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LE PRESTAZIONI DEI CAVALLI

La mobilità strategica della cavalleria

di nicola zotti

Il cavallo è un animale delicato. I manuali militari dall'"Ipparca" in poi lo ripetono costantemente. Eppure è capace di prestazioni straordinarie, che dipendono in larga misura dall'affiatamento uomo-animale, da un addestramento costante e rigoroso che li trasforma in un'entità unica.

La più precisa tabella di marcia che ho a disposizione è quella che segue, riportata nella sezione 1-B: Capacità di marcia della cavalleria, dei“Tactical Principles and Logistics for Cavalry”, The Cavalry School, US Army 1934.

"La capacità di marcia della cavalleria varia grandemente a seconda delle condizioni. Quelli che seguono sono standard notevoli e praticabili in condizioni favorevoli. Questi standard dovrebbero essere utilizzati nell’addestrameno teorico e pratico.
  • Senza limitazioni di una situazione tattica, o temperature estreme, in terreno normale, su buone strade, con sufficiente foraggio, e uomini e cavalli addestrati, la cavalleria può marciare ad una velocità di 6-6,5 miglia (Km. 9,7-10,5 per un miglio uguale a 1,609344 km.) all’ora, per una distanza di 35 miglia (Km. 56,3) al giorno, con un giorno di riposo alla settimana, per un periodo di tempo sufficiente a qualsiasi normale missione di cavalleria.
  • Se la situazione tattica lo richiede, la cavalleria può marciare, in favorevoli condizioni di terreno e di tempo:

distanza in miglia (Km.)

ore

miglia medie all’ora
(indicate)

Km medi all'ora
(calcolati)

6 (9,7)

30’

12

19,31

10 (16,1)

1

10

16,09

16 (25,7)

2

8

12.87

21 (33,8)

3

7

11,27

28 (45,1)

4

7

11,27

35 (56,3)

5

7

11,27

50 (80,5)

8

6 1/4

10,06

60 (96,6)

10

6

9,66

75 (120,7)

15

5

8,05

100 (160,9)

24

4 1/6

6,71

150 (241,4)

48

3 1/8

5,03

200 (321,9)

72

2 3/4

4,47


Ho riportato la tabella così come è scritta e ritengo necessiti qualche spiegazione. L'unità di riferimento non è specificata ma si tratta sicuramente di un'unità minore, una truppa o uno squadrone, che vengono indicate più avanti come le unità di riferimento per la marcia. Insomma appena qualche centinaio di uomini al massimo senza grandi apparati logistici al seguito. SI parla quindi di una colonna di non più di 500 metri, perfettemente controllabile da un comandante: un'altra condizione ideale da aggiungere alle altre precedentemente indicate dal manuale.

I tempi indicati sono dunque i migliori possibili per la distanza complessiva percorsa ovvero: in mezz'ora in addestramento l'unità può essere portata a percorrere circa 10 km. a una velocità di quasi 20 km all'ora, ecc.

Per percorsi di varie ore va considerato che erano previste pause di alcuni minuti ogni ora per ricostruire i reparti e far rifiatare uomini e cavalli.

ll Manuale pone grande importanza nell’insegnare ai cavalli a marciare al passo alla velocità regolare di 4 miglia (Km. 6,5) all’ora, e 8 e 9 miglia (Km.13 e Km. 14,5) al trotto: solo a questa velocità è possibile marciare per più giorni consecutivi.

In realtà la cavalleria è capace di prestazioni anche superiori a quelle citate nella tabella. Qualche esempio riportato disordinatamente potrà dare un'idea delle possibilità della cavalleria.

Giulio Cesare, ad esempio, nella campagna contro Vercingetorige nel 52 a. C. compì un balzo di 400 Km. in 4 giorni in Inverno e tra montagne innevate. Un'impresa simile a quella compiuta dal 5th US Cavalry nella campagna dell'inverno 1858-59 contro gli indiani Buffalo Hump tra le nevi delle Wichita Mountains. Un susseguirsi di marce forzate tra le quali spicca quella di circa 150 Km. in 36 ore, corredata da annesso combattimento sostenuto con cariche alla sciabola.

Con il caldo il discorso non cambia: oltre 150 Km in 36 ore vennero percorsi da un'unità di artiglieria a cavallo nativa nel 1818 in India. E una prestazione anche superiore è stata compiuta dalla Mounted Police di Città del Capo nel 1907, quando cavalcò per 140 Km. in 24 ore per catturare il capo ribelle Morenga.

I cavalli antichi non erano meno capaci di queli moderni: Dione nel 357 a. C. condusse la sua cavalleria in una notte a coprire 125 Km. quando dovette impedire lo sbarco del suo nemico Eraclide a Siracusa.

La resistenza dei cavalieri era naturalmente superiore a quella dei cavalli. Catone il Vecchio prima corse da Brindisi a Taranto (60 Km.) in mezza giornata, e poi da Taranto a Roma (480 Km.) in altri 4 giorni, con una media complessiva di 120 Km. al giorno: i cavalli vennero cambiati, ma lo sforzo fisico del cavaliere rimane notevole.

Questa impresa è
stata superata nel 1902 nella corsa Bruxelles-Ostenda dal cavallo Courageaux, montato dal luogotenente Madamet, che coprì 132 Km. in meno di 7 ore.

In quanto a sforzo fisico, tuttavia, mi riesce difficile immaginare che qualcuno possa superare quello compiuto da un confratello di san Francesco, Giovanni da Pian del Carpine, nel 1245-6. Sessantacinquenne portò un'ambasceria papale al Khan dei mongoli percorrendo, solo in una tappa del suo viaggio, circa 4800 chilometri in 106 giorni.

Le prestazioni delle cavallerie nomadi non sono comparabili, più che altro per la scarsa verificabilità delle fonti. Solo a titolo esemplificativo si racconta, ad esempio, che un messaggero mongolo percorse con il suo pony oltre 950 Km. in 16 giorni, alla media di 60 Km. al giorno, mentre l'esercito poteva marciare anche a 160 Km. al giorno cambiando più monte, costringendo per brevi periodi i cavalli quasi a digiunare.


I mongoli, infatti, come altre cavallerie dell'antichità, usavano più monte, fino a 10 in media, il che spiega la necessità di vasti pascoli per il transito degli eserciti.

Più modestamente, altre cavallerie, ad esempio i numidi, andavano in guerra con 2 cavalli. Questo genere di truppa era chiamata "anfibbi": con due b, mi raccomando.