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UN INFAME EROE

Ivan Mazepa, 1644-1709

nicola zotti

L'infame Mazepa, l'eroe Mazepa: questione di punti di vista.

Lascio a voi giudicare.

Ivan Mazepa divenne Atamano dei cosacchi della riva sinistra del Don nel 1687, spodestando con l'aiuto dei russi il suo predecessore Ivan Samoylovych, che aveva accusato di volersi rendere indipendente dal governo di Mosca.

Contemporaneo di Pietro il Grande, zar di Russia, ne interpretava a suo modo lo stile contemporaneamente innovatore, autocratico e spregiudicato.

Sostenne la cultura e l'arte nelle sue terre, inaugurando uno stile che prende il nome di "barocco di Mazepa".


Ivan Mazepa
E di terre ne accumulò molte, invadendo anche la riva destra del Don e diventando nell'arco di pochi anni uno dei maggiori latifondisti d'Europa.

Per quanto potessero essere grandi Russia e Ucraina, non lo erano abbastanza per contenere contemporanemente le ambizioni di Ivan e quelle di Pietro, e i due giunsero allo scontro.

La causa scatenante fu la Grande Guerra Nordica che la Russia stava perdendo contro un uomo di un'ambizione ancora, se possibile, maggiore della loro: Carlo XII di Svezia.

Un ragazzo che non ancora ventenne aveva sconfitto i russi a Narva nonostante le sue truppe fossero inferiori di 4 a 1 rispetto a quelle avversarie, e aveva così costretto Pietro il Grande a porre mano con urgenza ad un'enorme riforma del suo apparato militare.

Nei progetti dello zar, la tradizionale autonomia dei cosacchi doveva scomparire: le loro milizie dovevano andare dove meglio avrebbero servito gli interessi russi, e non "oziare" in pittoresche e futili schermaglie locali con polacchi e tartari.

Mazepa non gradì, considerò rotto il suo patto di fedeltà con lo zar e la Russia -- con il seguito di reciproche accuse di tradimento -- e senza esitazioni si schierò al fianco di Carlo.

Non fu una decisione felice: schiacciati tra cotante ambizioni, i cosacchi scelsero (anche per l'attivismo dei pope che poco amavano i protestanti svedesi) la più familiare, quella russa. Solo in tremila si unirono a Mazepa.

L'eterogenea armata cosacco-svedese incontrò il suo fatale destino il 18 giugno 1709 a Poltava (distante in linea d'aria oltre 1.500 chilometri da Stoccolma): in 17.000 attaccarono 45.000 russi e vennero sconfitti e dispersi.

Carlo e Mazepa scapparono cercando e trovando protezione niente meno che tra i turchi, altre vie di fuga avendole temerariamente tagliate con le proprie mani, ed entrambi morirono, con l'enorme bagaglio delle rispettive ambizioni, poco dopo.


la banconota ucraina da 10 hryvnia dedicata a Ivan Mazepa

La figura di Ivan Mazepa, o Mazeppa come più frequentemente è chiamato in Europa, ha conosciuto gli alti e bassi della sorte che al cosacco furono destinati in vita.

Esercrato dagli zar, scomunicato dalla chiesa: un diavolo incarnato, un cattivo cosacco, un maledetto.

Per questo, forse, molti artisti ne furono affascinati: Byron nel 1818 gli ha dedicato il poema “Mazeppa”, così Alexander Pushkin nel 1828-1829 con “Poltava” e Victor Hugo nel 1829 con “Mazeppa”, mentre Ferenc Liszt scrisse nel 1851 la sinfonia “Mazepa”, e Pyotr Tchaikovsky nel 1840 l’opera “Mazepa”.

In tempi a noi più vicini, Stalin ne fece l'archetipo dell'ucraino nazionalista, traditore e borghese: l'antesignano dei cosacchi che dopo Carlo XII si erano schierati con un altro invasore nordico, Hitler.

Mutato il clima, dopo la caduta del muro e la nascita nel 1991 di un'Ucraina indipendente, inevitabile che la sua figura venisse in qualche modo riabilitata: ora il suo volto corrucciato e niente affatto rassicurante campeggia sulla banconota da 10 hryvnia ucraini che ho riportato sopra.

Io non ci sarò più, ma mi aspetto che nei secoli a venire su Ivan Mazepa si continuerà a discutere: per quella strana attitudine dell'umanità a ricordare e a dividersi, che quando non dispone di personalità come Mazepa se le inventa.