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UN TENTATIVO DI IMITAZIONE SENZA SUCCESSO

Le Legioni di Francesco I

nicola zotti


Dopo la disastrosa sconfitta di Pavia (24 febbraio 1525) il problema principale del re di Francia Francesco I era quello di dotarsi di una forza di fanteria tanto numerosa quanto affidabile e, soprattutto, a buon mercato.

Gli Svizzeri, che avevano costituito il cuore delle sue fanterie fino ad allora, erano efficienti, ma non sempre leali e tutto fuorché economici. Rinunciare a loro avrebbe significato renderli disponibili all'arruolamento da parte dell'Imperatore, e quindi non era possibile. Tuttavia esserne meno dipendenti era una necessità: da qui la decisione di arruolare fino a 7 "legioni" di fanti nel suo regno.

Il Rinascimento militare guardava agli esempi della classicità per cercare una strada d'uscita dal Medioevo

Con un'ordinanza del 24 luglio 1534, le province di Normandia, Bretagna, Piccardia, Linguadoca e Guienna avrebbero dovuto reclutare una legione ciascuna. La sesta avrebbe dovuto essere reclutata tra Borgogna, Champagne e Nivernnais, e una settima tra Delfinato, Provenza, Lionnese e Auvergne.

Gli uomini di ciascuna dovevano provenire dalle province di reclutamento e, sebbene l'ordinanza non indichi come il reclutamento dovesse avvenire, è praticamente certo si trattasse di arruolamento volontario. Non si poteva comunque passare da una legiona all'altra, né portare con sé una donna.

Ai nobili che si arruolavano era promessa l'esenzione dal "ban et arriére-ban", ovvero dal servizio militare feudale, mentre i comuni venivano esentati dalla "taille", ovvero dalle imposte.

Ciascuna legione era divisa in 6 bande di circa mille uomini, ciascuna comandanta da un capitano, che doveva essere un nobile scento dal re. Uno dei 6 capitani era anche il colonnello in comando dell'intera legione.

Ciascun capitano poteva nominare i propri subordinati, che comprendevano due luogotenenti, due alfieri, 10 "centeniers", 40 caporali, 4 quartermastri, 6 sergenti, quattro tamburi e 4 pifferi.

Un capitano riceveva una paga mensile di 50 "livres" in tempo di pace e di 100 in tempo di guerra, e un pagamento in proporzione spettava ai suoi subordinati, mentre la truppa veniva pagata solo in tempo di guerra.

Sussidi e agevolazioni erano previste per chi si era ammalato o era stato ferito in servizio.

I Legionari erano armati con picche, alabarde e archibugi, ma la proporzione di queste armi variava da legione a legione: le legioni meridionali sembra avessero una maggiore proporzione di archibugieri rispetto a quelle settentrionali. La previsione, comunque era di arruolare 12.000 archibugieri e 30.000 tra picchieri e alabardieri.

Per la corazza ci si accontentava di una cotta di maglia e un elmo leggero.

L'ordinanza del 1534 stabilisce un rigido codice di disciplina. Per facilitare la distribuzione degli ordini, ai non ufficiali era vietato parlare a voce alta o urlare, e ai colpevoli veniva bucata la lingua.

Gli uomini dovevano giurare di proteggere i malati e le donne incinta. Un legionario reo di rubare in una chiesa in tempo di pace sarebbe stato punito con l'impiccagione, se si fosse macchiato di blasfemia avrebbe dovuto indossare il carcan (un pesante collare di ferro) per sei ore, ma se avesse ripetuto il reato una terza volta, avrebbe avuta perforata la lingua e sarebbe stato espulso dalla legione per sempre.

Ammutinamento, diserzione, incendio, saccheggio e furto venivano puniti con la pena di morte.

L'ordinanza contemplava anche riconoscimenti: atti di particolare valore avrebbero meritato un anello d'oro (come quello portato dai legionari romani), e prove di distinzione avrebbero permesso promozioni gerarchiche e al raggiungimento del rango di luogotenente si aveva accesso, almeno in teoria, al titolo nobiliare.

L'applicazione pratica dell'ordinanza fu sollecita: il re ispezionò la Legione di Normandia nell'aprile del 1535, quella di Piccardia in giugno e quella dello Champagne in agosto: quest'ultima fu immediatamente impiegata contro un nobile ribelle.

Nel frattempo altre legioni venivano arruolate nelle province meridionali.

Non tutto, però, funzionò come auspicato: per qualche ragione sconosciuta, le Legione della Bretagna non venne mai costituita, e le regole di arruolamento vennero interpretate in modo piuttosto elastico, rinunciando di fatto al principio dell'arruolamento localizzato.

Anche l'efficienza delle nuove "Legioni" lasciò molto a desiderare: mettere assieme un po' di civili in una unità con un bel nome romano non era sufficiente a trasformarli in soldati.

Il loro addestramento era su base irregolare e dunque carente, la disciplina lasciava a desiderare: conseguentemente sul campo di battaglia si comportarono sotto le aspettative e così le Legioni di Francesco I furono relegate ad un ruolo secondario, come guarnigioni delle città e delle fortezze di confine.

Il re dovette nuovamente ricorrere ai costosi mercenari per avere una fanteria affidabile e fu solo il suo successore Enrico IV, circa 20 anni dopo, a riprendere, con maggiore successo, l'esperimento.