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UN'IDEA RIVOLUZIONARIA?

Stalin e l'uomo-scimmia

nicola zotti

La notizia è comparsa anche sui giornali italiani, praticamente tradotta parola per parola da questo articolo dello Scotsman.

Secondo quanto emerge dagl archivi del Cremlino, Josip Stalin intorno alla metà degli anni Venti avrebbe ordinato ai suoi scienziati di creare "un nuovo, invincibile, essere umano: insensibile al dolore, resistente e indifferente alla qualità del cibo con cui nutrirsi".

Un super soldato al quale affidare la conquista del mondo.

La genetica nella sua fase pionieristica accettò con entusiasmo la possibilità di sperimentare arditi incroci tra uomini e animali, sfruttando gli ingenti fondi che i progetti di Stalin mettevano a loro disposizione.


Josip Vissarionovich Djugasvili "Stalin"


Nel 1926 il Politburò destinò la bella cifra di 200.000 dollari all'iniziativa. Obiettivo: l'uomo-scimmia, non Tarzan, ma un incrocio tra il genere umano e i suoi parenti primati, per ottenere il quale furono sacrificati molti animali e molti esseri umani.

Ma il tentativo, fallì: cinque anni dopo lo scienziato Ivanov che guidava il progetto cadde in disgrazia, e la sua esecuzione capitale delegata al freddo del Khazakistan, che puntualmente la eseguì in pochi mesi. L'idea fu definitivamente abbandonata.

La fantascienza si è spesso cimentata con questo genere di sogni malsani e la politica anche, soprattutto quando in sé conteneva un'idea antropologica e l'ambizione di creare un "uomo nuovo".

Per quanto bizzarro possa sembrare, il progetto di Stalin era però soprattutto militarmente assurdo: sottendeva una concezione della funzione del soldato che avrebbe potuto andar bene per combattere i Tartari, ma forse nemmeno loro.

Insensibilità al dolore, resistenza e capacità di mangiare porcherie non sono le virtù primarie di un soldato, checché ne pensasse Stalin. Al massimo sono doti di chi fa di necessità virtù: e questo, in effetti, in guerra è la norma.

Doti, per altro, nelle quali il soldato russo ha sempre eccelso, a tal punto che è lecito chiedersi quali ulteriori sacrifici e privazioni Stalin ritenesse necessari ad un "soldato ideale".

La coscienza, alla base dell'istinto di sopravvivenza, della solidarietà di gruppo, dell'agire intelligente, dello spirito di iniziativa e della capacità di adattarsi e di reagire alle situazioni, sono doti molto più importanti per un soldato: ma ad incrementare queste Stalin era ben lungi dal pensare.