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NOTE A MARGINE DELLA MOSTRA SUGLI ASCARI AL VITTORIANO

Le intercette della storia

nicola zotti

La strategia è una questione di frecce disegnate sulle carte geografiche.

Inevitabilmente, quando i popoli in armi si spostano lungo quelle frecce, si scontrano con altri popoli in armi.

La geopolitica ha tentato di spiegare perché questo accade, provocando nell'impresa tutti i danni che fanno le scienze sociali quando pretendono di aver individuato leggi dell'agire umano paragonabili con quelle del mondo fisico.

Comunque sia, una delle conseguenze di quegli scontri sono gli incontri.

Noi italiani abbiamo disegnato molte lunghe frecce per arrivare in Africa ed incontrarci con i popoli di quel continente.

Per farci odiare da loro, certo, ma anche per farci conoscere e rispettare, se non amare. Comunque sicuramente per rispettare ed amare noi quei luoghi e quei popoli.

Ho già citato l'orgogliosa risposta del presidente eritreo Afwerky all'attacco contro gli ascari eritrei del presidente libico Gheddafi ("Servi degli italiani", "No. Volontari"), ma la partecipazione umana con la quale il presidente della commissione difesa Ramponi ha organizzato la mostra sugli Ascari al Vittoriano è evidente: la sua giovinezza trascorsa in quei luoghi ha lasciato il segno.

Chissà, poi, se il libro di Victor Magiar "E venne la notte" sarà mai letto in Libia. Magiar visse la sua infanzia in quel Paese con la doppia colpa di essere italiano ed ebreo, e dovette fuggirne: eppure racconta la sua esperienza con affetto e passione.

Ramponi è un uomo di destra, Magiar di sinistra: condividono, però, l'esperienza di essersi trovati su quelle frecce.

Così come il vecchio ascaro che durante una nostra recente missione in Africa ha chiesto e ottenuto di essere acquartierato nella nostra base, perché "se gli italiani erano tornati, lui tornava con gli italiani".

Mi piace pensare che la mostra al Vittoriano sia solo un primo passo di un'attenzione strategica dell'Italia e dell'Europa verso L'Africa.

L'Eritrea può essere orgogliosa di se stessa -- e così la Somalia, l'Etiopia e la Libia -- e per esserlo non ha bisogno di ignorare o peggio rifiutare l'affetto e il legame che alcuni italiani provano.

Questo reciproco conoscersi è un valore: anche quando è intriso di antichi conflitti o recenti errori.

Il continente africano è esiliato dall'attenzione strategica globale. Vi succedono cose positive e negative che ignoriamo colpevolmente: non possiamo più rinviare il momento di disegnare una nuova intercetta con la storia dell'Africa.