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LA GUERRA PUO' ESSERE "BULLETTIZZATA"?

La guerra formato Powerpoint


Nicola Zotti



Il generale americano Stanley A. McChrystal, capo delle forze americane e NATO in Afghanistan, mostrando questo schema (nelle dimensioni leggibili) durante un recente briefing sullo stato della guerra, lo ha commentato con le parole "quando capiremo questa slide vinceremo la guerra in Afghanistan".

L'osservazione, per quanto pertinente, ha avuto l'effetto immediato di scatenare una risata tra i presenti e quello secondario di innescare una riflessione sull'uso di Powerpoint tra le forze armate americane e, di rimbalzo, in tutte le organizzazioni che affrontano questioni complesse, ovvero l'universo mondo.

Lo schema in sé rappresenta in realtà solo l'apprezzabile sforzo di cercare di mostrare graficamente l'intreccio terribilmente complesso di relazioni e di infliuenze reciproche tra i soggetti coinvolti in una guerra, e quindi non ha direttamente molto a che fare con Powerpoint come strumento di presentazione.

È evidente, quindi, che questa discussione non aspettasse che un'occasione qualsiasi per aprirsi ed essa è stata appunto fornita dalla matassa apparsa sul videowall durante la conferenza del generale McChrystal.

Perché nell'Esercito americano (come in qualsiasi altra organizzazione, va ripetuto) ormai ogni esposizione del pensiero è affidata a Powerpoint (io stesso ne faccio uso durante le mie conferenze o le mie lezioni), con la conseguenza che gli ufficiali americani spendono la maggior parte della loro giornata per preparare ppt con i quali illustrare qualsiasi questione, tanto che tra i vari epiteti scherzosi, ma non troppo, che li definiscono (da consolidata tradizione militare) si è aggiunto quello di "Powerpoint Rangers".

I problemi connessi all'uso di Powerpoint come strumento di comunicazione sono dunque innanzitutto due: il primo, che cosa accade al nostro pensiero quando lo incapsuliamo in un Powerpoint; il secondo, come viene poi percepito dalle persone coinvolte.

Si discute, insomma, non solo se Powerpoint sia usato troppo, male o a sproposito, ma se questo programma della MIcrosoft sia una tecnologia "neutrale", oppure abbia al contrario una sua influenza sul pensiero e, dal punto di vista militare, se questa risponda alle esigenze di guerra.

La comunicazione con Powerpoint avviene in modo multimediale e sequenziale: testi e immagini costituiscono il formato dei contenuti. Il testo, tuttavia, deve essere non solo sintetico, ma sincopato e di norma non è in sé autosufficiente per la comunicazione, ma deve essere necessariamente corredato dal "parlato". Le immagini dovrebbero avere una funzione evocativa, mentre i grafici sono usati per sostituire le tabelle, illeggibili a distanza, con il risultato che una sola tabella deve essere scomposta necessariamente su più grafici e quindi su più slide.

Un contenuto Powerpoint, quindi, non può essere impiegato in altro modo che durante un meeting: non è consumabile prima ed è praticamente indigeribile dopo, quando gli intervenuti hanno con sé la versione cartacea delle slide, sulla quale hanno al massimo e nella migliore delle ipotesi, qualche appunto disordinato, e non l'intero sviluppo della questione.

Questo limite da un lato spezza in due e raddoppia il lavoro dell'estensore del documento ppt ("pensa a che che cosa devi dire, quindi riducilo in enigmatici titoletti, corredati da inutili, quando non insulse immagini), e da un altro rende isterici e affannosi i momenti informativi e soprattutto quelli decisionali, che si incapsulano imprudentemente nel solo tempo dato dalla riunione stessa. Il fatto che questo consenta decisioni più rapide, spostando ai livelli organizzativi più bassi le operazioni "time consuming", ammesso che sia sempre vero, illude i leader di poter prendere più decisioni, cosa che non si lasciano sfuggire, occupandosi così di più cose che tolgono spazio vero alle questioni che sarebbero veramente di loro esclusiva competenza.

La sintesi è utile quando aiuta a focalizzare il proprio pensiero non quando lo inaridisce fino a renderlo incomprensibile. E nessun leader può prepararsi ad una riunione sfogliando delle slide e leggendo i pochi caratteri "bullettizzati" che le compongono. "Bullet", come pallino, ma anche pallottola: una pallottolo diretta al pensiero.

Quindi Powerpoint non è una tecnologia neutrale ma influenza tanto il nostro modo di pensare, quanto quello di presentare, di comprendere, di decidere.

E ahimé, nel caso della guerra questo è male.

Che cosa cambia se un leader riceve anche solo un'ora prima di un meeting un promemoria di 1.500 caratteri che contengono tutti gli elementi necessari a prendere la decisione? Molto, perché il leader può pensarci prima e discutere durante la riunione e fare domande, rafforzare o cambiare l'opinione che si è formato autonomamente.

Ma la diluizione della comunicazione con Powerpoint ha un altro terribile impatto sul pensiero militare: crea un ostacolo insormontabile alla percezione delle relazioni dinamiche tra le forze in gioco.

La sequenzialità parcellizzata di Powerpoint è la più acerrima nemica del quadro generale della situazione, la prima cosa che un leader deve capire, la sola che può consentirgli di affrontare e dipanare la matassa intricata e confusa dello schema del generale McChrystal.