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LA TATTICA DEI REITER

il caracollo

nicola zotti

La prima metà del Quattorcento fu caratterizzata dal graduale imporsi delle fanterie sui campi di battaglia. il progresso tattico della fanteria medioevale nel XIV secolo si completò però solo nei suoi ultimi decenni, quando si iniziò ad affinare e a precisare il rapporto di collaborazione tra specialità della fanteria: tra fanti con armi in asta, in particolare la picca, e fanti con arma da tiro, in particolare quelle da fuoco, come i primi archibugi.

La sinergia "urto-fuoco" dominava i campi di battaglia, seppure suddivisa in due specialità, come rimarrà per due secoli, ovvero fino all'invenzione della baionetta. La cavalleria veniva relegata ad un ruolo tattico ancillare, provocando una rivoluzione della quale noi moderni non siamo facilmente in grado di comprendere la portata.

Un radicale cambiamento politico e sociale, prima che strettamente militare. Limitandomi a quest'ultimo ambito, tale processo si concretizzò ad inizio del Cinquecento in un mutamento sostanziale dell'impiego della cavalleria sul campo di battaglia.

Una quota rilevante delle truppe a cavallo subì una metamorfosi: da urto divenne da tiro. Se per ragioni strategiche non si poteva fare completamente a meno della cavalleria, questo mutamento fu dovuto anche alla persistenza di un modello di stampo medioevale, che stentava a riconoscere ancora all'umile fante plebeo il ruolo centrale sui campi di battaglia.

Balestrieri e archibugieri a cavallo (risalgono al 1496 i primi "schioppettieri" a cavallo di Camillo VItelli) rimasero però sostanzialmente e prevalentemente fanteria montata, antesignani dei primi Dragoni: soluzioni insoddisfacenti e senza particolare successo fino all'invenzione della pistola a ruota e all'adozione di questa nuova tecnologia bellica da parte di truppe mercenarie tedesche che divennero famose e ricercatissime in Europa con il nome di Reiter, "cavalieri".

Un caso da manuale di innovazione tattica indotta da una nuova tecnologia che ebbe un influsso negativo sullo sviluppo dell'arte bellica.

I Reiter nascevano come una terza specialità di cavalleria accanto alla cavalleria da urto e ai Dragoni: combattevano infatti da cavallo sparando sugli avversari con le proprie pistole e giungendo a contatto con essi all'arma bianca solo dopo averli sufficientemente "ammorbiditi" con il tiro.

Era un procedimento naturalmente lungo che faceva dei Reiter un'arma difficilmente in grado di risultare decisivi, ma nonostante questo i cavalieri tedeschi erano capaci di creare problemi agli altri tipi di cavalleria quel tanto che bastava a renderli "migliori" e vennero ben presto universalmente imitati, portando alla crisi definitiva delle cavallerie di stampo medioevale, in particolare dei lancieri, che sopravvissero solo alla periferia dell'Europa, ma nella loro forma etnica, molto più agile e manovriera.

I successi dei Reiter non furono -- e non potevano essere -- particolarmente eclatanti, ma testimonia la loro efficacia pratica il fatto che non conobbero alternative almeno fino alle innovazioni tattiche di Gustavo Adolfo durante la guerra dei Trent'anni, e non scomparirono del tutto addirittura fino alla fine del Seicento.

Non c'era corazza che potesse resistere ad una palla di pistola e non aveva più senso, quindi, continuare ad indossarne di pesanti e costose: spesso il Reiter non indossava altro che una mezza corazza sul torace e un elmo aperto, come protezioni per il corpo a corpo.

Il problema tattico specifico dei Reiter era però piuttosto quello di sviluppare sugli avversari un sufficiente volume di fuoco, data l'imprecisione e la lenta cadenza di tiro anche di un'arma, per l'epoca, eccellente, come la pistola a ruota.

La risposta venne mutuata dalla fanteria e consistette nell'adozione del "caracollo", parola che deriva dallo spagnolo caracol, ovvero lumaca.

Se mi permettete un po' di inopportuna ironia, l'etimo era doppiamente giustificato: sia, come vedrete qui sotto seguendo gli schemi, dal giro a forma di conchiglia che le evoluzioni dei Reiter compivano sul campo, che dalla lentezza (tutti i movimenti avvenivano al trotto) e dalla farraginosità dell'operazione in sé.

Tuttavia, il caracollo funzionava, per quei paradossi della realtà che contraddicono logiche e ragionamenti e che dovrebbero molto spesso spingere i critici a maggiore saggezza.

Le unità di Reiter erano massicci blocchi (più raramente cunei) di cavalieri posti su più file, di numero e composizione variabile a seconda dell'entità complessiva dell'unità.

Il caracollo avveniva in quattro fasi che si succedevano l'una all'altra: 1) avvicinamento al bersaglio, 2) fuoco, 3) ritorno in posizione e 4) caricamento, ma numerosissime variazioni nei metodi di esecuzione di questi passaggi producevano diverse tipologie alternative di caracollo, e non è nota una forma di caracollo che avesse prevalenza sulle altre.

Vediamo nel dettaglio una di esse e poi con schemi più semplici alcune altre.



In questa fase l'unità che qui vedete sinteticamente rappresentata si avvicinava al nemico. Con false partenze e avvicinamenti parziali tentava di provocare un eventuale fuoco nemico e comunque di saggiare un'eventuale reazione.

Al momento ritenuto più opportuno, la prima linea della formazione si staccava dal corpo principale e avanzava a distanza di tiro utile dal nemico, ovvero non più lontano di 50 metri e anche fino a 10. Qui scaricava la propria pistola, non necessariamente mirando, sulla massa degli avversari. Era consigliabile che il fuoco avvenisse lontano dalla testa del cavallo per evitare di spaventare l'animale con lo scoppio e la fiammata, tanto che alcuni manuali suggerivano il fuoco di fianco.

Scaricate le pistole la linea si divideva e ripiegava e trottava verso la coda dell'unità, scorrendo lungo i suoi fianchi. Quindi approfittava dei momenti di pausa per completare il ciclo del caracollo con la quarta e ultima fase e ricaricare l'arma. Nel frattempo la seconda linea avanzava verso il nemico e faceva fuoco a sua volta.

Il procedimento si ripeteva fino a che l'unità nemica era indebolita a sufficienza per essere caricata all'arma bianca o i Reiter stessi non avevano subito troppe perdite da un eventuale fuoco nemico.

Anche se il caracollo aveva il vantaggio di non sottoporre mai l'unità di Reiter per intero sotto il fuoco, con il passare del tempo le perdite potevano essere sensibili.

Altre forme di caracollo potevano avvenire in situazioni particolari, ad esempio come nei due casi qui sotto rappresentati, quando i Reiter potevano guadagnare il fianco dell'unità avversaria.

Nell'esempio qui sopra i Reiter sfilano davanti all'avversario e quindi ripiegano alle spalle dell'unità, come nel primo esempio di caracollo illustrato.


In questo esempio, invece, l'unià di Reiter dopo aver sfilato sparando con una pistola, girava stretto e sparava con la seconda arma quando procedeva nella direzione opposta, effettuando la ricarica delle armi in una pausa del movimento.

Come si può evincere da questi esempi il caracollo richiedeva un grande addestramento e una notevole freddezza da parte delle truppe per essere eseguito correttamente e ordinatamente: il suo maggiore o minore successo dipendeva particolarmente da queste qualità.