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«Un attacco senza uno Schwerpunkt
è come un uomo senza carattere».
Generale Paul Ludwig Hans Anton von Beneckendorff und von Hindenburg


IL PUNTO PIU' IMPORTANTE

Schwerpunkt

nicola zotti

Tra i molti concetti sviluppati da Carl von Clausewitz nel "Vom Kriege", quello di "Schwerpunkt" ha probablmente esercitato la maggiore influenza sull'evoluzione dell'arte militare moderna, in particolare nell'elaborazione della dottrina della Blitzkrieg, tanto da meritarsi un posto di rilievo nell'attuale dottrina americana che ne dà la definizione più diffusa (anche se come cercherò di spiegare, errata e fuorviante) di “caratteristiche, capacità o fonti del potere, dalle quali una forza militare deriva la sua libertà di azione, forza fisica o volontà di combattere." (Joint Publication 1-02, Department of Defense Dictionary of Military and Associated Terms).

La duratura efficacia dell'idea di Schwerpunkt potrebbe apparirci quasi paradossale, in primo luogo perché come ho già anticipato se ne è diffusa una concezione parziale che ne sminuisce la profondità, in secondo luogo perché von Clausewitz, cercando una metafora che rendesse l'intero spessore della propria analisi, aveva mutuato il concetto dalla fisica, ma riportandolo in modo non propriamente esatto.

Leggiamo infatti nel libro 6, capitolo XXVII:

«[...] così come il centro di gravità si trova sempre là dove è concentrata la maggior parte della massa, ed ogni urto contro tale centro ha la massima efficacia sull'insieme, così deve avvenire in guerra e perciò l'urto più forte deve avvenire contro il centro di gravità».

In realtà baricentro, centro di massa e centro di gravità di un corpo coincidono solo quando questo ha densità uniforme, o la distribuzione della materia del corpo ha alcune caratteristiche di simmetria, ed esso si trova in un campo gravitazionale uniforme: ad esempio in un boomerang il baricentro si trova dove non c'è massa, al di fuori esso.

Di fatto, il principale aspetto sottinteso alla scelta dell'analogia "fisica" ci serve a stabilire la priorità assegnata da von Clausewitz alla coesione rispetto all'annientamento: colpire lo Schwerpunkt provoca la definitiva ed irrimediabile perdita di coesione nel dispositivo nemico che è condizione necessaria e sufficiente all'incapacitazione dell'avversario e rende superflua la sua distruzione.

I limiti di questa metafora newtoniana ci possono comunque distrarre dalla fondamentale intuizione di von Clausewitz, tanto più che la "reductio ad unum" indotta da quell'avverbio "sempre", in realtà scompare quando von Clausewitz approfondisce ed articola l'argomento.

Prosegue infatti von Clausewitz nello stesso brano:

«Le forze armate di tutti i belligeranti, siano essi un unico Stato o un'alleanza tra Stati, hanno una certa unità e quindi una certa interdipendenza; e dove esiste questa interdipendenza si può applicare il concetto di centro di gravità. Analogamente, esistono all'interno di queste forze armate alcuni centri di gravità i quali per il loro movimento e la loro direzione, esercitano una certa influenza su tutti gli altri punti, e questi centri di gravità sussistono là dove le forze sono più concentrate. Comunque, così come nel mondo dei corpi inanimati, nel quale l'effetto sul centro di gravità ha la sua proporzione e i suoi limiti determinati dall'interdipendenza delle parti, così avviene in guerra».

Dunque il filosofo tedesco sta parlando di un sistema organizzativo complesso, con l'ntenzione di farci comprendere la necessità di focalizzare le nostre analisi sulle sue dinamiche funzionali, strutturali e ambientali, evitando dispersioni antieconomiche tanto della nostra intelligenza, quanto dello sforzo bellico. Concetto ripreso e ribadito con insistenza successivamente, ad esempio (libro 8, IX capitolo, dalla traduzione di Bollati e Canevari pag. 830, con qualche correzione mia):

«[...] due principi fondamentali investono tutto il piano di guerra e dominano su tutto il resto:

1. Riferire la potenza del nemico al minor numero possibile di centri gravitazionali e, se possibile, ad uno solo; limitare, analogamente, l'urto contro tali centri gravitazionali al minor numero possibile di azioni principali e, se possibile, ad una sola; infine considerare quanto più possibile in modo secondario ogni azione di carattere accessorio. In breve il primo principio è: concentrare al massimo l'azione.

2. Agire il più rapidamente possibile: quindi nessuna sosta, nessuna deviazione, senza motivi perentori».

Ovvero, uscendo dalla metafora "fisica", la realtà della guerra che von Clausewitz ci propone è un conflitto tra realtà organizzate come sistemi dinamici, complessi e sinergici composti di molte parti, ciascuna con un proprio centro di gravità. Precisando anche come sia necessario ottimizzare la traiettoria che porta il colpo verso lo Schwerpunkt, che non è necessariamente la linea più diretta, ma quella che lo raggiunge con la minore dispersione possibile di forze, e dunque segue i percorsi di minore resistenza.

E sulla natura dinamica della formazione dello Schwerpunkt, von Clausewitz è ancora più specifico:

(Libro 8, capitolo IV) «Ciò che la teoria può dire è quanto segue: è di non perdere mai di vista le relazioni predominanti tra gli Stati. Da esse si forma un preciso centro di gravità, un punto focale di potenza e movimento, dal quale tutto il resto dipende, e contro questo centro gravitazionale dell'avversario deve venir diretto l'urto collettivo di tutte le forze».

Lo Schwerpunkt non è quindi in sé una risorsa, né una fonte di forza o un elemento di debolezza, (come vorrebbe la dottrina americana), né più sinteticamente la fonte del potere di agire di un sistema, ma solo un astratto punto dove trovano il loro equilibrio istantaneo e mutevole le linee di forza vere e proprie degli elementi che compongono i sistemi coinvolti in un conflitto, sotto la loro reciproca influenza.

Tale punto astratto può venire a coincidere con una componente del sistema belligerante, che in questo modo diventa il suo "Schwerpunkt".

Non tutte le vulnerabilità critiche sono quindi Schwerpunkt e né lo sono tutte le "fonti del potere di agire" di un sistema: non riuscire ad individuare tra esse (o fuori da esse) lo Schwerpunkt principale può portare ad un'inutile dispersione di forze o una altrettanto inutile concentrazione di esse che ci renderebbe più deboli e vulnerabili in altri settori.

Le vulnerabilità critiche diventano linee di penetrazione privilegiate verso lo Schwerpunkt, e possono essere a loro volta Schwerpunkt di un sottosistema subordinato: tuttavia colpire una vulnerabilità senza aver individuato lo Schwerpunkt del sistema è un'inutile dissipazione di risorse.

Von Clausewitz è interessato all'effetto generato da un'azione e non dalle qualità o capacità intrinseche delle componenti che esercitano o subiscono questo effetto e data la sua ansia quasi angosciosa di minimizzare la brutalità della guerra cercando la più rapida decisione possibile, egli spiega che lo shock maggiore su un sistema in equilibrio si ottiene agendo là dove lo sforzo esprime il suo massimo risultato, ovvero sul suo baricentro.

Sempre nel libro 8, capitolo IV (dalla traduzione di Bollati e Canevari pag. 797) von Clausewitz fa uscire il concetto dalla sua affascinante astrattezza e compila un sorprendente elenco di possibili Schwerpunkt:

Alessandro, Gustavo Adolfo, Carlo XII, Federico il Grande avevano il centro di gravitazione nei propri eserciti: se questi fossero stati frantumati, la loro azione sarebbe stata bruscamente troncata. In Stati dilaniati da partiti interni, il centro è generalmente situato nella capitale; per i piccoli Stati che si appoggiano ad altri più potenti, il centro risiede nell'esercito di questi alleati. Nel caso di alleanze, risiede negli interessi comuni; nelle insurrezioni si trova nella persona dei principali capi e nell'opinione pubblica. È verso questi obiettivi che i colpi devono essere diretti».

Sorprendente solo per chi ha poca familiarità con il pensiero di von Clausewitz, per il quale opinione pubblica e governo hanno lo stesso peso in guerra di un'armata.

Il metodo più efficace per incapacitare un avversario, privandolo della facoltà di ostacolarci nel raggiungimento dei nostri scopi, è quindi quello di colpirne il punto baricentrico del sistema strutturale, che può essere il più diverso a seconda delle circostanze: l'individuazione dello Schwerpunkt è il compito essenziale del Leader, la principale espressione del suo genio o, eventualmente, della sua incapacità.

D'altra parte, la corretta individuazione del proprio Schwerpunkt è altrettanto preziosa perché permette all'organizzazione di comprendere le proprie dinamiche, mantenendone le componenti in equilibrio e quindi permettendo loro di esercitare lo sforzo comune nel modo più economico ed efficace: perché non va dimenticato che uno Schwerpunkt deve essere considerato anche nella sua funzione attiva, capace di decisivo potenziale offensivo.

Coerentemente, von Clausewitz non privilegia né distingue nella sua analisi un livello particolare della guerra per lo Schwerpunkt: livello strategico, operazionale o tattico hanno ciascuno i propri, e come tali sono in relazione tra loro.

Gli antecedenti dell'idea clausewitziana di Schwerpunkt sono antichi e possono essere fatti risalire all'origine stessa del pensiero occidentale, fino alla cosmologia di Anassimandro. Tuttavia questa profonda radice storica non ci esime dal riconoscere l'originalità feconda del pensiero clausewitziano e dal constatare come, dopo quasi 180 anni di discussioni e fiumi di inchiostro, di esso ci rimanga ancora molto da esplorare.



NOTA: alcuni brani sono stati tradotti da me -- utilizzando l'edizione del "Vom Kriege" della Dümmlers Verlag, Berlino, 1832 -- laddove ho ritenuto inadeguata la traduzione di Ambrogio Bollati e Emilio Canevari della terza ristampa 1982 del "Della guerra", edizione Mondadori.