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CONCLUDIAMO UN RAGIONAMENTO

Guerra civile americana: la rivoluzione


nicola zotti


Riepilogando.

Abbiamo visto come un burocrate possa (non senza le sue buone ragioni) ostacolare l'introduzione di tecnologie innovative: nella fattispecie fucili a ripetizione capaci di trasformare il potere di fuoco di una brigata in quello di una divisione rinforzata.

Poi ho raccontato che un'economia non si concretizza spontaneamente in una risorsa militare senza un apparato fiscale che finanzi questo sforzo. E magari ci riesca senza massacrare il tessuto sociale e produttivo del paese stesso.

Incidentalmente ho aggiunto che una nuova tecnologia militare senza una dottrina tattica che la interpreti nelle sue potenzialità, non esercita alcun peso: a che serve avere fucili a canna rigata capaci di un tiro efficace anche di 600 metri se gli ufficiali continuano a far sparare i propri uomini a distanza di 100?

Così nella Guerra civile americana, una guerra che quindi dobbiamo definire rivoluzionaria per ben altro che non le tecnologie che vi vennero introdotte.

La rivoluzione militare (e il "vantaggio asimmetrico") che caratterizzò quella guerra fu innanzitutto di natura politica.

Le fondamenta statali comuni della "casa divisa" erano assai fragili, e se nei primi mesi di guerra i due eserciti riuscirono a mettere la divisa a una cifra complessiva (si stima) di forse 1.800.000 uomini, questo non fu dovuto a strumenti coercitivi, ma alla spontanea adesione dei cittadini americani alle cause del conflitto.

Vengono alla mente i volontari della rivoluzione francese, ma è un paragone che regge fino ad un certo punto, perché in Francia c'erano comunque alle spalle secoli di stato nazionale centralizzato forte, mentre il governo americano alla vigilia della Guerra civile era poca cosa, senza una struttura, senza un'organizzazione propria degna di questo nome, senza funzionari.

Gli Stati Uniti d'America rispondevano alle condizioni minime per essere considerati uno "stato", ma in realtà il suo governo difettava tanto di una burocrazia degna di nota, quanto di un'élite centrale con interessi distinti e riconoscibilmente diversi da quelli delle altre classi e gruppi di interesse locali interni alla società americana.

In pratica si occupava di poche decisioni di politica economica nazionale e di quel nulla di relazioni internazionali alla base della politica estera americana di allora.

Ma possiamo stupirci fino ad un certo punto, perché l'America aveva nelle sue radici ben salda la tradizione della Guerra di indipendenza, e sia i Nordisti che i Sudisti interpretarono gli avvenimenti come un'offesa insanabile alla loro concezione di sovranità popolare, alla nozione che il popolo sia in ultima istanza il depositario dell'autorità e della legittimità politica.

Così inizialmente Unione e Confederazione affidarono ai singoli stati componenti e ai leader locali il compito direclutare e organizzare le armate necessarie a combattere la guerra civile e al volontariato quello di completarne i ranghi.

Il risultato fu, come anticipato, straordinario: presero le armi masse di uomini motivati politicamente e disposti a sopportare le durezze della guerra, le malattie, l'idea di uccidere, prima ancora di quella di essere uccisi, sulla base sola di quelle convinzioni.

Un esercito "strano" perché l'ethos democratico che lo aveva formato, continuò a permearlo anche durante le ostilità: acquiscienza passiva e cieca obbedienza erano sconosciute, la disciplina degli eserciti regolari sinceramente disitimata, gli ufficiali eletti per lungo tempo sulla base dell'autorevolezza nel corpo dei cittadini-soldati e non sulle competenze professionali.

Persino le linee di condotta decise centralmente vennero ignorate quando contraddicevano il comune sentire degli uomini: come avvenne per l'indicazione da parte del Governo unionista di rispettare i beni dei cittadini del Sud. Il diritto di razzia e di devastazione apparteneva alle motivazioni dei singoli Nordistii (all'odio cieco del popolo lo definiva von Clausewitz), e non ci fu modo di controllarlo con inviti al "guanto di velluto".

Dopo tre anni di guerra distruggere il tessuto civile del nemico non solo non era più contrario alle indicazioni del governo, ma un fatto ben più che necessario o coerente con una guerra, ma persino "virtuoso".

Altrettando dicasi per le politiche di emancipazione, tutt'altro che interiorizzate dai Nordisti, che diffidarono sempre profondamente dei reggimenti di colore e dei loro uomini: compresi gli alti ufficiali politicamente considerati più omogenei al Governo come Grant, il quale anche in condizioni di estrema necessità rinunciò ad impiegare intere divisioni "Coloured".

Naturalmente col progredire della guerra l'entusiasmo da parte dei cittadini-soldati, scemò. Non quanto sarebbe stato lecito aspettarsi, ma in misura sufficiente da costringere il governo a cercare contromisure.

Il problema era di quelli non rinviabili, perché i volontari si erano arruolati per una ferma triennale in maggioranza nel luglio del 1861 e quindi nel luglio del 1864 sarebbero stati congedati: un anno importante per la guerra (il Nord aveva programmato la" Overland Campaign") e per la politica, perché sarebbe stato anche un anno di elezioni presidenziali.

I 136.000 veterani che si raffermarono devono essere considerati un successo, anche se molto più alto, un vero esodo, fu il numero di coloro i quali ritornarono alle loro case, sostituiti da "volontari" di nome ma non di fatto: attirati nell'esercito da premi in denaro che non servirono certo a garantirne l'affidabilità sul campo di battaglia. DIsertori in potenza, non potevano essere loro assegnati compiti che li isolassero dal resto dell'armata, come i picchetti o l'esplorazione, perché sarebbe stato come invitarli ad andarsene per ritornare ad arruolarsi sotto falso nome a riscuotere un nuovo premio di ingaggio.

La minaccia di introdurre la coscrizione obbligatoria (adottata dal Sud nell'aprile del1862 e poco dopo dal Nord) serviva ad incitare i singoli stati a sollecitare le élite locali a moltiplicare gli sforzi di convincimento verso i propri cittadini.

Un compromesso che salvasse un po' ipocritamente i diritti individuali dei cittadini americani fu trovata al Nord nel corso degli anni con il sistema dei sostituti, in base al quale chi era chiamato sotto le armi poteva pagare qualcuno che ci andasse al suo posto.

Comunque ormai il tabù era rotto, e come abbiamo visto non era il solo.

Riepiloganto (ancora?).

Gli stati avevano mobilizzato ogni propria risorsa polverizzando tradizioni consolidate come la tassazione ridotta, l'esercito di volontari, un governo minimale, il rispetto di libertà fondamentali.

E contemporaneamente si erano instradati verso la guerra totale, impegnado tutte le risorse che nell'Ottocento uno stato poteva impegnare e quindi cercando di superare quel limite, con l'obiettivo di una reciproca totale distruzione.

Ne uscì un'America rivoluzionata e una cultura della guerra che poco doveva all'introduzione di questo o quel fucile.