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STRAORDINARIE COINCIDENZE...

Due catastrofiche sconfitte francesi

nicola zotti


Il 19 e 20 luglio 1747 sul colle dell'Assietta, a 2.500 metri di altitudine, venne combattuta una delle battaglie più importanti della storia italiana: l'esercito piemontese respinse un'invasione francese che minacciava l'esistenza stessa della piccola nazione prealpina e che invece, proprio grazie a questa vittoria, raggiunse i confini che mantenne praticamente fino all'unità di Italia.

Fu proprio sul colle dell'Assietta che per la prima volta i piemontesi definirono se stessi "bogia nen". I difensori dell'Assietta non avevano dubbi: «Stè tranquij, da sì noi bogiuma pì nen»: state tranquilli, noi da qui non ci muoviamo. Una forza tranquilla che da allora in poi non li ha mai abbandonati.

E siccome, un'altra caratteristica dei piemontesi è che non dimenticamo, la ricorrenza viene ricordata con una manifestazione alla quale partecipa un nutrito gruppo di figuranti che indossano uniformi del periodo ricostruite con meticolosa cura e fanno rivivere le fasi salienti della battaglia.

Duecentocinquantanove anni dopo gli italiani hanno sconfitto ancora i francesi e le coincidenze tra i due eventi sono impressionanti.

Innanzitutto entrambi gli avvenimenti sono accaduti in luglio, a pochi giorni di distanza: il 9 luglio la vittoria italiana alla Coppa del Mondo e appena una decina di giorni dopo quella dell'Assietta.

La battaglia dell'Assietta rientra nel quadro della guerra di Successione austriaca, una guerra che coinvolse praticamente tutte le nazioni europee: quindi di interesse "globale" proprio come la coppa del Mondo di calcio.

All'Assietta l'esercito che sconfisse i francesi era quello piemontese, coadiuvato da contingenti austriaci, da mercenari svizzeri e da milizie locali, e oggi la componente prevalente della nostra nazionale di calcio proveniva da una squadra piemontese.

Ma non basta: all'Assietta i francesi giunsero in forze con 32 battaglioni di fanteria e 7 pezzi di artiglieria, per condurre una battaglia in attacco contro 5 battaglioni piemontesi, 4 di mercenari svizzeri, 4 di alleati austriaci e un raggruppamento di milizie locali: fateci caso, 14 unità come il numero dei giocatori azzurri che sono scesi in campo il 9 luglio a Berlino, di cui 5, guarda un po', proprio "piemontesi".

Anche la nazionale francese ha interpretato una partita d'attacco, venendo regolarmente respinta dalla nostra difesa e anche in questa occasione i francesi hanno perso il loro comandante a causa di un'azione scriteriata: Louis-Charles-Armand Fouquet, comte de Belle-Isle, anche noto come le chevalier de Belle-Isle, comandante delle forze francesi, assistendo agli inutili sforzi dei suoi uomini condusse personalmente un attacco e venne inevitabilmente ucciso. Ugualmente il capitano della nazionale francese Zinédine Yazid Zidane ha dimenticato i propri doveri di uomo-guida della propria squadra e si è fatto espellere.

E la più formidabile di tutte le coincidenze vuole che l'evento di cui ho appena parlato si sia svolto alla cosiddetta "Testa" dell'Assietta.

Un'ultima importante similitudine la possiamo trovare nel giudizio che fu dato dell'episodio. Il fratello del chevalier de Belle-Isle, il più famoso Maresciallo Charles Louis Auguste Fouquet de Belle-Isle, in una lettera in cui spiegava l'arte del comando al figlio appena promosso colonnello, si riferisce infatti alle azioni avventate dello zio:

«Vous êtes brave, vous l'avez prouvé, mais gardez-vous de l'être avec excès. Combien de larmes ne m'a pas coûtées la bravoure de quelqu'un qui m'était bien cher . Que la vôtre ne me soit pas aussi cruelle. La bravoure qui est la première des qualités pour un soldat doit dans le colonel être subordonnée à la prudence. J'aimerais cependant mieux avoir à pleurer votre mort que votre gloire, que votre honneur».

Anche in questo caso, quindi, i francesi, benché messi davanti all'evidenza di un proprio sconsiderato errore, preferiscono piangere un morto (un espulso) che un disonorato: perdendo così di vista il possibile nesso tra i due eventi. Ovvero che gli atti inconsulti ed irresponsabili non sono le cause di una sconfitta, bensì i suoi inequivocabili segnali.

Come vedete i francesi non sono cambiati e, una volta tanto, non siamo cambiati neppure noi...

E se credete che abbia esagerato leggete questa mail ricevuta dal lettore Mauro Minola.