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COME TI COSTRUISCO UN'AVIAZIONE

La rinascita della Luftwaffe

nicola zotti

bombardiere in picchiata
Bombardiere tedesco in picchiata su Villanova d'Asti – Stazione 1944-45
Tavola di Alessandro Porta
alessandroporta.wordpress.com



Il trattato di Versailles aveva mutilato severamente le forze armate tedesche e tra le più significative limitazioni che le erano state imposte vi era lo smantellamento dell'Aviazione militare (allora Luftstreitkräfte) e il divieto di ricostruirla, un obiettivo che gli alleati perseguirono impedendo persino la formazione di unità di aviazione nelle polizie dei vari Länder.

Era una condizione inaccettabile per la Germania e il generale Hans von Seeckt capo di stato maggiore e comandante in capo della Reichswehr dal 1919 al 1926, al quale la Repubblica di Weimar aveva consegnato il compito di ricostruire le Forze armate tedesche, si ingegnò non poco per aggirare i divieti e fornire al suo Paese almeno il seme di un'aviazione militare.

La soluzione trovata da von Seeckt rispecchiava la sua insuperabile capacità organizzativa e la sua altrettanto eccezionale qualità di innovatore.

Facilitato su questo secondo aspetto dalla generale decapitazione della Reichswehr, poteva impostare una radicale opera di analisi dell'esperienza della guerra appena persa con grande libertà ed onestà intellettuale, senza tributi da pagare a questo o a quell'incontestabile Salvatore della Patria. Sarebbe però ingeneroso non riconoscere all'uomo una sua sincera e profonda capacità critica, senza la quale sarebbe stato precluso ogni significativo risultato.

Innanzitutto von Seeckt istituì sia presso il Truppenamt che presso il Ministero della DIfesa apposite sezioni ombra che si occupavano dell'Aviazione, studiando tecnologie e dottrine: agili comitati composti da giovani piloti distintisi in guerra e pronti a riversare le proprie esperienze passate in insegnamenti per il futuro.

A capo del Truppenamt - Luft (TA-L) pose il maggiore Helmut Wilberg, una specie di genio dell'Aviazione militare che fu il vero padre della Luftwaffe e anche uno dei pochissimi tedeschi di origini ebraiche a ottenere il "Deutschblütigkeitserklärung", il certificato di arianizzazione che lo esantava dal sottostare alle leggi razziali.

In secondo luogo venne inserito un largo numero di ufficiali piloti nei ranghi dell'Esercito, mantenendoli in addestramento mediante missioni nell'aviazione civile. Questa non solo venne "infiltrata" con ufficiali piloti in congedo, ma nel 1925 venne addirittura nazionalizzata, riunendo le due principali compagnie aeree tedesche e fondando così la Deutsche Lufthansa, che divene una specie di anticamera dell'Aviazione militare. Un risultato che la dice lunga sulle capacità di von Seeckt di incidere sulle decisioni politche e del governo.

La stessa industria areonautica, che pure dovette trasferire molte produzioni all'estero per le limitazioni introdotte dal trattato di Versailles, comprese tra i suoi quadri su sollecitazione dello Stato maggiore ex ufficiali dell'aviazione che divennero così elementi di collegamento tra militari e industria.

L'addestramento dei piloti procedeva in patria con club areonautici privati, molti dei quali di volo a vela, e dal 1922, mediante un accordo segreto con l'Unione Sovietica, in un campo a Liptesk, a trecento chilometri da Mosca.

Per effetto di questa osmosi tra Aviazione ed Esercito la dottrina aerea della Luftwaffe seguì una strada completamente divergente rispetto a quelle britannica e americana, concentrandosi sull'appoggio delle operazioni terrestri e quindi contribuendo notevolmente allo sviluppo prima e ai successi poi della Blitzkrieg, e non subì che per un brevissimo periodo il fascino del bombardamento strategico. il famoso "bombardiere degli Urali", il Dornier Do 19, rimase solo un progetto: una decisione influenzata dal caso perché il propugnatore Walther Wever, primo capo di stato maggiore della Luftwaffe (fondata nel 1935), morì in un incidente aereo nel 1936, e con lui gli sviluppi nel campo del bombardamento strategico.

La maggior parte degli alti ufficiali dell'aviazione erano stati piloti da caccia, da ricognizione o da avvistamento e solo una minoranza proveniva dal ruolo dei piloti di bombardieri, accentuando questa linea tendenziale.

I principi della dottrina aerea della Luftwaffe elaborati da Wilberg all'inizio degli ani Venti e rimasti praticamente invariati durante il conflitto, ponevano il bombardamento strategico solo all'ultimo posto delle priorità:

  1. Azione di combattimento per il conseguimento della superiorità aerea
  2. Appoggio alle forze terrestri
  3. Appoggio alla Marina
  4. Interdizione delle linee di comunicazione avversarie
  5. Missioni strategiche contro le basi delle operazioni avversarie
  6. Bombardamenti strategici contro obiettivi civili, economici, amministrativi.

Su sei missioni le prime 5 sono configurabili come operazioni direttamente collegate al campo di battaglia, e solo la sesta e ultima riguarda il bombardamento strategico.

Per comprendere la differente impostazione dottrinaria, secondo Walther Wever le priorità, sarebbero dovute essere invece significativamente diverse:

  1. Superiorità aerea strategica contro basi aeree e fabbriche di aereoplani, e tattica contro forze aeree avversarie all'attacco di obiettivi tedeschi.
  2. Prevenire il movimento di forze terrestri nemiche colpendo infrastrutture.
  3. Appoggio alle forze terrestri.
  4. Supporto alla Marina.
  5. Paralizzare l'apparato produttivo nemico.

L'Aviazione militare tedesca dopo la Prima guerra mondiale elaborò quindi la propria dottrina a stretto contatto con quelle dell'Esercito formando un effetto sinergico sconosciuto nel resto d'Europa o negli Stati Uniti.

In questi paesi, sotto la suggestione delle teorie geopolitiche in voga all'epoca, si erano sviluppate convinzioni e priorità assolutamente opposte. Per uno di quei paradossi di cui la storia non è avara, proprio la Germania, che sotto il nazismo fu la massima inteprete della "Geopolitik", durante la Repubblica di Weimar ne fu invece immune, e poté quindi elaborare la Blitzkrieg con il contributo dell'Aviazione.

Trenchard in Gran Bretagna e Mitchelll negli USA avevano elaborato teorie molto simili a quelle del nostro Douhet, che confidavano in modo assoluto sul bombardamento strategico. "Il bombardiere arriva sempre a destinazione" era un motto destinato a dimostrarsi fallace nel corso della guerra, e fu solo all'ultimo minuto utile nel 1936, su pressioni politiche che la Gran Bretagna intraprese quel programma di costruzione di caccia che dovevano rappresentare la salvezza della nazione durante la Battaglia di Inghilterra.