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UNA INTRODUZIONE

Introduzione ai trattati militari dell'antica Grecia: 2) le opere.

nicola zotti


 

Come avverrà nell’Italia del Rinascimento, la guerra in Grecia non impedisce, ma anzi sembra stimolare le menti di un popolo: così per la guerra del Peloponneso (431-404).

Il grande Socrate vi partecipò come oplita della falange e anche con onore, distinguendosi nelle battaglie di Potidea (433) e Delio (424), e userà questa esperienza in molti dei suoi dialoghi.

Il suo acume in campo militare è penetrante come in tutti gli altri in cui si è cimentato.
In quegli anni in Grecia si erano affermati i primi istruttori militari: delle tecniche di combattimento, gli "hoplomachoi", e di tecniche ingegneristiche, i "mechanopoioi".

Chi voleva fare carriera militare e diventare “strategos” (uno dei dieci comandanti dei contingenti tribali ateniesi) avrebbe tratto beneficio dal frequentare una di queste scuole.

E questo è il consigliodi Socrate ad un suo pupillo, essendo arrivato ad Atene per aprire la propria scuola Dionisodoro, uno di questi “maestri”.

Trascorso il periodo di istruzione, però, Socrate chiese al giovane (“perché uno di noi potrebbe avere la ventura di servire sotto di te”) che cosa gli fosse stato insegnato. Avendo ricevuto come risposta che il corso era esclusivamente incentrato sulle tattiche della falange, il suo schieramento e le sue evoluzioni, il filosofo ne approfittò per impartire una delle sue preziose lezioni.

“E questo è tutto?” rispose Socrate, “Ma è l’aspetto meno importante dell’arte del comando. Il comandante deve sapere come far arrivare ai suoi uomini le loro razioni, ed ogni altro genere di provvigioni necessarie in guerra. Deve avere immaginazione per architettare piani, senso pratico ed energia per condurli a termine. Deve essere attento, infaticabile e perspicace, gentile e crudele, schietto e astuto, una guardia e un ladro, prodigo, taccagno, generoso, gretto, impetuoso e prudente. Deve avere tutte queste qualità e molte altre, innate o acquisite. È ovvio, poi, che dovrà conoscere la tattica, perché una massa disordinata assomiglia a un’armata come un mucchio di materiali da costruzione assomiglia a una casa”.

Questa, come altre penetranti analisi militari di Socrate, sono state raccolte ne i “Memorabilia”, da un uomo che per 3 anni fu suo allievo: Senofonte.

Di Senofonte si potrebbe parlare troppo a lungo rispetto ai limitati obiettivi di questa introduzione. È uno studioso prolifico, versatile e acuto come pochi altri nella storia militare: profondamente consapevole del messaggio di Socrate e, a maggiore suo merito, capace di articolarlo.

La sua opera principale, la "Cyropaedia", diventò un punto di riferimento nell'antichità, paragonabile solo all'epica omerica, e nel Novecento un analista popolare come Basil Liddell Hart lo definì il più importante trattato militare di tutti i tempi, sicuramente influenzato da J. F. C. Fuller,  primo teorico britannico della guerra corazzata, che aveva inserito il libro tra le letture dei suoi studenti allo Staff College di Camberley.

La natura enciclopedica, mascherata da biografia, dell'opera è palesata da approfondimenti su uno spettro di argomenti che punta alla completezza: l'organizzazione militare, l'addestramento, la logistica, gli accampamenti, la tattica, la guida militare e persino l'assistenza medica.

Gli interessi di Senofonte, però, si estendono ancora oltre: propone riforme nei metodi di finanziamento delle imprese militari con "Modi e mezzi", descrive le tattiche di cavalleria nell'”Ipparca” (il comandante della cavalleria), opera nella quale è citato con rispetto un lavoro precedente di un certo Simone di Atene e, Infine, con "La costituzione di Sparta" impone un modello per i successivi manuali tattici ellenistici.

Se con Senofonte prende avvio una ricerca marcatamente "umanistica" e "filosofica", nella quale la tattica è "arte" e il ruolo del buon comandante trova i primi tentativi di definizione, Enea Tattico, un suo contemporaneo, è il precursore di un ramo di studi orientato all'analisi "scientifica" del fenomeno bellico, caratterizzato da una particolare passione per gli esempi storici: due modelli, questi, cui si conformeranno i trattati militari ellenistici nei tre secoli successivi e che Roma accetterà senza ritenere necessario proporre un’impronta propria e originale.

I trattati militari greci includeranno pratici manuali tecnici, proposte di riforma, enciclopedie e collezioni di precedenti storici. Opere di contenuto diverso rispetto ai manuali regolamentari di cui non abbiamo esplicite testimonianze, benché siano attestate leggi e regole di coscrizione e disciplinari, e anche procedure di campo, come quelle conservate su iscrizioni macedoni risalenti a Filippo V (III-II secolo).

Enea Tattico è l’autore del primo trattato militare di cui abbiamo conoscenza, una enciclopedia intitolata “Strategica” datata attorno al 360, da cui probabilmente prese le mosse anche Senofonte per il suo Ipparca, e per l’alta reputazione che godeva è molto citata da scrittori antichi partendo con Polibio per arrivare a Eliano Tattico (nel II secolo d.C.), passando per molti altri.

L'autore è stato identificato con il generale arcade Enea di Stinfalo, e della sua opera ci è rimasto solo un frammento che argomenta su "Come sopravvivere sotto assedio", ma è nota l'esistenza di altri lavori di carattere monografico (i preparativi di guerra, il finanziamento e il rifornimento, l'accampamento, le operazioni di assedio, la tattica, e altri).

Il carattere minuzioso fino alla pedanteria di questo scritto (ricorda ad esempio al comandante di chiudere le porte della fortezza all'arrivo del nemico), non va sottovalutato perché al contrario ne sottolinea la natura pratica, come in una moderna check list di un pilota nella quale non manca mai l'indicazione di sollevare il carrello a decollo avvenuto.

Della conduzione degli assedi, uno degli aspetti più tecnici dell’arte militare, si occuparono in seguito molti altri studiosi. Enea è infatti il primo di generazioni di autori che coniugheranno l'interesse per l'arte militare con altissime espressioni in campo ingegneristico: Filone di Bisanzio, Frontino, Erone di Alessandria, Vitruvio e naturalmente il nostro Leonardo da Vinci.

L’astrazione di un approccio scientifico consentiva anche ad Enea Tattico di affermare per la prima volta esplicitamente che la guerra occupa un ambito trascendente l'etica, sostenendo la legittimità in guerra di comportamenti moralmente riprovevoli come l'avvelenamento e l'assassinio.

Cinea (III secolo), il "ministro degli esteri" di Pirro re dell'Epiro, realizzò un'epitome dello "Strategica" di Enea Tattico, ma i genieri al servizio dei successori di Alessandro, ad esempio Tolemaici, Rodiesi e Attalidi, attinsero direttamente ai suoi lavori integrali. Ad esempio Filone di Bisanzio discusse nell'opera "Trattato meccanico" i lavori di assedio difensivi e offensivi, l'architettura militare e l'artiglieria.

Sono i primi anelli di una catena di studi di prestigiose personalità che prosegue nei secoli successivi. Dall'opera "Sulle macchine" del rodiese Agesistrato (88 a. C.) a Roma alla fine del I secolo a. C. presero ispirazione Ateneo Meccanico e Vitruvio: nel suo "De Architecture" del 22 a. C. c'è la prima trattazione in Latino sull'artiglieria. Uno scienziato come Erone di Alessandria incluse l'artiglieria nei suoi scritti, con tanto di formule matematiche per il calcolo dello spessore delle corde necessarie, e Apollodoro di Damasco, architetto degli imperatori Traiano e Adriano, si cimentò sull'argomento con un'opera, "Poliiorcetica", che ci è pervenuta.

L'influenza di Senofonte fu però culturalmente ancora più forte: le sue opere portarono la guerra all'attenzione dei filosofi ellenistici e non vi fu scuola che tralasciò l'argomento.

A cavallo tra IV e III secolo se ne occupò il peripatetico Demetrio di Falero, il primo "direttore" della biblioteca di Alessandria, che scrisse "Strategica", opera andata perduta, e l"Oeconomica", anch'essa non giunta a noi, con la quale, seguendo la metodologia filosofica aristotelica, colleziona esempi storici sul finanziamento della guerra.

Il già citato Cinea era un epicureo, stoico Panezio, autore di "Sul dovere" (Peri kathékontos) – da cui attinse Cicerone il suo "Sui doveri" – nel quale trattava le leggi di guerra. Il platonico Anassandro (I secolo d. C.) fu autore di una delle più importanti opere dell'antichità, lo "Strategikos", dedicato al console Quinto Veranio Nipote (un profondo conoscitore della materia), dove compendiava il pensiero greco sui compiti del comandante.

Il nostro rimpianto più grande per le opere andate perdute riguarda sicuramente quelle di Pirro re dell'Epiro (IV-III secolo), "Tactica" e "Poliorcetica", che gli guadagnarono un enorme prestigio intellettuale in ambito militare.

Una mancanza sensibile è anche quella del "Tactica" di Polibio, trattato da quale prese ispirazione lo stoico Posidonio di Apamea (II-I secolo), discepolo di Panezio, con un’opera omonima, che, se fosse riuscita (almeno lei) a giungere fino a noi, probabilmente ci avrebbe illuminato sul dibattito militare di quegli anni: è infatti citato da Cicerone, Seneca e nelle opere di Eliano Tattico. Un dibattito che fu continuato, lungo i rami “scolastici”, da Asclepiodoto Tattico, che di Posidonio era allievo. Più o meno dello stesso periodo, e anch'essa perduta, la Tactica di Evangelus.

Come avete compreso siamo già entrati in piena epoca “romana”: negli anni del suo più grande splendore militare, quando un esercito legionario sul campo di battaglia sapeva già di aver vinto solo per il fatto di trovarsi di fronte al nemico, i generali romani leggono l’epitome di Cinea, la Tactica di Pirro e la Ciropaedia di Senofonte.

I Romani apprezzano anche le collezioni di esempi storici, gli "Stratagemata", ovvero aneddoti di guida militare: dopo una prima opera (in latino) di Sesto Giulio Frontino con questo nome, tra il II e il III secolo verranno pubblicati gli "Stratagemata" di Poiieno e nei "Kestoi" di Sesto Giulio Africano largo spazio è dedicato alle imprese militari.

Nel corso dei secoli, a cominciare proprio dalla “Techné taktiké” di Asclepiodoto, la falange macedone verrà studiata e considerata una fonte di ispirazione per la conduzione di un esercito che non aveva nulla in comune con essa: ma solo per poco.

Seguono, infatti, le orme di Asclepiodoto nel II secolo, Eliano Tattico con “Taktiké theoria” e il suo contemporaneo Lucio Flavio Arriano, governatore della Cappadocia, il più famoso di questi autori romani che pubblicano in greco, che scrisse un’altra “Techné taktiké” e la Ektaxis kata Alanon, in cui chiama se stesso “Senofonte”, come segno di ammirazione e di omaggio verso il grande autore greco, oltre che un'erudita "Anabasi di Alessandro", anch'essa a imitazione dell'"Anabasi di Ciro" di Senofonte.

Le intenzioni di Eliano sono eminentemente storiche: più precisamente di storia della tattica. Come tale dedica il libro all'imperatore Traiano.

In realtà, a sua insaputa, le esigenze strategiche dell'Impero romano si stanno evolvendo, e la falange macedone non è più un reperto archeologico, ma un esempio prolifico, dal quale Arriano per primo ricaverà preziose indicazioni pratiche.

La Ektaxis kata Alanon, infatti, è la dettagliata descrizione di un piano di operazioni dalla formazione di marcia dell'esercito, fino al suo schieramento in battaglia che ci illustra un esercito romano pronto ad adeguarsi alle nuove minacce che premono ai confini dell'impero traendo ispirazione proprio dalla tradizione ellenistica per adattarla alle proprie caratteristiche ed esigenze.

Una trasformazione che verrà colta consapevolmente e pienamente secoli dopo dal sofisticatissimo sistema militare bizantino.

 

 

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