torna alla homepagetorna alla homepage
storia militare e cultura strategica
torna alla homepage
 
dalle discussioni
dell'area Warfare di MClink,
a cura di Nicola Zotti
 
home > storie > La battaglia di Rocroi


ricognizioni
in territorio ostile


recce team

storie
strategia
tattica
what if?
vocabolario
documenti
segnalazioni
link
scrivici


quelle piccole sciabole incrociate

quelle piccole spade incrociate

Viaggi nei
campi di battaglia d'Italia
sulle carte del Tci


I TERCIOS SCONFITTI MA NON VINTI

La battaglia di Rocroi (18-19 maggio 1643)

nicola zotti


«Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva già date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la mattina».

Così inizia il secondo capitolo de "I promessi sposi": e anche se il duca d'Enghien (vivente il padre Enrico II di Borbone) non era stato ancora "promosso" principe di Condé, la sua figura, a ventidue anni non ancora compiuti, ci è rimasta impressa soprattutto per questa tranquillità.

Una calma ormai proverbiale che è solo una piccola parte di quella grande operazione di immagine che fu la battaglia di Rocroi, segno di quanto sia importante gestire i successi per trasformarli in vittorie.

Rocroi è una piccola cittadina delle Ardenne francesi: qui il comandante dell'armata spagnola delle Fiandre Francisco de Melo decise di effettuare una manovra di alleggerimento per distogliere forze francesi dallo scenario principale in cui erano impegnate, l'invasione della Catalogna.

Il 12 maggio 1643, dopo un'accurata pianificazione, varcò il confine francese e pose assedio alla città, confidando di avere ragione in breve tempo della piccola guarnigione.

Il duca di Enghien, comandante dell'armata di Piccardia, reagì con inattesa prontezza, ed arrivò sullo scenario delle operazioni già il 16, riuscendo ad inviare con un colpo di mano il giorno successivo un piccolo rinforzo alla guarnigione di Rocroi.

Comunque l'impazienza regnava nelle fila francesi e il 18 la battaglia per la liberazione di Rocroi e della Franche-Conté stava per iniziare prematuramente quando il comandante dell'ala sinistra de la Ferté si mosse all'attacco di propria iniziativa e fu richiamato all'ordine dal giovane d'Enghien, al quale la fermezza non mancava.

Un intenso (per l'epoca) cannoneggiamento reciproco chiuse la giornata certificando la pericolosità dell'artiglieria spagnola, per altro superiore di numero a quella francese.

De Melo avrebbe volentieri atteso l'arrivo del comandante Johan de Beck con altri 1000 cavalieri e 3000 fanti, ma era evidente che questi non sarebbe potuto giungere a Rocroi prima del 20, mentre la battaglia sarebbe cominciata la mattina del 19.


Questo lo schieramento delle forze in campo il 19 alle 4 del mattino.

Francesi
Spagnoli

Ala sinistra: de La Ferté e de l'Hospital, 13 squadroni e circa 800 fanti

prima linea: La Clavière, Beauvau, 1o La Ferté, 2o La Ferté, 1o Guiche, 2o Guiche, 1o Fusiliers, 2o Fusiliers;
seconda llinea: 1o Nétaf, 2o Nétaf, Marolles, Heudicourt , Harcourt

Centro: 15 battaglioni di fanteria al comando del signore di Espenan

8 battaglioni in prima linea, da sinistra a destra: Piemont, Rambure, Biscarra, 1o Molandin. 2o Molandin, Persan, La Marine, Picardie;
7 battaglioni in seconda linea: Guiche-Bussy, Brézé-Angeron, Von Roll, Ecossais, Watteville, Vidame, La Prée-Vervins.

Ala destra: duca d'Enghien e il barone di Gassion con 15 squadroni e circa 800 fanti

prima linea: 1o Raab-Chack, 2o Raab-Chack, Gardes du Duc, 1o Royal, 2o Royal,1o Mestre de Camp Général, 2o Mestre de Camp Général, Lenoncourt, Coiselin, Sully;
seconda linea: Roquelaume, Menneville, Sillart, l’Eschelle, Vamberg.

Riserva: barone di Sirot con 4 squadroni e 3 battaglioni

Sirot, Gendarmes Condé-Guiche, Gendarmes Angoulême-Vaubecourt, Chârost; Royaux (8 compagnie di milizia nobile), Watteville, Harcourt (su 3 reggimenti)

Totale:18 battaglioni di fanteria (16.000 fanti), 32 squadroni di cavalleria (6.000 cavalieri) e 12 pezzi di artiglieria comandati dal signore de le Barre.

Ala destra: conte di Issenburg 6 reggimenti e un contingente di croati

prima linea: Bucquoy, Doncke and de Brouck e i croati di Neygb Ystuan
seconda linea: Vera, Savary, Padilla

Centro: conte di La Fontaine con 19 battaglioni di fanteria

in avanguardia della prima linea 5 battaglioni spagnoli: Castelvi, 1o Carciez, 2o Carciez, Alburquerque, Villalba; alla sinistra un battaglione spagnolo del Tercio di Velandia y Guzman, 3 battaglioni italiani: delli Ponti, Visconti, Strozzi, e forse il battaglione di borgognoni di Saint Amour;

dietro l'avanguardia 4 battaglioni tedeschi: Giulio Frangipani, Ottavio Cuasco, barone di Hembise, barone von Rittberg) e alla loro sinistra i 5 battaglioni valloni: principe di Ligne, barone di Ribaucourt, conte di Baucignies, conte di Megten, signore di La Grange.

Ala sinistra: 12 squadroni (trozos) di cavalleria delle Fiandre al comando del duca di Alburquerque

prima linea: Bonifaz, Borja, Toraldo, Butron, Ulloa, Orsini;
seconda linea: Morón, Barraquin, de Rojas, Bentivogli, Mascareñas, barone di Gramont.

Riserva: 1 squadrone di cavalleria

barone di André

Inoltre 500 moschettieri difendevano il bosco alla destra del campo di battaglia

Totale: 15.000 fanti, 5.000 cavalieri e 18 cannoni



I francesi cominciarono la battaglia sulle ali avanzando decisamente contro i reciproci avversari: sloggiarono con difficoltà (1) i moschettieri occultati in un bosco alla propria destra per venire contrattaccati con decisione dagli spagnoli (2) e costretti ad indietreggiare (3).

D'Enghien comandava proprio quell'ala, e la sua presenza servì a riordinare le forze momentaneamente battute.

Sull'ala sinistra la cavalleria spagnola ebbe ugualmente la meglio (4), costringendo gli avversari a ripiegare (5), ma qui i francesi non riuscirono a contenere gli avversari e vennero respinti fino alle posizioni di partenza.

L'irruenza e la precipitazione francese non si trasformarono però in errori irreparabili, perché de Melo non ordinò alla fanteria del centro di avanzare per approfittare della favorevole situazione e la cavalleria spagnola rimase, così, senza supporto.


Trascinata dai primi successi, la cavalleria spagnola su entrambe le ali converge verso il centro: sulla destra francese affronta la fanteria di d'Enghien catturando anche dei cannoni (6), mentre sulla sinistra in una simile manovra viene addirittura ucciso de la Barre, comandante dell'artiglieria francese.

D'Enghien e Gassion, però, non sono stati con le mani in mano, e nel frattempo hanno riorganizzato i propri squadroni e procedono ad un energico contrattacco (8) con una carica all'arma bianca da breve distanza che prende sul fianco la cavalleria delle Fiandre guidata da Alburquerque, costringendola ad una precipitosa ritirata (9).

La cavalleria francese caricava sciabola alla mano, mentre quella spagnola caracollava, ovvero compiva una complicata manovra " a chiocciola" (caracol, in spagnolo) per scaricare le proprie pistole.


In pochi minuti il volto della battaglia è completamente mutato. Sulla sinistra, infatti, gli spagnoli vengono contrastati dalla possente riserva francese (11) che ha immediatamente la meglio sugli spossati squadroni spagnoli (12), mentre sulla destra l'ala spagnola è ormai inesistente e d'Enghien entra in combattimento contro i tercios italiani (13), mentre Gassion si occupa di sconfiggere definitivamente un estremo tentativo di contrattacco di Alburquerque, che uscì definitivamente dalla battaglia (14).

Gli italiani respinsero uno dopo l'altro gli attacchi di d'Enghien a costo di gravi perdite: tra gli ufficiali morirono Antonio Velandia e il conte de la Fontaine e Luigi Visconti venne ferito. Nonostante la vittoriosa resistenza, di fronte al completo aggiramento del fianco che i francesi stavano ormai concludendo, gli italiani, non è ben chiaro se di propria iniziativa o per ordine di de Melo, abbandonarono il campo e, bandiere al vento, marciarono a raggiungere la colonna di de Beck (15).


Allontanatisi i Tercios italiani la pressione francese iniziò ad esercitarsi su quelli spagnoli, valloni e tedeschi: anch'essi resistettero a vari attacchi francesi (16), ma alla fine tutta la seconda linea si mosse per raggiungere de Beck (18), lasciando soli gli spagnoli a resistere sul campo di battaglia.

Nel frattempo, la riserva francese aveva ormai compiuto il proprio movimento aggirante, appoggiata da un'avanzata generale sul centro di tutte le fanterie francesi (17) e anche gli spagnoli si trovavano nel pieno della mischia.


D'Enghien poteva concentrarsi nella distruzione dei battaglioni spagnoli.

I francesi lanciarono ripetuti attacchi e riuscirono a disperdere 3 battaglioni nemici con gravi perdite, ma le rimanenti forze spagnole si organizzarono in due grandi quadrati attorno al Tercio de Garciez e al Tercio di Alburquerque.

Ulteriori ripetuti attacchi si rivelarono inutili e, davanti alla possibilità che de Beck arrivasse sul campo di battaglia con le truppe che lo avevano raggiunto, d'Enghien decise di offire ai Tercios una resa onorevole: il primo ad accettare fu il Tercio de Garciez, ai cui uomini fu garantito il ritorno in Spagna.

Arresisi in ritardo, agli uomini del Tercio di Alburquerque fu garantita solo la vita e le proprie spade.

Erano le 10 del mattino: invitti, i Tercios uscirono comunque sconfitti dalla battaglia di Rocroi.

Conclusione: la battaglia di Rocroi fu sicuramente una vittoria francese, anche perché sventò i piani di de Melo, ma non portò, come alcuni dicono, alla distruzione dei veterani spagnoli dei Tercios: dei 3.500 morti (con 3.800 feriti e 3.826 prigionieri) indicati dalle cronache spagnole, un migliaio furono spagnoli e gli altri soprattutto cavalieri delle due ali e fanti italiani e valloni, mentre i francesi ebbero 2.000 morti e 2.500 feriti.

Fu l'abilità di Mazarino a trasformare Rocroi in un evento di portata rilevante, ma al di là della propaganda, Rocroi rimane una vittoria limitata in uno scenario secondario, dovuta soprattutto alla decisione di d'Enghien e alla superiore tattica della cavalleria francese.

Cinque anni dopo Rocroi, a Lens nel 1648, la fanteria spagnola fu ugualmente solida e resistente, e ancora una volta fu la sconfitta della cavalleria che portò alla sua condanna.

Solo nel 1658 alla battaglia delle Dune (o di Dunkirk) i Tercios conobbero veramente la propria fine, ma ormai il loro tempo era definitivamente trascorso.