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UNA "INVENZIONE" CHE HA RIVOLUZIONATO LA GUERRA

L'invenzione del cavallo

nicola zotti


Achille Campanile scrisse un'esilarante commedia intitolata "L'inventore del cavallo". In questa commedia il nome dell'inventore del cavallo ci viene rivelato: è il professor Bolibine.

L'Accademia delle Scienze sta per conferirgli un premio per l'eccezionale invenzione, quando il passaggio sotto le finestre della sala della cerimonia di una parata militare e di un reggimento di cavalleria, rivela agli accademici e al professore la terribile verità: il cavallo esisteva da prima che questi lo inventasse.

Il povero Bolibine, sopraffatto dalla vergogna, si suicida.

Non sarà stato il professor Bolibine, però qualcuno il cavallo lo ha inventato. Creato ovviamente no, ma neppure scoperto, proprio inventato: come arma.

Quel qualcuno probabilmente non lo immaginò, ma aveva dato inizio ad una rivoluzione militare.

In Europa fino al 10.000 a.C. l'uomo pare non distinguesse ancora il cavallo dagli altri animali selvatici: li cacciava e se ne cibava, fino forse a provocarne l'estinzione, perché proprio attorno a quell'epoca risalgono gli ultimi ritrovamenti di resti di equini macellati.

Se ne ritrovano altri solo verso il 4.000 a.C., ma questa volta si deve trattare di animali allevati, perché nel frattempo l'uomo ha cessato di essere il cacciatore-raccoglitore del Paleolitico, per diventare l'agricoltore-allevatore del Neolitico.

Diversa la situazione nelle Steppe asiatiche che giungono fino al Danubio e ai Carpazi: qui l'habitat era ideale per i cavalli selvaggi e prosperarono ben oltre le capacità di consumo degli scarsissimi abitanti di quella enorme area.

La regione conosce sia l'allevamento di cavalli che la loro caccia, ma la funzione è sempre quella del consumo alimentare.

Ma le cose erano destinate a cambiare. Secondo storici e archeologi, il cavallo fu domato per essere cavalcato in diverse località tra Asia centrale e Ucraina, più o meno contemporaneamente tra il 4.500 e il 3.000 a. C.: in questo lasso di tempo ci sono ritrovamenti di crani di cavalli con i molari consumati da un morso, segno inequivocabile che l'animale veniva cavalcato.

Il periodo è molto ampio, ma rimane incerto, perché potrebbe trattarsi di "cavalli da compagnia", puledri catturati e poi tenuti presso la famiglia senza essere mangiati, come era magari capitato ai loro genitori.

Dereivka, in Ucraina, è l'epicentro di questa trasformazione d'uso: qui oggetti di osso identificati da alcuni come morsi per cavalli sono stati ritrovati vicino ai resti di uno stallone, con una datazione attorno al 4.000 a.C.

Siamo ancora nell'ambito delle ipotesi, perché si tratta di frammenti di osso forati che potrebbero aver avuto gli usi più diversi e, soprattutto, sarebbero poi stati dimenticati dall'uomo in favore degli anelli da naso: in sostanza un sistema più efficiente per guidare un cavallo sarebbe stato dimenticato per molti secoli in favore di questo doloroso strumento che per un paio di millenni monopolizza i ritrovamenti archeologici. Dobbiamo aspettare addirittura i secoli di mezzo del secondo millennio per ritrovare morsi da cavallo nelle steppe dell'Asia centrale dagli Urali alla Mongolia.

Se dunque non vi è alcuna certezza che l'uomo abbia cavalcato un cavallo almeno fino a tutto il terzo millennio a.C., per i nostri scopi, ovvero per capire quando il cavallo è stato inventato come mezzo militare e piattaforma bellica, il problema può dirsi risolto in senso negativo: anche se qualche individuo fosse stato capace di cavalcare un cavallo, non avrebbe avuto le capacità necessarie per controllarlo non solo ai fini bellici, ma neppure per utilizzarlo nella complessa gestione di una intera mandria, ovvero la quantità necessaria a fornire monte sufficienti a un gruppo di guerrieri. Al massimo poteva essere usato come bestia da soma, oltre che, come sempre, da carne.

La prima prova provata del connubio uomo-cavallo è ancora un millennio successiva: la tomba di Kriove Ozero in Siberia, della cultura di Andronovo nella sua prima forma detta di Sintashta-Petrovka, datata 2026 a. C., primo esempio di sepoltura funearia con un carro a due ruote trainato da cavalli.

La natura bellica di questa tomba è suggerita dal ritrovamento al suo interno di punte di freccia e di lancia.

Il cavallo è così importante per quelle popolazioni che nello stesso periodo, attorno al II millennio a. C., da sedentarie si trasformeranno in nomadi, iniziando una vita itinerante al seguito delle proprie mandrie di animali. Sciti e Sarmati attorno al 1.000 a.C, nell'Età del Ferro, sono le prime popolazioni nomadi conosciute in Occidente.

Il carro da guerra era forse stato inventato in Mesopotamia nel 3.500 a.C., ma la prima testimonianza è molto successiva e risale allo stendardo di Ur dei Sumeri, datato 2.500 a. C.: però si trattava di carri con 4 ruote piene trainati da onagri. Quelli della cultura di Sintashta-Petrovka sono invece carri più agili e adatti a seguire un gregge o una mandria nelle pianure della steppa.

I nostri antenati avevano scoperto che il cavallo è un animale meno bizzarro dell'asino e, per quanto all'epoca avesse più o meno la stessa taglia di quest'ultimo, poteva essere migliorato con la selezione delle razze.

Per molti secoli il cavallo non fu abbastanza robusto da essere cavalcato per lunghi periodi, ma con un carro una coppia di animali era sufficiente a garantire il trasporto di due uomini e delle loro armi.

Il cavallo, inoltre, ha spontaneamente tre andature -- passo, trotto e galoppo -- mentre l'asino cammina ad una velocità pari o inferiore a quella dell'uomo, oppure parte ad un galoppo difficilmente controllabile, caratteristica che non ne fa un animale particolarmente affidabile in una situazione bellica.

Al contrario il cavallo risponde ai comandi del guidatore con molta più docilità ed è sicuramente meno testardo dei suoi parenti da soma. Il cavallo veniva anche cavalcato, ma data la debolezza della groppa, doveva essere montato sul posteriore, come vengono cavalcati ancora oggi gli asini, o praticamente aggrappati al collo.

Il cavallo è un animale timoroso e delicato, soggetto a molti malanni, non può vomitare e il suo corto intestino lo obbliga a mangiare tre volte al giorno, ma il vantaggio di possedere un mezzo di trasporto così efficiente, era una motivazione bastevole a superare qualsiasi difficoltà. il cavallo fu quindi "inventato" come arma da guerra, traslando al conflitto tra popoli il vantaggio che il pastore aveva sulla mandria che custodiva.

Il pastore sapeva difendere con arco e frecce il proprio bestiame dalle bestie feroci, ma aveva imparato anche a radunarlo, conosceva come catturare altri capi o inseguire animali veloci nella caccia: questa esperienza tornò utile affrontando popolazioni sedentarie, le cui milizie di fanti erano praticamente indifese contro queste sofisticate tattiche di manovra.

Un po' per conquista e un po' per emulazione, dalla Siberia centrale il carro si diffuse inizialmente in tutta la steppa, fino ai confini della taiga a nord e dell'Iran a sud. Da qui giunse più o meno nello stesso periodo, ovvero attorno alla prima metà del secondo millennio, in Cina a est, in Europa centrale e nei Balcani a ovest, in Asia minore e in Egitto a sud.

I Mitanni nella Siria del nord furono i primi in quest'epoca a guadagnarsi la fama di abili guerrieri su carri scrivendo il primo manuale sul loro addestramento, giuntoci in una versione Ittita, assieme agli Hyksos che, da popolazione intimamente ancora nomade e di commercianti, si infiltrarono in Egitto fino a diventarne i governanti per oltre un secolo (dal 1674-1548). Gli Hyksos pare siano anche inventori dell'arco composito, che permise di utilizzare la piattaforma del carro per colpire i nemici da ancora maggiore distanza.

L'invenzione del cavallo portò alla ribalta della storia militare un principio tattico ancora attuale: quello della mobilità e della manovra. L'uomo che per primo capì l'importanza della manovra, non farebbe alcuna fatica a comprendere la Blitzkrieg, la Airland Battle, o Shock & Awe.

I mezzi sono cambiati, la tecnologia ha fornito l'arsenale degli uomini di nuovi strumenti, ma l'essenza della guerra dopo l'invenzione del cavallo si è consolidata nella ricerca di un vantaggio sull'avversario originato dalla velocità degli spostamenti: carri armati, elicotteri, aerei, e domani astronavi non sono altro che super-cavalli: solo meno belli ed eleganti.