torna alla homepagetorna alla homepage
storia militare e cultura strategica
torna alla homepage
 
dalle discussioni
dell'area Warfare di MClink,
a cura di Nicola Zotti
 
home > strategia> Veni, vidi, vici all'americana: la "Future Force"


ricognizioni
in territorio ostile


recce team

storie
strategia
tattica
what if?
vocabolario
documenti
segnalazioni
link
scrivici


quelle piccole sciabole incrociate

quelle piccole spade incrociate

Viaggi nei
campi di battaglia d'Italia
sulle carte del Tci


L'ESERCITO "LEGO"

Veni, vidi, vici all'americana: la "Future Force"

nicola zotti

L'Esercito americano sta intraprendendo la più radicale trasformazione dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Le parole d'ordine che la ispirano sono a malapena traducibili in italiano e sintetizzano le lezioni apprese in questi ultimi sette anni di guerre: dispiegabilità (deployability), letalità (lethality), collaboratività (jointness).

Il fulcro della riforma saranno i "Brigade Combat Teams" (BCT), gruppi di combattimento a livello di brigata, nuove unità permanenti con un alto grado di mobilità strategica e di autosufficienza operativa: 96 ore per schierarle sullo scenario operativo e 72 ore di completa indipendenza da supporto logistico, affidato a "contractors", per risparmiare uomini.

Estremamente piccole, almeno rispetto alle attuali divisioni, delle quali, in pratica, vengono ad assumere il ruolo, sono state studiate per rispondere alle minacce previste nei prossimi decenni. Gli inquadramenti divisionali rimarranno, ma solo in modo formale e in omaggio ai passati allori di unità come la1a divisione di fanteria (Big Red One) o la 101a Airborne (Screaming Eagles).

I sitemi d'arma in dotazione saranno ovviamente quanto di meglio le nuove tecnologie hanno da offrire ed offriranno nell'immediato futuro, in particolare riguardo ai sistemi che complementano l'attività umana: i "Non Line of Sight Launch Siystem", sistemi di lancio che non necessitano di linea di vista diretta, gli "Unattended Ground Sensors", dispositivi per l'individuazione degli avversari, e gli "Unmanned Aerial Vehicles", la nuova generazione di Predator.

Sono previsti tre tipi di BCT (sugli organici precisi c'è ancora un po' di incertezza):

- tra le 20 e le 22 brigate corazzate regolari e 10 della Guardia Nazionale: 3.800 uomini organizzati in 6 battaglioni (1 di ricognizione corazzata, 2 di armi combinate, 1 di forze speciali, 1 di artiglieria, 1 di supporto)

- tra le 20 e le 22 brigate di fanteria regolare e 5 di Guardia Nazionale: 3.000 uomini articolati su 6 battaglioni (1 di ricognizione corazzata, 2 di fanteria, 1 di forze speciali, 1 di artiglieria, 1 di supporto)

- 5 brigate regolari e 1 di Guardia Nazionale su Stryker: le più "grandi" sommando ciascuna 4.000 uomini (3 battaglioni di fanteria motorizzata, 1 di ricognizione e sorvegianza, 1 di artiglieria, 1 di supporto e 1 di forze speciali, con 1 compagnia del genio e 1 controcarro, oltre ovviamente alla compagnia comando)

Completano il quadro altri 5 tipi di brigate specialistiche:

- artiglieria
- aviazione
- "sustainment" (sostegno logistico)
- "movement enhacement" (incremento della mobilità)
- ricognizione, sorveglianza e acquisizione del bersaglio.

Le varie brigate, in numero variabile, ma fino ad un massimo di 6, verranno riunite sotto comandi "divisionali" e di "armata" ad hoc, a seconda delle operazioni e delle destinazioni. Ad essi il compito di coordinare questa forza modulare che, come il gioco del Lego, dovrà tenere assieme e dare una forma sul campo a questi "mattoncini" da combattimento.

Lo sforzo maggiore gli alti comandi militari americani lo hanno speso per concettualizzare proprio questo aspetto della riforma. Il problema è sintetizzabile in questi termini: posta la necessità di aumentare il numero di unità di manovra schierabili nei numerosi scenari di guerra ipotizzabili, e quindi di diminuirne la grandezza relativa senza ridurne l'efficacia bellica, il problema non è di potenza di fuoco (comunque enorme), ma di intelligence, comando e controllo. Ovvero è la "guida" che consente a questa "nuova forza" di esplicare la sua efficacia.

Qui il discorso si addentrerebbe nei tecnicismi gonfi di acronimi tipici delle FFAAA americane e ve lo risparmio, magari rinviandolo ad una trattazione a parte.

Di interesse più generale può essere una riflessione complessiva su questa riorganizzazione, la cui radicalità sottende una concezione molto precisa dei compiti operativi ipotetici:

  1. Guerre piccole e brevi. Il sistema modulare consente di spostare o di sostituire un BCT con un altro in modo in teoria semplice, ma è evidente che se fossero previste guerre lunghe e logoranti sarebbe stato più logico mantenere in vita e aggiornare le tradizionali grandi unità.
  2. La riforma è trainata dalla tecnologia, nel senso che ci si aspettano tali e tante innovazioni e contributi da essa da qui a trent'anni, che ogni riforma appare possibile e ogni riduzione di organico praticabile, perché potrà essere giustificata a posteriori da tecnologie rivoluzionarie.
  3. Le guerre future saranno quindi contro avversari inferiori tecnologicamente in modo assoluto: un gap così pesante da rendere inutile, ad esempio, la presenza di unità antiaeree, che non sono previste negli organici.
  4. Data la "letalità" delle componenti di fuoco, il problema del combattimento si sposta sull'individuazione e l'isolamento del nemico nel contesto operativo: da qui l'enfasi su ricognizione, intelligence e sorveglianza.
  5. Aumentando la mobilità (la "deployability") aumenta la deterrenza e l'indipendenza delle FFAA americane, che possono intervenire in uno scenario di guerra, vincere ed andarsene prima che una crisi politica internazionale blocchi nella sua melassa la possibilità di un intervento, rendendo superfluo sottostare alle lente e titubanti decisioni di eventuali alleati: un "veni, vidi, vici" all'americana che può compensare le difficoltà politiche della diplomazia statunitense.

Sotto quest'ultimo aspetto, lo sforzo compiuto nell'elaborazione della "Future Force" mi appare assolutamente coerente e convincente: gli Stati Uniti intendono autonomizzarsi dalle guerre di coalizione e guardano con sfiducia alle possibilità di una riforma e un rinnovamento della Nato. La modularità consentirà di fare da soli, aggiungendo quanche mattoncino in più, o di collaborare con altri, mettendo qualche mattoncino in meno.

Rimane un problema che vedo di difficile soluzione: non mi pare che le guerre in Afghanistan e in Iraq possano essere considerate "guerre brevi", e se la "Future Force" ha scatto e potenza, manca della resistenza del maratoneta.

Per assaltare una banca, liberare gli ostaggi e neuralizzare i rapinatori, va benissimo, ma, poi, per sorvegliare la banca stessa ci sarebbe bisogno dei metronotte, e la "Future Force" non ne ha e non può averne.

Come intenda procurarseli non si spiega: questo dovrebbe essere un compito della politica, ma la "Future Force" sembra nata per cavare le castagne dl fuoco a poiitici in difficoltà, che non riescono più a fare il proprio mestiere (per incapacità loro o perché le cose sono diventate troppo complesse, non lo so) e non per essere uno "strumento" della politica.

E questo, a me che sono un inguaribile clausewitziano, provoca qualche perplessità di fondo.