Lo scorso mese (aprile 2012) vi ho proposto una finestrella su un evento di quasi quattro secoli fa: la Guerra dei Trent'anni.
Questo mese (maggio 2012) ci ritorno perché quella guerra ci ha lasciato un'eredità potente: gli stati sovrani.
La guerra, infatti, si concluse con la Pace di Westfalia, li cui trattato impose principi strutturali precisi nei rapporti tra gli stati.
- Autodeterminazione: ovvero il diritto degli stati a scegliere liberamente la propria sovranità e il proprio status politico internazionale senza essere soggetti a autorità sovranazionali o a interferenze esterne
- L'uguaglianza legale degli stati indipendentemente da qualsiasi fattore.
- Il divieto di intervenire o in qualsiasi modo interferire negli affari interni di un altro stato.
Questo dettato era il frutto della mente del cardinale Giulio Raimondo Mazzarino (prima o poi di lui riparleremo) il quale era una specie di incarnazione dei suoi principi: cattolico e, se non sacerdote, comunque almeno abate ed educato a Roma dai Gesuiti, nel ridisegnare l'Europa e il suo equilibrio non solo geografico ma anche politico, pensò esclusivamente agli interessi della Francia e non a quelli del Vaticano.
Lo sottolineo per aggiungere che nel "dopo Westfalia" la sovranità passa agli stati, che diventano i principali agenti in un sistema di relazioni internazionali. Sono gli stati ad avere interessi, prima degli stessi sovrani e dei loro sudditi.
Ed è a questo punto che siamo ancora oggi: il sistema è infatti ancora sostanzialmente quello. Con un ma. Anzi, con più di un ma.
I problemi iniziano quasi subito: venti anni dopo
la pace di Westfalia, l'Olanda interviene eccome negli affari interni dell'Inghilterra durante la "Gloriosa rivoluzione" del 1668-69.
Riesce però abilmente a convincere il mondo che si tratti solo di un affare interno inglese. Un colpo di stato del Parlamento inglese e niente più, che però avrebbe avuto molte meno probabilità di riuscita se non fosse stato assistito dall'invasione Olandese.
La "Gloriosa rivoluzione" è un evento poco noto in Italia, ma è tra i più importanti della storia britannica e anche europea: non solo il nuovo sovrano è un Orange, ma è "appena" il re
di una monarchia costituzionale, ovvero di una strana repubblica di fatto, in cui il Parlamento acquisterà via via sempre più potere e il re costantemente ne perderà.
L'Inghilterra si prepara ad accogliere la nascita, nel secolo successivo, di Adam Smith e del suo "La ricchezza delle nazioni": se prima di questo libro il mondo era un insieme finito e uno stato poteva diventare ricco solo rubando qualcosa ad un altro, dopo la sua pubblicazione nasce l'idea di progresso potenzialmente infinito, perché la crescita dipende dall'intrapresa umana.
Un doppio binario (Sinergia tra colonie e industrializzazione) su cui il treno del "Sistema Westfalia" (In Gran Bretagna prima e poi nel resto del mondo) corre sicuro nonostante i secoli successivi provino a metterlo in crisi con altri conflitti e soprattutto altre rivoluzioni.
Le guerre, infatti, rientrano con tranquillità nel Sistema, ma le rivoluzioni un po' meno.
Le guerre sono affari tra stati sovrani, non risse tra monarchi che si trovano reciprocamente antipatici, e corrispondono alla difesa degli interessi degli stati.
Le rivoluzioni sono eventi più complicati, perché quando hanno successo conoscono naturalmente fasi espansive che forniscono ulteriori argomenti in favore di interventi esterni diretti a ristabilire la "legalità".
Così la Rivoluzione francese, così quella russa, solo per limitarci alle più importanti.
Siamo ancora all'interno della struttura del Sistema Westfalia?
In linea di principio sì, anzi, si scopre che il Sistema si autoregola: le rivoluzioni si istituzionalizzano e rientrano all'ordine diventando parte integrante di esso.
Le incrinature incominciano a farsi vedere non a causa della politica, ma dei costrutti ideologici.
Ovvero quando una serie di "ismi", Internazionalismo, imperialismo, Globalismo, Terzomondismo, Ecologismo, Terrorismo
riusciranno ad imporre un principio di legittima ingerenza negli affari degli altri Stati, considerandosi un "sovra-stato", titolare della sovranità e del potere politico.
Gli Stati, nel frattempo, sono diventati Stati-Nazione e quindi ci si metterà da ultimo anche il Localismo
a minare il Sistema alle sue fondamenta, assieme all'unico non ismo, la Globalizzazione.
Naturalmente potrei tediarvi con sfumature e distinguo, ma voglio fare di tutta un'erba un fascio, e non per rozzezza analitica (magari anche, un po')
ma perché mi interessa sottolineare che c'è una linea tendenziale condivisa da organismi istituzionali, quanto da movimenti, che ha come comune obiettivo (a torto o a ragione) la distruzione della struttura Westfaliana dei rapporti tra stati, sottraendo sovranità e potere politico, in cambio di poco, di nulla e forse anche di peggio.
Si moltiplicano le ingerenze, o se preferite il diritto all'ingerenza, nelle questioni interne agli altri stati, per vari motivi: umanitari e non, di destra o di sinistra, ma sempre ingerenze. Per risolvere i conflitti e le crisi, soprattutto quando il pensiero del sopra citato Adam Smith si sfarina sotto il peso di prospettive di crescita non più infinite, anzi nuovamente limitate e più di un tempo, si ritiene necessario avocare sovranità, ma in modo non trasparente e concreto, ovvero senza consegnare anche il potere politico. Quando invece si delega potere politico, si trattiene la sovranità.
Banca centrale europea o Fondo monetario internazionale, Onu o Comunità Europea, e anche le semplici agenzie di Rating, tanto per citare i nomi più attuali, sono enti nati al preciso scopo di ingerirsi negli affari degli stati nazionali e tenerli sotto tutela.
Nemmeno il cardinale Mazzarino ce la farebbe a mettere ordine in questo circo di poteri "imperiali" sovranazionali, di volta in volta invocati, blanditi, temuti. Potentissimi eppure debolissimi.
Ma ritornare alla pace di Westfalia è impossibile e siamo destinati ancora, e per chissà quanto ancora, a essere westfaliani in un Mondo che non lo è più.
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