Si può essere razzisti senza saperlo. Nel senso che si può giudicare i comportamenti dei popoli in modo diverso a seconda delle loro particolarità etniche e culturali.
Personalmente non riesco ad usare pesi e misure diverse: se condanno il comportamento del popolo X mi viene spontaneo fare lo stesso con quello del popolo Y, anche se le sue tradizioni culturali sono diverse. Sono i miei principi, gli occhi con cui guardo, ad essere sempre i medesimi.
E' preoccupante che qualcuno, soprattutto il presidente del consiglio, dimentichi i fatti della storia e subisca la fascinazione poetica di una narrazione senza alcun interesse per ciò che nasconde.
Per esigenze militari i giapponesi costruirono in 18 mesi una ferrovia di 415 km. che collegava Bangkok a Rangoon impiegando come manodopera 200 mila civili asiatici e 60 mila militari prigionieri di guerra.
Le stime dei morti per fatica, stenti e maltrattamenti valutano tra i 100 e i 170 mila i morti tra i civili, mentre il numero dei morti tra i prigionieri militari è più preciso: morirono circa 16.000 tra britannici, olandesi, australiani, americani e neozelandesi.
La maggior parte di questi ultimi riposa ancora nei cimiteri militari che punteggiano il percorso della ferrovia, che oggi è per larga parte in disuso. Dei morti tailandesi e birmani s'è persa traccia.
Questo è solo un pezzo della storia atroce che precede quella del film "l'Arpa birmana", che il film non solo non ci racconta, ma nemmeno adombra.
Meglio, allora, "il ponte sul fiume Kwai": non sarà poetico, ma è un film molto più onesto.
PS (il ponte sul fiume Kwai era in realtà sul Mae Klong...)
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