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STORIA DEGLI ORGANICI NAPOLEONICI

La catena di comando dell'esercito napoleonico

nicola zotti



struttura di un corpo d'armata francese


Gli organici dei reggimenti di linea francesi di epoca napoleonica subirono nel tempo una grande variabilità di organico.

Una relativa maggiore stabilità nel periodo ebbe invece la composizione dei corpi d'armata -- in media su 2 o 3 divisioni -- e delle divisioni -- su 2 o più raramente 3 brigate -- mentre le brigate erano composte da 1 a 4 o più reggimenti, in media 2.

In pratica la variabiltà delle formazioni aumentava discendendo la catena di comando, con la conseguenza che il controllo diventava più difficile man mano ci si avvicinava alla linea del fuoco: un Maresciallo dava comandi sempre ad un paio di generali di divisione e questi ad un uguale numero di generali di brigata. Questi ultimi, però, avevano ai loro ordini un numero molto meno costante di comandanti di reggimento e soprattutto di battaglione e quindi, di campagna in campagna, dovevano reinventarsi il mestiere.

I reggimenti di 5 battaglioni della campagna di Russia potevano affrontare uno sforzo molto diverso rispetto a quelli su 2 di altre campagne e l'intero modo di affrontare la battaglia ne era influenzato.

L'impegno che in certe battaglie veniva chiesto ad un reggimento in altre era difficile, se non impossibile, per un'intera divisione.

Non solo il principio della massa era soggetto ad interpretazioni variabili, ma anche, se pure in misura minore, quello della manovra.

Il numero di divisioni e di brigate all'interno di un corpo d'armata, pressoché costante per 20 anni di guerr,e standardizzava, infatti, la quantità di elementi di manovra a disposizione del comandante di corpo, ma ne vincolava l'estensione -- non solo territoriale -- dei compiti operativi.

Al comandante di corpo d'armata spettava innanzitutto il coordinamento fra le varie armi -- fanteria, artiglieria e cavalleria -- decidendone schieramento, modalità e tempi di impiego, e il controllo generale delle operazioni secondo il piano di battaglia generale.

Se nel corso della battaglia il controllo era l'impegno principale di un comandante di corpo d'armata, la responsabilità maggiore di armonizzare l'elemento massa e l'elemento manovra ricadeva soprattutto sui generali di brigata, che dovevano portare a termine le missioni assegnate con le aleatorie forze disponibili.

I generali di divisione rappresentavano il cruciale collegamento tra le due esigenze belliche, completando la catena di comando: in questo ruolo esercitavano un'influenza decisiva sul corso della battaglia, non solo relativa alla divisione sotto il loro diretto comando.

I 32 battaglioni del I corpo di Reille, durante la battaglia di Waterloo, vennero quasi completamente risucchiati nella voragine di Hougomont dalle decisioni di Gerolamo Buonaparte, comandante della 6a divisione.

Durante questo episodio, gli ordini di Napoleone non ebbero l'opportuno controllo da parte di Reille e furono eseguiti maldestramente da Gerolamo Buonaparte o meglio addirittura stravolti: i comandanti di brigata e di battaglione si trovarono così impegnati nella gestione di un compito operativo non solo privo di un senso generale nell'economia della battaglia pensata da Napoleone (cosa che comunque non spettava a loro giudicare), ma anche tatticamente ingestibile e non assolvibile praticamente.

La catena di comando aveva dunque tre snodi critici: il comandante di corpo d'armata, il comandante di divisione e il comandante di brigata.

Il flusso comunicativo che da Napoleone raggiungeva i singoli battaglioni doveva attraversare quei 3 passaggi e in ciascuno poteva giungere un intoppo, un'errata valutazione o interpretazione, per non parlare di un'ottusa esecuzione: e furono più le battaglie decise ad uno di quei nodi che non quelle vinte o perse dal fuoco dei fucili o dai piani di battaglia dello stesso Napoleone.