messicani non ebbero il coraggio di sbarrare la strada al convoglio dei cannoni pesanti, che arrivarono indisturbati a Puebla e ne decisero la caduta, il 17 maggio.
I legionari sopravvissuti furono 33: il legionario Lai, il tamburo maggiore della compagnia, colpito da tre ferite di lancia e da due pallottole, dato per morto dai messicani, fu rinvenuto dai propri commilitoni il giorno dopo, e 32 i prigionieri in mano messicana: 16 erano stati presi durante la corsa verso la fattoria, e 16 i superstiti dell'assedio: tutti furono scambiati con altrettanti messicani circa un mese dopo la battaglia.
Rimane da dire una sola cosa: la mano di legno di Danjou, oggi conservata nella caserma di Aubagne, vicino Marsiglia, fu ritrovata da un contadino qualche giorno dopo la battaglia. Infatti i legionari accorsi nei giorni successivi a Camerone non erano riusciti a riconoscere i cadaveri dei propri commilitoni, devastati da sciacalli e avvoltoi. Il contadino due anni dopo i fatti vendette la mano ad Achille Bazaine, neo comandante in capo dopo Forey dell'armata francese, e legionario anch'egli, che la portò a Siddi Bel Abbes dove venne custodita fino al 1962.
Un'altra versione dei fatti vuole che la protesi fu ritrovata tra le proprietà del generale messicano Ramirez quando venne catturato dal tenente colonnello dell'esercito austriaco Karl Grübert, e da questi consegnata ai francesi.
Comunque sia, la mano di Jean Danjou viene venerata come il più prezioso tesoro della Legione.
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