L'organica è la componente dell'arte militare che si occupa di predisporre e organizzare le Forze armate e le armi di cui vengono dotate. In questo modo si preoccupa di individuare e di costruire lo strumento militare più adeguato per le guerre che ci si prepara ad affrontare.
Gli elementi da coordinare sono quello amministrativo, in base al quale le truppe vengono reclutate, rifornite e pagate, e quello tattico-operazionale, ovvero quello relativo all'impiego in campagna.
Quest'ultimo, poi, richiede l'articolazione in formazioni minori a seconda delle dottrine di impiego e di manovra in battaglia, definendo sotto-unità utili e necessarie alla tattica secondo le dottrine.
L'organica moderna nacque proprio per l'esigenza di armonizzare tra loro esigenze amministrative e necessità tattiche durante le guerre Rinascimentali e soprattutto durante la Guerra dei Trent'anni (1618-1648).
Gli eserciti usciti dal medioevo e quelli mercenari erano infatti composti da "compagnie" di consistenza troppo aleatoria per le dottrine tattiche che venivano sperimentate in quegli anni.
Si doveva arrivare ad una razionalizzazione che permettesse al comandante in capo di disporre sul campo di battaglia di elementi di manovra con un accettabile livello di uniformità.
Non solo una compagnia -- sia essa mercenaria o con altro tipo di reclutamento -- poteva essere più o meno numerosa, ma di norma aveva anche una composizione variabile, ad esempio poteva essere costituita da 10 picchieri e 30 archibugieri o 300 picchieri e 250 archibugieri, in modo analogo alle "Lanze spezzate" medioevali.
Il Tercio spagnolo e la Legione francese, nella prima metà del Cinquecento, e soprattutto, un secolo dopo, la brigata svedese introdotta da Gustavo Adolfo ad imitazione e miglioramento dei battaglioni e dei reggimenti di Maurizio di Nassau, portano a coincidere funzioni amministrative e funzioni tattiche in un'unica grande unità militare.
L'esempio a cui tutti questi innovatori facevano riferimento erano le legioni romane descritte da Renato Vegezio nel "De re militari": un modello che venne d'apprima idealizzato e quindi adattato alle nuove tecnologie belliche, in particolare alla sempre maggiore importanza delle armi da fuoco.
Un secondo passaggio verso l'organica moderna avvenne dopo la Guerra dei Trent'anni ad opera di Henri de La Tour d'Auvergne, visconte diTurenne (grande avversario del nostro Raimondo Montecuccoli) che introdusse nelle sue ultime campagne (1672-75) le brigate omogenee di 4-8 battaglioni, antenate delle grandi unità dei nostri tempi.
A complicarea lungo i problemi organici fu la sopravvivenza di un'eredità medioevale, il sistema dell'appalto: i capitani, prima, e i colonnelli poi, comperavano letteralmente dal re la commessa di ufficiale e quindi ne ricevevano il soldo per il mantenimento.
I cosiddetti Inhaber (tedesco per "proprietari") avevano il privilegio di poter dare il proprio nome al reggimento, ma spesso scarso interesse a mantenerlo in efficienza e a trasformarlo in qualche cosa di diverso da un mero investimento speculativo.
Una prima spallata al sistema fu data dal ministro della guerra francese François Michel Le Tellier de Louvois tra il 1666–1691, introducendo le promozioni per merito e quindi un secolo dopo da un altro ministro della guerra francese, Étienne François de Choiseul nel periodo 1761–1770, che riorganizzò l'esercito iniziando a svincolare i capitani dall'appalto.
Si consolidava così una certa passione dei francesi nei confronti dell'organica e dell'organizzazione militare
che li portò ad inventare prima la divisione e poi il corpo d'armata nella seconda metà del Settecento.
In pratica all'inizio dell'Ottocento l'organica ha raggiunto almeno da punto di vista concettuale una forma che durerà grossomodo fino alla Prima guerra mondiale: la pedina base degli eserciti è il battaglione, ma l'unità di riferimento fondamentale è il reggimento, la più grande unità monoarma: a livello tattico, però, il conto delle forze si fa in battaglioni.
A sua volta la divisione, articolata in brigate e/o in reggimenti, è la prima unità mista e anche, seppure in misura minima, la più piccola unità capace di impiego indipendente: a livello strategico il conto delle forze si fa in divisioni.
Il cambiamento si fa radicale con la Grande guerra.
Per effetto dell'innovazione tattica costante, le armi d'appoggio si integrano sempre più nelle unità minori fino a giungere, com'è oggi, a livello di squadra.
Prima le Stosstruppen, poi via via le altre formazioni, ottengono mitragliatrici pesanti, leggere, mortai, lanciafiamme, cannoni da accompagnamento, prima a livello di compagnia, poi di plotone e infine appunto di squadra.
Negli anni tra la Prima e la Seconda guerra mondiale l'organica divenne la misura del grado di comprensione dell'evoluzione compiuta dalla guerra per effetto delle nuove tecnologie: in particolare per permettere all'arma corazzata di esprimere le proprie potenzialità nella nuova arte della guerra.
Gli unici a capire a fondo la questione furono i tedeschi, che durante l'effervescente periodo della Repubblica di Weimar costruirono con l'organica e la tattica tutte le premesse per i successi tedeschi delle fasi iniziali della Seconda guerra mondiale.
Le divisioni di tutti i paesi diventano complesse unità multiarma, e più questo insieme è differenziato e armonico, maggiore è l'efficienza che dimostra sul campo di battaglia per effetto sinergico.
L'indeguatezza delle dottrine inglese e francese (e italiana: ci ispirammo alle loro per quanto diverse esse fossero) si fece sentire: gli inglesi non riuscirono mai a far collaborare tra loro fanteria e mezzi corazzati, per effetto della negativa influenza di pensatori come Fuller e Liddell Hart, mentre i francesi dispersero i propri carri tra la fanteria rinunciando all'effetto massa.
Dalla Seconda guerra mondiale in poi, le unità militari ebbero un carattere provvisorio e dinamico: non solo assistiamo alla formazione in ogni esercito di dozzine di organici più o meno sperimentali o più o meno ufficiali, ma poi è normale che in battaglia vengano costituiti "Kampfgruppe" ad hoc a seconda delle esigenze operative che stravolgono quegli stessi organici.
Attualmente, riassumendo, l'organica ha definito questi livelli organizzativi:
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