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CRISPI, BARATIERI; ARIMONDI, ALBERTONE, ELLENA, DABORMIDA |
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Una squadra male assortita
nicola zotti
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Quando si perde non si può mai dare la colpa ad uno solo.
Questo criterio è valido sempre, ma ancor più vero per Adua, il cui esito fu un vero lavoro di gruppo.
Questo "documento" è quindi dedicato alla "squadra" italiana nel suo assieme.
Eravamo una nazione giovane e volevamo crescere in fretta, con troppa fretta.
La ricetta crispina per guadagnare posizioni tra le grandi nazioni del mondo era, probabilmente, quella sbagliata.
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Francesco Crispi |
Il colonialismo italiano, più che un rischio calcolato male, fu un rischio non calcolato affatto.
Una costante nella nostra storia nazionale, putroppo.
Nella graduatoria dei responsabili, Crispi e Baratieri godono del poco edificante primato: infatti furono anche gli unici a pagare un prezzo politico.
Crispi dovette dimettersi e Baratieri, processato e assolto solo grazie allo spirito di casta dell'Esercito, ebbe la carriera stroncata.
Tra i due vecchi garibaldini il nesso di fiducia era ormai rotto, il governatore lasciato all'oscuro dell'avvenuta dimissione dall'incarico. Baldissera, il suo sostituto, sbarcherà a Massaua 3 giorni dopo la battaglia.
Baratieri a sua volta diffidava dei suoi sottoposti, che lo ricambiavano con un'aperta ostilità. Le condizioni fisiche e psichiche del governatore erano pessime, ma i suoi collaboratori, anziché alleviarle ne approfittarono per emergere come gli unici possibili eroi della futura battaglia.
Albertone considerava Baratieri un pusillanime, Dabormida anche. Arimondi lo disprezzava apertamente e nutriva rancore verso Albertone, al quale Baratieri aveva consegnato la creatura di Arimondi, la brigata indigena.
A tutti faceva difetto la disciplina, tranne a Dabormida che ne aveva una concezione ottusa: accettava gli ordini senza discutere, ma neppure permetteva venissero discussi i propri.
Ellena era appena arrivato dall'Italia, con notizie poco incoraggianti per Baratieri sugli umori degli alti comandi. Fu più impegnato a fare politica e a lamentarsi perché a lui, artigliere, era stato dato il comando di una brigata di fanteria, che a cercare di capire l'andamento della battaglia.
Insomma, il gruppo giusto per un reality show, ma il meno adatto per fare la guerra.
In questa squadra non solo mancava il rispetto e la stima reciproci, alla base del lavoro di gruppo, ma gli stessi mezzi di comunicazione: anche se avessero voluto spiegarsi e capirsi, sul campo di battaglia gli eliografi non vennero portati (Albertone, anzi, si ricordò di dimenticarli) e furono di più i messaggeri che si persero per strada, di quelli che arrivarono a destinazione. |
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