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UN ESEMPIO E QUALCHE CALCOLO

La logistica dei mongoli

nicola zotti

Nella storia dell'arte militare, pochi eserciti hanno attirato tanti unanimi elogi quanto quello dei mongoli. Basil Liddell Hart nel suo "Strategy" li cita come unico esempio di qualche interesse nell'arte militare medioevale: naturalmente sbagliava, come in altre occasioni lasciandosi prendere la mano dalla sua passione per i giudizi trancianti e per la ricerca di precedenti alle proprie teorie, ma certo non nell'opinione relativa ai mongoli.

Da Gengis Khan in poi, l'aspetto che affascina i più riguarda certamente la natura equestre delle armate mongole: grandi masse di arcieri a cavallo che muovono veloci, furiose e inarrestabili, come stormi di rapaci o, nel fantastico immaginario medioevale, come nugoli di demoni provenienti direttamente dall'inferno.

Di fatto, però, le armate mongole potevano contare su ben altra forza che non la ferocia, perché muovere un'armata composta da centinaia di migliaia di cavalli crea, come cercherò di illustrare, qualche problema in più, che comunque i mongoli sapevano anticipare e risolvere.

Prendiamo in esame una campagna tra le molte condotte dai mongoli per fare qualche calcolo logistico.

Nel 1299 Mahmud Ghazan, Ilkhan di un territorio che si estendeva per 3.750.000 km2 dall'Armenia a Occidente fino al Pakistan ad Oriente, radunò un'armata per riprendere la lotta che impegnava con scarsa fortuna gli ilkhanidi contro i mamelucchi per il dominio della Siria.

La sconfitta di Ayn Jalut nel 1260 aveva in effetti segnato un punto sostanziale a favore dei mamelucchi, e purtuttavia il primo sovrano musulmano di un regno mongolo non voleva abbandonare la presa e si preparò per una nuova spedizione militare contro i suoi correligionari mettendo in campo, secondo lo storico persiano Wassaf, contemporaneo agli eventi, almeno 6 Tumen e 65.000 uomini: in realtà un tumen dovrebbe essere composto di 10.000 uomini e quindi i calcoli potrebbero essere un po' ridimensionati.

Sempre secondo Wassaf, Ghazan chiese ai suoi uomini di portare con sé 5 cavalli ciascuno, il che porta ad un totale di almeno 300.000 cavalli per l'intera spedizione.

Ad essi, per prudenza, Ghazan aggiunse un treno composto da 50.000 cammelli, destinati a portare foraggi secchi, che hanno circa 3 volte il valore nutritivo di quelli freschi.

Ho già riportato il fabbisogno alimentare di un cavallo mongolo e quindi, anche escludendo i cammelli dal calcolo, è semplice misurare in 4.200 tonnellate circa di erba (14 kg. per 300.000 cavalli) il fabbisogno giornaliero dell'armata equivalente alla produzione di complessiva di 7.000 ettari di pascolo (4.200.000 kg. diviso 600 kg. di produzione per ettaro, secondo una possibile ipotesi) ovvero 70 km. quadrati di territorio vergine al giorno, inutilizzabile quello successivo.

I citati 50.000 cammelli ci sembrano un numero stratosferico, eppure, considerando 200 kg. la loro capacità di carico, avrebbero potuto trasportare 10.000 tonnellate di fieno e orzo, equivalenti al valore nutritivo di circa tre volte tanta erba fresca: ovvero più o meno una sola settimana di sostentamento per i cavalli dell'armata.

Sempre secondo Wassaf, non solo i cammelli tornarono utili, ma vennero persino impiegati più volte, il che significa che Ghazan aveva anche predisposto delle scorte: il che la dice lunga sulla sua capacità organizzativa.


L'abbeveraggio crea altri problemi: 6 milioni di litri di acqua al giorno non sono una portata che qualsiasi fiume possa garantire. Soprattutto in Estate non è una caratteristica comune a molti fiumi del Medio Oriente, anzi la loro variazione di portata tra bella e cattiva stagione è drammatica: l'Oronte presso Hama passa da 337 milioni di litri a 27, il Quweyq ad Aleppo scende da 632 a soli 7, il Barada a Damasco oscilla tra i 34 e gli 8.

Dato che si può bere solo una minima parte dell'acqua che scorre in un fiume, quella lungo le rive, perché l'altra va "sprecata", questo credo precludesse all'armata mongola di Ghazan di conquistare Milano e di abbeverarsi al Lambro -- naturalmente prima che vi sversassero liquidi inquinanti vari -- tanto per sbilanciarmi in una stima e fare un esempio.

Intraprendere una campagna in Inverno è quindi una condizione obbligatoria in Medio Oriente per un'armata mongola e in effetti Ghazan scelse questa stagione per affrontare il suo nemico.

Anche il territorio da invadere non era stato scelto a caso o avventatamente: il terreno pascolabile attorno al solo fiume Oronte nell'area tra Homs e Hama è di circa 4.000 km2 e quindi da solo poteva sostenere l'intera armata mongola per 2 mesi o una guarnigione di un terzo di quella cifra per 6, dando tempo all'erba di ricrescere: insomma l'impresa era stata ben calcolata.


La battaglia tra mamelucchi e mongoli si tenne a Wadi al-Khazandar il 22 e il 23 dicembre e fu una vittoria dei mongoli che portò addirittura alla conquista di Damasco ma non cambiò sostanzialmente il corso della storia, perché la Siria rimase infine ai mamelucchi.

L'ironia delle cose volle, però, che i mongoli combattessero smontati, usando i propri cavalli come protezione dalla quale potevano tirare agli avversari con i propri archi.