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LA TATTICA MANIPOLARE DELLA LEGIONE ROMANA

individualisti e disciplinati

nicola zotti

 

La caratteristica per la quale la tattica manipolare è più nota è l’opera di sostegno che le linee della legione romana schierata si danno l’un l’altra.

Non è affatto chiaro come questo avvenisse. Innanzitutto sono pochissimi i resoconti storici nei quali l’avvenimento è narrato in modo più o meno esplicito, ma in nessuno è spiegato esaurientemente, per cui siamo alle congetture.

In primo luogo ci doveva essere la normale sostituzione tra i caduti: immaginiamo un manipolo di hastati che, sotto la pressione di un nemico vincitore, inizia ad indietreggiare. Qualche nemico si fa largo tra i legionari e penetra in profondità: il rischio che si apra una breccia, portando al collasso la schiera degli hastati è reale.

In questo caso, è spontaneo che il centurione in comando del manipolo di principes schierato appena 8-10 metri dal manipolo in crisi (distanza che inoltre si è ridotta per effetto dell’arretramento) o più probabilmente il centurione primipilo, dia l’ordine che vengano dispiegate le centurie, opponendo i loro ranghi al movimento rinculante dei commilitoni: la spinta di forze fresche e il loro mischiarsi al combattimento, vale a riequilibrare quando non a capovolgere la situazione.

C’è però un altro accorgimento tattico più sofisticato che dovrebbe portare ad una vera e propria sostituzione di un manipolo logorato dal combattimento con il manipolo che lo segue.

Questo movimento è troppo complesso per avvenire sotto la pressione di un nemico incalzante, ma poteva invece avere luogo in una delle molte pause che i combattenti erano costretti a prendersi a causa dell’enorme fatica fisica e psicologica legata ad uno scontro corpo a corpo.

Il procedimento più probabile era diviso in tre fasi. La prima fase vede la centuria posterior del manipolo da rilevare tornare dietro alla centuria prior, mentre quest’ultima continua a fronteggiare il nemico: distanza percorsa 15 metri, in circa 9”.

Inizia una seconda fase. Appena questa centuria ha liberato lo spazio che aveva occupato, il manipolo di seconda schiera inizia ad avanzare velocemente contro il nemico: per giungere sulla linea del fronte deve percorrere circa m. 12.5, che comportano altri 7” circa. Contemporaneamente anche la centuria prior del manipolo arretrante volta le spalle al nemico e si dirige velocemente verso le retrovie.

La terza fase vede il movimento della sola centuria posterior del manipolo avanzante: che impiegherà circa altri 9” per affiancarsi alla propria centuria prior.

Sono trascorsi 25”. Nello stesso tempo, un nemico a piedi potrebbe forse compiere 50-60 metri, ma dovrebbe partire come uno scattista appena viene annunciato l’ordine del ripiegamento: il che appare un po’ improbabile. E’ invece più plausibile che nemici poco avvezzi a una manovra tanto complessa rimanessero sconcertati e immobili, consentendo una sua (quasi) tranquilla esecuzione.

Durante l’azione il fronte è sempre presidiato da almeno un’unità rivolta contro il nemico, e se c’è un momento di debolezza questo è limitato alla seconda fase, tra il nono ed il sedicesimo secondo.

L’ipotesi sulla quale mi baso per fare questi calcoli è la velocità di 6 piedi romani al secondo equivalente a circa 1,80 m/s, che non pare una velocità stratosferica: è un po’ più veloce del passo di carica di una linea di fanteria inglese durante le guerre napoleoniche, ma va considerato che viene effettuata per tragitti molto brevi e da unità con un fronte molto più ristretto e che mantengono agevolmente l’allineamento.

Lo stesso movimento poteva avvenire, con lievi modifiche, arretrando, in circa 35”, ma in questo caso doveva essere l’intera linea di hastati di una legione ad indietreggiare o si sarebbero aperti dei varchi nella fronte: ad un ordine del comandante in capo, il suono dei corni lanciava un segnale al quale rispondeva tutta la linea simultaneamente.