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IL PRINCIPE E IL SUO SICARIO, di Gigi Monello, Scepsi e Mattana editori, Cagliari 2014, euro 16,00

Gigi Monello - Il principe e il suo sicario


Nicola Zotti



Per la seconda volta ho l'occasione di presentervi un libro di Gigi Monello.

Qualche anno fa avevo avuto modo di parlarvi di "Accadde a Famagosta". Oggi ho tra le mani "Il principe e il suo sicario", sempre stampato presso gli editori Cagliaritani Scepsi e Mattana.

Voglio subito anticipare a chi ha letto e appprezzato quel lavoro di Monello (Autore per altro prolifico ben oltre questi soli due volumi), che non rimarrà deluso da questo. Anzi.

L'Autore rimane fedele a se stesso, sia nello stile dello scrivere, che nelle motivazioni per farlo.

Per Monello i "fatti" e la loro puntuale narrazione, non sono tutto.

Un evento storico è innanzitutto l'occasione per una riflessione "altra", per esplorare un territorio intellettuale ma anche emozionale di sé. Forse addirittura un pretesto a cui si paga un dazio pesante, perché Monello il "fatto" lo approfondisce con un meticoloso apparato documentale, ai limiti di una ammirevole, quanto obiettivamente faticosa, erudizione.


principe e sicario
La copertina del libro
(immagine presa dal sito degli editori Scepsi e Mattana )


Come studioso di storia dell'arte militare – e passo questa riflessione ai miei lettori – leggendo i due libri citati di Monello, mi sono trovato a pensare quanto il conflitto sia centrale nell'esistenza umana, quanto possa servire, come un grimaldello, ad aprire voragini di pensiero nell'animo umano. Un'onnipresenza ispiratrice in Monello, almeno in questi suoi due lavori.

Se in "Accadde a Famagosta" l'Autore faceva dell'assedio dei Veneziani ad opera dei Turchi un'occasione diprofonda e magnetica riflessione esistenziale, in questo suo nuovo lavoro al centro della riflessione è il potere nella sua forma più assoluta: il tiranno.

E pochi uomini nella storia italiana hanno saputo ritagliarsi addosso il ruolo del tiranno quanto Cesare Borgia, il "principe" al centro dell'opera, qui ricordato come carnefice del giovane Astorre Manfredi, signore di Faenza.

Cesare Borgia "Il Tiranno", del quale Monello indaga il carattere, con un tono che evita la trappola del biografo, ovvero il rischio di restare intrappolato dal soggetto stesso, per percorrere una strada diversa.

La riflessione dell'Autore è infatti talmente ampia da doversi dividere in due: la prima incentrata sugli eventi veri e propri, la seconda che supera i limiti temporali dell'evento per divenire un'analisi del vertiginoso fascino del tiranno sulla cultura politica del nostro Paese.

Non un libro di storia militare, anche se bellici sono gli eventi narrati (e anche bene), ma un omaggio all'utilità della storia e dello studio della stessa, quasi un esercizio zen di osservazione estenuante alla ricerca di un'essenza, un esercizio di pensiero lungo, forse difficile da imitare in modo così estremo, eppure suggerito al lettore come esempio da seguire.