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LETTURE PER L'ESTATE

Deficit di machiavellismo

Nicola Zotti


 

Niccolò Machiavelli in Italia sfortunatamente non è più molto letto: per fortuna, invece, non è nemmeno più citato, ovviamente da persone che non l'hanno letto, e così, almeno, non è più tirato in ballo a sproposito. Cosa in sé positiva, anche se così si perde, come vedrete più avanti, anche l'occasione di citarlo a proposito.

Consiglio la lettura di Machiavelli. Il problema è che ha scritto tanto e la lettura dell'italiano cinquecentesco è difficile. Per altro sarebbe gratuita, perché molte sue opere sono in rete.

Per capirsi, Machiavelli vale Sun Tzu, ma il cinese ha scritto meno e le traduzioni semplificate abbondano.

Anzi, Machiavelli è meglio di Sun Tzu, e non solo perché la lettura faticosa aiuta la riflessione sulle singole parole e i singoli concetti, come una palestra mentale.

Leggerlo è utile perché, nonostante la natura precettistica delle sue opere, che appunto lo accomuna a Sun Tzu in quanto anche Machiavelli non tratta compiutamente in senso filosofico la natura politica della guerra (come solo von Clausewitz riuscirà a fare), pur tuttavia il fiorentino vede assai bene e tratta ampiamente del soggetto.

Il deficit di machiavellismo – inteso nel senso di frequentazione del suo pensiero – si sconta gravemente nel nostro Paese, perché perdendo il legame tra politica e guerra si perde, necessariamente, anche il senso del potere politico e della sua responsabilità più alta: il che, se mi fa crescere la stima nelle nostre Forze Armate, che vanno a combattere e a morire senza "Politica", lascia un sapore amaro.

Insomma se questa Estate avete del tempo libero, potete dedicarne proficuamente un po' a leggere almeno questi libri di Machiavelli: Le Istorie fiorentine, La mente di un uomo di stato, Dell'arte della guerra, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio e, naturalmente, Il Principe.

Si tratta di centinaia e centinaia di pagine, per cui buona fortuna.

Però voglio darvi qualche assaggio di citazione "a proposito" del pensiero di Niccolò Machiavelli che ho invano atteso nei commenti e nei dibattiti sulla recenti linee di politica estera del nostro paese (la guerra in Libia, ad esempio). Essendo il suo un pensiero, come detto, particolarmente ricco di precetti, di indicazioni, di massime, per altro non prive di analisi e di motivazioni, insomma, si presta a questo scopo.

«Comincionsi le guerre quando altri vuole, ma non quando altri vuole si finiscono». Istorie fiorentine, Libro terzo, capitolo 7
«Si ricordino i prìncipi, che si cominciano le guerre quando altri vuole, ma non quando altri vuole si finiscono». La mente di un uomo di stato

«A me pare che lo stare neutrale intra due che combattono, non sia altro che cercare di essere odiato et disprezzato, perché sempre uno di quelli vi fia che li parrà che tu sia, per li beneficii ricevuti da lui, o per antica amicizia tenuta seco, obbligato a seguire la fortuna sua, et quando tu non te li adherisci, concepe odio contro di te. Quello altro ti disprezza, perché ti scuopre timido et poco risoluto, et subito pigli nome di essere inutile amico et non formidabile inimico; di modo che qualunque vince ti offende senza rispetto». Lettera XII a Francesco Vettori

«È ancora stimato uno principe, quando egli è vero amico e vero inimico; cioè quando sanza alcuno respetto si scuopre in favore di alcuno contro ad un altro. Il quale partito fia sempre più utile che stare neutrale: perché, se dua potenti tuoi vicini vengono alle mani, o sono di qualità che, vincendo uno di quelli, tu abbi a temere del vincitore, o no. In qualunque di questi dua casi, ti sarà sempre più utile lo scoprirti e fare buona guerra; perché, nel primo caso, se non ti scuopri, sarai sempre preda di chi vince, con piacere e satisfazione di colui che è stato vinto, e non hai ragione né cosa alcuna che ti defenda né che ti riceva. Perché chi vince, non vuole amici sospetti e che non lo aiutino nelle avversità; chi perde, non ti riceve, per non avere tu voluto con le arme in mano correre la fortuna sua». Il Principe capitolo, XXI

«I principali fondamenti che abbiano tutti gli stati, così nuovi come vecchi o misti, sono le buone leggi e le buone armi; e perchè non possono essere buone leggi dove non sono buone armi, e dove sono buone armi conviene che siano buone leggi» Il Principe, Capitolo XII

«Non si debbe mai lasciar seguire un disordine per fuggire una guerra, perchè ella non si fugge, ma si differisce a tuo disavvantaggio» Il Principe, capitolo III

Adesso associate voi ciascuna di queste citazioni alla situazione che più gli si adatterebbe: e spero che serva ad invogliarvi a leggere dell'altro del nostro grande pensatore fiorentino.