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UNA PISTOLA AD OROLOGERIA

La pistola a ruota

nicola zotti



L'invenzione della pistola a ruota è variamente datata tra l'ultimo decennio del Quattrocento e il primo del Cinquecento, e la paternità differentemente accreditata a Leonardo da Vinci o a un anonimo meccanico tedesco.

Il suo nome deriva dal principio di funzionamento: un mollone, messo in tensione con una chiavetta simile a quelle degli antichi giocattoli meccanici, veniva rilasciato allo scatto del grilletto, provocando il veloce movimento di una ruota dentata contro una pietra focaia -- come in un accendino -- e la conseguente scintilla necessaria ad innescare lo sparo. L'arma così poteva essere caricata in anticipo ed era pronta all'uso, senza il fastidio -- e il pericolo -- delle fiamme vive e delle micce incandescenti degli archibugi.

Era un meccanismo estremamente complesso, allo svilupppo del quale non erano estranei i progressi tecnici precedentemente compiuti nell'orologeria e alla cui fabbricazione si potevano dedicare esclusivamente artigiani capaci di uguale precisione e destrezza manuale.

L'arma aveva indiscutibili vantaggi rispetto all'archibugio, ma necessitava di maggiori attenzioni ed era soprattutto molto più cara, anche perché il costo iniziale comunque alto, rendeva inutili produzioni al risparmio, ma al contrario suggeriva ai produttori di abbondare in altre preziose caratteristiche: ad esempio canne damascate più leggere e resistenti, e bellissime decorazioni.

Il caratteristico pomello tondeggiante chiamato in tedesco "Puffer" diede anche uno dei nomi con i quali la pistola era conosciuta: serviva per afferrare con maggiore sicurezza l'arma e spesso era vuoto ed utilizzato per contenere parti di ricambio: non veniva assolutamente quindi usato, come sostenuto da alcuni, da "testa" di mazza in corpo a corpo: data la fragilità e il costo dell'arma sarebbe equivalso ad usare un orologio da tasca a mo' di mazzafrusto.

Il primo e principale dei vantaggi del meccanismo a ruota era la sua prontezza allo sparo associata alla sua maneggevolezza (una pistola superava di poco i due chili di peso), che ne fecero la prima arma da fuoco veramente portatile: ideale innanzitutto per i cacciatori sufficientemente facoltosi da potersi permettere la spesa, ma anche per i briganti da strada, sicari e assassini politici, che potevano facilmente occultarla fino a giungere a portata del bersaglio: vennero uccisi con una pistola a ruota Francesco I duca di Guisa nel 1563 e Guglielmo I di Orange il Taciturno nel 1584.

Da qui all'uso militare il passo era naturale, ma il suo costo e la sua complessità rendevano impossibile un uso generalizzato e soprattutto affidarla a mani rozze ed inesperte, tanto più che per ripararla occorrevano artigiani specializzati.

Nessun sovrano era abbastanza ricco da dotarne a proprie spese un numero significativo di truppe e quindi l'arma divenne tipica delle unità mercenarie a cavallo, quelle tradizionalmente composte dal personale più facoltoso, a cominciare dai Reiter tedeschi.

La palla di poco più di 20 grammi aveva un tiro utile che non superava i 50 metri, e il processo di ricarica richiedeva tempi lunghi e precisione: la cadenza di tiro necessaria a provocare un effetto sul nemico doveva essere ottenuta, o almeno ci si provava, con la tattica del caracollo.